Topolino fa la storia: il dialetto fra le pagine - Le Cronache Attualità
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di Arturo Calabrese

Topolino o “Topolino”, con una grafia maggiormente precisa dato che si parla del giornale, è una garanzia. Da sempre ha accompagnato generazioni di piccoli lettori affiancandoli nella crescita fino all’età adulta. In qualche caso, quella compagnia è rimasta anche oltre continuando ad essere un punto di riferimento. Immancabilmente, negli anni “Topolino” si è evoluto, ha cambiato faccia, ha cambiato modo di esprimersi essendo cambiato il pubblico.

Non è mutato perché, semplicemente, cresciuto ma perché sono cambiati i bambini e i ragazzi: essi sono diversi dai coetanei di venti anni fa, come chi è cresciuto negli anni ’90 è stato diverso da chi lo ha fatto negli anni ’80. Nonostante gli enormi e continui cambiamenti, però, “Topolino” riesce ad essere sempre al passo coi tempi e a sorprendere ancora. Per onorare la giornata nazionale del dialetto, il numero 3608 della nota rivista è stata pubblicata in cinque diverse versioni. Oltre a quella nazionale, e quindi con una storia in italiano, in Campania, Sicilia, Toscana e Lombardia sono state pubblicate le varianti.

La storia “Zio Paperone e il PDP 600” è stata scritta, dialoghi e didascalie, in napoletano, catanese, fiorentino e milanese. Zio Paperone e comprimari, cioè il genio Archimede, il fido Battista e i “mariuole” Bassotti, si esprimono in vernacolo. Il vecchio papero, col solito e garbato modo di fare, invita i matricolati ladri ad allontanarsi dalla sua iconica abitazione, il deposito, e lo fa nei quattro dialetti.

In napoletano dice “Ascite fore r’’a casa mia!”. Non è dato sapere, ma i più attenti hanno visto in quella battuta una citazione dell’immenso Pino Daniele che nella famosa “Je so’ pazzo” canta proprio quelle parole. Annunciato già da qualche tempo, per il numero 3608 c’era moltissima attesa tanto che le edicole sono state prese d’assalto. Sia quelle fisiche, le poche sopravvissute, sia quella virtuale.

In poche ore le copie sono finite nelle rivendite italiane ed anche sul sito ufficiale della Panini. Un successo che ha spinto l’editore a ristampare le cinque versioni. Un successo che forse non si è mai registrato con questa importanza. Per avere questo prodotto sono stati necessari degli studi e agli autori della storia, Niccolò Testi alla sceneggiatura ed al soggetto e Alessandro Perina alle matite, si sono affiancati dei linguisti e degli esperti di vernacolo per rendere al meglio i dialoghi. I dialetti sono complicati, contorti, spesso ostici da riportare graficamente perché la loro tradizione è parlata.

Virgole, apostrofi, accenti, elisioni possono essere un problema, ma non per “Topolino” e per la sua squadra autorale d’eccellenza. “Topolino”, ancora una volta, riesce a concretizzare una magia e lo fa unendo simbolicamente il Bel Paese con l’utilizzo delle tante italiche sfaccettature, differenze che parlano di radici, di storia, di cultura, di sapere. Il dialetto, grazie ad uno dei giornali più diffusi in Italia, si prende quella che è la sua importanza, si ritaglia lo spazio a lui dovuto che non è quello della macchietta comica, altrettanto importante, ma è σοφία, sapienza, conoscenza.

Un inestimabile tesoro che si sta perdendo, anche a causa di una sfrenata globalizzazione sull’altare della quale sono state scarificate proprio le radici in nome di una omologazione a causa della quale si sta annullando l’io. “Topolino”, però, ci ricorda cosa siamo, dove veniamo, qual è il nostro passato. Lo ha fatto col solito garbo e con la consueta ironia, in punta di piedi, con una presenza discreta ma concreta, nel solco di ciò che ha sempre rappresentato fin dagli esordi, pur mutando e modificandosi, come detto poc’anzi.

Il direttore, la redazione, la squadra di “Topolino” fanno un altro centro perfetto e scrive la storia dell’editoria italiana. Per la prima volta, un giornale viene pubblicato contemporaneamente in cinque versioni, e in cinque diversi idiomi.

Italiano, napoletano, catanese, fiorentino e milanese: mai prima d’ora le edicole italiane avevano visto un tale esperimento. Un esperimento che, a poche ore dall’uscita, era già riuscitissimo tanto da arrivare alle ristampe.

Nei prossimi mesi, sarà il turno di altri dialetti e di altre regioni d’Italia, sarà il turno di altri piccoli tesori, di storie nella Storia. Pagine, quelle di “Topolino”, che fanno tornare bambini gli adulti, pagine capaci di parlare al “fanciullino” che è in ognuno di noi.

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