La storia, gli usi, i costumi, i legami con la propria terra e le proprie radici si basano con forza sulle tradizioni. Esse fanno parte del nostro excursus e rinnovarle annualmente fa parte di quell’usanza capace di riportare in auge momenti legati ad un passato fatto di ricordi, melanconia, tristezza, sorrisi e lacrime agli occhi. Il falò dedicato alla figura di Sant’Antonio Abate a Torchiara è un esempio di quella tradizione antica perpetuata negli anni, ereditata di padre in figlio come una proprietà, tramandata da una generazione all’altra come un bene da custodire e da difendere sempre e comunque, anche o soprattutto dalle avversità della vita di tutti i giorni. La pratica di incendiare una grossa pira è molto diffusa nel Bel Paese ed in particolare nelle aree del Meridione. Il significato, con le dovute e giuste differenze territoriali spalmate nelle varie aree geografiche, è simile: la purificazione, il passaggio da un anno all’altro, il rito benaugurale per il raccolto, per l’allevamento.
Il falò, o per meglio dire “la fòcara”, è uno dei tanti momenti di commistione tra sacro e profano, tra religione e paganesimo, tra diversi modi di vedere la realtà che però si fondono e creano quasi una terza via. Il covid, tra i tanti danni creati, ha fatto saltare anche molte feste, usanze e consuetudini, annullate o cancellate proprio per l’emergenza sanitaria. Anche la fòcara di Sant’Antuono ha seguito questo triste destino ma quest’ano è pronta a tornare, come anche successo lo scorso anno. Anche oggi, dunque, torna l’antica tradizione e in piazza Sinforiano Basile è tutto pronto per il falò: già preparata la catasta di legna che oggi, a partire dalle ore 19.00, sarà data alle fiamme.
A seguire, ci sarà anche un momento di festa e goliardico con la preparazione di panini e l’esibizione musicale di Peppe Foresta e LES Di Matteo. In mattinata e nel corso della giornata, inoltre, si svolgeranno altri riti tipici di questo giorno, seppur in anticipo di ventiquattro ore rispetto a quello solitamente dedicato a Sant’Antonio Abate, protettore degli animali. A loro, sia essi domestici che d’allevamento, sarà deputato un momento della giornata durante il qula saranno benedetti, altro rito propiziatorio tramandato negli anni e mutato dalle usanze pagane. Con tali riti, infatti, si evocava il fatto benevolo affinché si ottenesse un buon raccolto e un buon rendimento da quegli animali sia per quanto riguarda le carni che per quanto riguarda i derivati quali latte o lana. Grazie al lavoro di tanti volontari, di ogni età, e del comitato festa Santa Barbara, la fòcara per Sant’Antonio Abate tornerà ad ardere e a scacciare gli spiriti maligna, le negatività, le brutture e a propiziare il nuovo anno, in un’unione tra passato e presente, ma anche tra presente e futuro, nella speranza che la riproposizione delle usanze sia continua anche negli anni a venire e che le nuove generazioni, che più che essere il futuro sono il presente, siano foriere nel domani di ciò che è stato il passato, delle radici e del punto di provenienza, senza mai dimenticare cosa si è stati nell’ieri. Il futuro passa anche da qui: dalla difesa di una fiamma che è allo stesso quella del falò e quella delle passioni.