di Erika Noschese
«Se De Luca vuole rimettersi in gioco, ben venga. Saranno gli elettori campani a decidere da chi essere governati, come è giusto che sia». Parla così il governatore della Liguria Giovanni Toti, commentando l’ipotesi del terzo mandato per il presidente De Luca Toti, in queste ore, è in provincia di Salerno per sostenere i candidati sindaci di Pontecagnano Faiano e Scafati, rispettivamente Giuseppe Bisogno e Pasquale Aliberti.
Presidente, torna in provincia di Salerno per sostenere i candidati sindaci del centrodestra, un ritorno importante il suo…
«Sono stato qui nel settembre scorso e dopo sette mesi mi sembrava giusto tornare anche a sostegno dei candidati sindaci del centrodestra, che con entusiasmo e impegno sono pronti a costruire progetti concreti per le loro città. E’ sempre bello venire qui, dove l’affetto di elettori e simpatizzanti, ma anche delle persone che si incontrano per strada, è unico».
Il centrodestra sembra riuscire ad avvicinare sempre più elettori alle elezioni politiche e nei sondaggi ma alle amministrative non riesce ad imporsi come alle politiche, quali i motivi di questa differenza e quali suggerimenti ai leader locali del centrodestra?
«In Liguria siamo riusciti a vincere città e piccoli comuni, o anche quartieri, baluardi del centrosinistra e anche la Regione stessa, prima di me, aveva avuto decenni di governi della nostra attuale opposizione. Qui ci sono candidati di valore ed è questo che conta alle urne. Ci sono tante persone che possono diventare buoni amministratori, che hanno qualità e voglia di fare. L’impegno è un metro di valutazione importantissimo, unito all’amore per il proprio territorio e alla voglia di fare il meglio per il bene comune e dei nostri concittadini. Questo unito alla preparazione, secondo me rappresenta la ricetta per poter conquistare la fiducia degli elettori.
In Campania c’è un dibattito acceso sul terzo mandato di De Luca, cosa ne pensa?
«Devono decidere i cittadini, penso che non dovrebbero esserci dei blocchi di legge alla ricandidatura. Se De Luca vuole rimettersi in gioco, ben venga. Saranno gli elettori campani a decidere da chi essere governati, come è giusto che sia».
A fine maggio il congresso nazionale costituente di Noi Moderati. Quale può essere il ruolo di Noi Moderati nella coalizione di centrodestra?
«La nostra è una forza tranquilla ma determinata nei risultati che vuole raggiungere per il Paese: cambiamento, riforme, modernizzazione. Lo stiamo facendo costruendo un progetto centrista che vuole essere una solida gamba per il centrodestra, dare un apporto in termini di pragmaticità, cultura di governo e senso dello Stato che si trova già nel nostro Dna».
Lo scontro tra Calenda e Renzi sembra aver bloccato lo sviluppo del Terzo polo, secondo Lei l’elettorato del Terzo polo a che condizioni può avvicinarsi all’area moderata del centrodestra?
«Quello di Renzi e Calenda si è rivelato un progetto opportunistico, la somma di due sigle per recuperare qualche posto in Parlamento. Costruire un “Terzo Polo” è qualcosa di ben più complesso. Credo che chi si riconosce nei valori di un centro moderato ed è rimasto deluso da uno spettacolo che di moderato non aveva nulla, sicuramente possa trovare una casa in Noi Moderati, in uno schieramento che è dalla parte giusta della politica, governa il Paese e passo dopo passo, con meno squilli di tromba ma con grande serietà, sta costruendo un percorso politico concreto».
L’Autonomia differenziata è una opportunità o una disgrazia per il mezzogiorno?
«Credo che l’autonomia dovrebbero chiederla ancora di più le Regioni del Sud rispetto a quelle del Nord. Se l’Italia viaggia a velocità diverse da ormai più di un settantennio di storia unitaria del Paese, qualcosa è stato sbagliato. Se vogliamo rendere il Sud più competitivo dobbiamo dare alle Regioni e ai grandi centri urbani del Sud, l’autonomia per competere con il Nord in modo più aggressivo, e poter privilegiare le loro peculiarità, legate ovviamente al turismo all’artigianato, all’industria, all’agroalimentare. Per farlo occorre che abbiano delle regole anche più competitive di quelle del Nord. Quindi credo che il grande movimento per l’autonomia, per la verità, dovrebbe partire proprio dal Sud. Del resto l’autonomia non cìè mai stata, quindi se il Paese risulta diviso è colpa di una classe dirigente non proprio lungimirante e di un centralismo romano che non può che essere peggiorativo».
Costiera amalfitana e Cinque terre, due splendidi territori molto simili e meta di tantissimi turisti. Secondo Lei il contingentamento degli inflessi può essere una soluzione?
«La Liguria sta diventando sempre di più meta favorita dai turisti, italiani e stranieri. In questi ultimi ponti di festa abbiamo registrato numeri record, che significano lavoro e ricchezza per il territorio. Quindi per me non è possibile affrontare il turismo come fosse una minaccia. Certo il sovraffollamento va gestito e infatti pochi giorni fa ho riunito tutti gli attori, dalla prefettura ai sindaci, ai miei assessori e a rappresentati di Trenitalia e Rfi per fare il punto alla vigilia di una stagione estiva che si preannuncia di straordinario successo. Alle Cinque Terre entreranno in funzione un certo numero di steward in tutte le principali stazioni ferroviarie, per agevolare il deflusso di turisti. Il Parco sta valutando una serie di misure per rendere maggiormente sicuri e scorrevoli i sentieri, mentre Regione Liguria, insieme a Trenitalia, sta pensando a una possibile rimodulazione di alcune fasce orarie del 5 Terre Express per garantire un più comodo deflusso dei visitatori. Tutte possibili soluzioni che hanno l’obiettivo di gestire al meglio una grande opportunità, non una minaccia».