Dal 1 di ottobre sarà in edicola, in allegato al mensile “Il Primato nazionale”, la biografia “Dante Alighieri. Il Padre della Patria”, di Tommaso Indelli, ricercatore di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Salerno. Il libro fa parte della serie “I Grandi Italiani”, lanciata a settembre da “Il Primato Nazionale”, comprendente dodici biografie dedicate a personaggi di alto spessore politico e culturale – D’Annunzio, Cesare, Ottaviano Augusto, Mazzini – che, con il loro pensiero e le loro gesta, hanno contribuito, nel corso dei secoli, alla “costruzione” dell’unità e dell’identità civile, politica e culturale della Nazione. In occasione delle celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, non poteva mancare un volume dedicato anche al Poeta fiorentino. Indelli – che ha curato anche alcune illustrazioni presenti nell’opera -, ha innanzitutto ricostruito il contesto storico, di estrema frammentazione politico-territoriale, dell’Italia del XIII e del XIV secolo, soffermandosi, in particolare, sull’agitata vita politica di Firenze. Come è noto, Dante Alighieri fu uno dei protagonisti della vita politica della sua città e, proprio per questo motivo, fu “vittima” degli odi di fazione e bandito dalla patria. Contrariamente ad alcune interpretazioni odierne – che taccerebbero il “sommo Poeta” di “islamofobia” o di “antigiudaismo”, negandone persino l’originalità artistica -, o addirittura ravviserebbero, nel suo esilio e nella sua condizione di “profugo”, una “prefigurazione” degli odierni flussi migratori verso l’Europa, Indelli ha seguito una linea interpretativa – del vissuto e dell’opera dantesca -, decisamente “tradizionale”. Infatti, l’Autore ravvisa nel pensiero politico e nell’opera del Poeta fiorentino la prefigurazione dell’unità nazionale, se non come dato politico, certamente linguistico e culturale. Infatti, benché “uomo del Medioevo”, all’Alighieri va senza dubbio il merito di aver ricercato, prima di altri, una “concordia nazionale”, cioè un’unità culturale della penisola, contro la frammentazione conflittuale e le partigianerie dei suoi tempi. Si pensi solo all’impegno di Dante per l’adozione del “volgare” come lingua letteraria comune all’intera penisola, al fine di arginare la frammentazione linguistica e limitare l’uso del latino, lingua dotta, ma compresa solo da una parte molto esigua della popolazione. Inoltre, contro certo “decostruttivismo” nazionale imperante nell’odierna storiografia e nell’attuale dibattito politico – che vorrebbe l’Italia e gli Italiani “inventati” nell’Ottocento -, Indelli dimostra come l’idea e il sentimento di una “patria” italiana, cioè dell’esistenza di una “nazione” creata dal “genio” di Roma – attraverso l’estensione della cittadinanza romana ai popoli italici e la loro assimilazione linguistica e culturale -, continuò a sopravvivere anche tra le generazioni del Medioevo – e dei secoli successivi -, nonostante il crollo dell’impero romano e le invasioni “barbariche”. Pertanto – come dimostra proprio l’esempio di Dante -, l’idea di una “nazione italiana” non andò smarrita, anche se rimase patrimonio di una frangia minoritaria della società, cioè dell’élite dirigenti acculturate che serbavano ancora memoria del passato romano. Essa, lungi dall’essere un puro costrutto intellettuale, ispiratore di creazioni letterarie ed artistiche, non mancò di svolgere, anche nei secoli del Medioevo – e Dante ne è la prova -, l’importante funzione di sprone politico e culturale, benché fosse destinata a trovare piena attuazione solo in età contemporanea, con l’epopea del “Risorgimento”. Tommaso Indelli (Salerno, 1977), Ricercatore di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Salerno, ha conseguito, a Pavia, il Dottorato di Ricerca in Diritto Romano e Cultura Giuridica Europea (XVIII ciclo), specializzandosi nella cultura giuridica della Tarda Antichità e dell’Europa medievale. Si occupa di ricerca e problematiche inerenti le strutture e le forme di organizzazione del potere pubblico e statale nel Mezzogiorno medievale, longobardo e normanno (VI-XII sec.). Ha partecipato, in veste di relatore, a convegni internazionali ed è autore di contributi su riviste di settore quali “Reti medievali”, “Rassegna Storica Salernitana”, “Salternum. Rivista di informazione storica, culturale e archeologica”, “Bulletin de la Association pour l’Antiquité Tardive”, “Schola salernitana. Annali”, “Rivista di Storia della Chiesa in Italia” e “Medioevo. Un passato da riscoprire”. Collabora col “Dizionario Biografico degli Italiani”, a cura dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani. Tra le sue monografie, “Langobardìa. I Longobardi in Italia (secc.VI-XI)” (Padova 2013) e “Il tramonto della Langobardìa minor. Longobardi, Saraceni e Normanni nel Mezzogiorno (IX-XI sec.)” (Salerno 2019).
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