di Francesco La Monica
Pochi attimi di respiro… prima di una nuova immersione in un mare ignoto. Così, metaforicamente parlando, può essere descritta la giornata del 25 giugno vissuta dai tifosi granata. Una giornata difficile, a tratti surreale, ma certamente storica. Già, perché a prescindere dalla effettiva, e definitiva, conclusione, il caso Salernitana farà giurisprudenza in ogni caso. Di fatti, la soluzione, arrivata in tarda serata tramite uno scarno e distaccato comunicato, è stata quella del trust di scopo finalizzato alla vendita della società. Fuori Lotito e Mezzaroma, dentro due istituti di credito che valuteranno le eventuali offerte entro e non oltre i prossimi sei mesi. Un’uscita di scena, se vogliamo, in pieno stile Lotito, trinceratosi, in compagnia del cognato, in un’inquietante silenzio che non ha fatto altro che agitare una piazza già ampiamente divisa in “Guelfi e Ghibellini”. Non una parola di rassicurazione, se non nell’immediato post vittoria di Pescara, né tantomeno una spiegazione più o meno esauriente sulle manovre adottate. E ciò, tanto per cambiare, a discapito di una piazza che, fatta eccezione per alcuni sedicenti distributori di patenti del tifoso, vive di Salernitana 365 giorni all’anno. A quanto pare, non è bastato il Radrizzani di turno, e/o altre più o meno reali offerte, a far vacillare il deus ex machina di Lazio e Salernitana, fin dal principio orientato verso la scelta dell’ormai famoso trust. Ora la palla passa alla FIGC, chiamata a valutare se sono stati rispettati i parametri di trasparenza e terzietà richiesti per l’iscrizione al campionato. Una situazione che resta, almeno per il momento, piuttosto intricata, visto che, in via Allegri, su qualche nome avrebbero già storto il naso, generale Ugo Marchetti, neo amministratore unico, su tutti. A regnare sovrana in città, dunque, è l’incertezza e, perché no, anche la paura di poter perdere ciò che è stato conquistato meritatamente sul campo. «Penso che la soluzione Trust sia l’ennesima perfida e immeritata mortificazione che la città di Salerno e i suoi tifosi stanno subendo da parte di Lotito & co – dice Giovanni D’Amato, che poi aggiunge – Si doveva avere un piano B, invece il co-patron ha cercato in tutti i modi sotterfugi per andare contro le regole. Abbiamo festeggiato la Serie A con un magone sullo stomaco, consci di questa situazione. Non abbiamo avuto rassicurazioni, se non per qualche sporadico comunicato di facciata o poco più. Sempre poca chiarezza e tanta incertezza. Sarà pur vero che questa sia stata la migliore società avuta a Salerno, come dimostrano trofei e promozioni, ma se, nonostante tutto questo, la stragrande maggioranza dei tifosi non vedeva l’ora di liberarsene, evidentemente hanno fallito su un aspetto fondamentale ma fin troppo sottovalutato: il rispetto. Un vocabolo che probabilmente, a casa Lotito, deve essere sconosciuto». Preoccupazione che si evince anche dalle parole di Lorenzo Avallone: «Verosimilmente, per quanto ci possa essere “urgenza”, dubito si possa risolvere tutto a stretto giro. Ci manca l’ok della FIGC, i documenti per l’iscrizione, la perizia e quindi il valore del bene, la (ri)formulazione delle offerte, la valutazione di queste e l’eventuale atto che sancisca il passaggio di mano. Dunque, c’è preoccupazione per quello che sarà: squadra scarsa e striminzita, come sempre, in sede di ritiro. Evidente possibilità di alzare il prezzo e quindi trattative non facili. Mi chiedo, ma perché tutto questo? Perché la proprietà uscente ha preso tutto questo tempo? Temo una battaglia politica e legale. Temo un “Yonghong Li” vol. II. Sarebbe davvero la fine. Ogni scenario ipotizzabile ci vede presente ai nastri di partenza con un forte handicap. Sono molto preoccupato». Amaro il commento di Michele Ciaco, che pone l’accento sulla “anaffettività” degli ormai ex co-patron: «Avevano l’ultima possibilità di farsi apprezzare, ma hanno fallito pure quella. Eppure i vincenti hanno ragione, sempre. Loro però hanno torto, torto marcio, perché non è con un trofeo, una promozione o un traguardo raggiunto che mi faranno cambiare idea. A loro di Salerno e della squadra non interessa niente. La Salernitana è semplicemente un’azienda, una SPA che deve dare profitto. Noi siamo tifosi e abbiamo, ovviamente, visioni differenti. Per noi la Salernitana è altro, e sappiamo cosa rappresenta per questa gente. Siamo noi che siamo “visionari”, e questo trust rappresenta l’ennesima offesa, l’ultima delle tante, a tifoseria e città nella sua interezza. In ogni caso, ringrazieremo sempre il sig. Lotito ed il sig. Mezzaroma. Chiunque verrà avrà un’eredità difficile sotto il profilo sportivo dati i risultati raggiunti, ma certamente avrà vita facile sotto l’aspetto umano. Ma tanto a lui, anzi a loro, di questo commento e di tanti altri poco importa. A noi importa una sola cosa: chiudete la valigia e tornatevene a Roma». Più ottimistico, invece, il pensiero di Pietro Robertazzi: «Sinceramente speravo in una soluzione più chiara e netta. A prescindere dalla formula adottata dalla ormai ex proprietà, spero venga allestita una buona squadra che possa puntare alla salvezza. Spero che la nuova proprietà, una volte per tutte, regali ai tifosi serenità e normalità. Da decenni ormai chi tifa Salernitana, per alterne vicende, è stato costretto a capirne di diritto fallimentare, beni immateriali e diritto societario. Sogno una società che ci faccia semplicemente parlare ed interessare al calcio giocato e null’altro». Dello stesso parere anche Carlo Greco, speranzoso che possa concludersi al più presto la vicenda con l’acquisizione da parte di Andrea Radrizzani: «La conclusione del trust era la più scontata. Trovare il “benefattore” che in pochi giorni desse ai co-patron gli 80 milioni richiesti era praticamente impossibile. I tempi, purtroppo, erano brevissimi per trattare, anche se resto convinto che Radrizzani voglia seriamente la Salernitana a prescindere. D’altronde mi chiedo: “quale vero imprenditore, in un momento come questo, si muove dalla sua sede per diversi giorni con jet privato solo per “mangiare mozzarelle”, o scomodare il suo legale italiano di fiducia e il suo braccio destro se non ha intenzioni serissime e concrete?” Sarò pazzo, ma sono convinto che in tempi brevi, e se il trustee lo permetterà, il signor Radrizzani sarà il futuro presidente della Salernitana. Lotito e Mezzaroma, che ormai sono il passato, hanno solo pensato ai loro interessi personali. Altro che amore per la piazza, per la città, per i tifosi e quant’altro. Tutte chiacchiere da bar, tutta una farsa. La filosofia dei co-patron capitolini é sempre stata “muore un papa ( la Salernitana) e se ne nomina un altro ( il nuovo proprietario). L’importante é rimpinguare bene il proprio portafoglio cercando di massimizzare il proprio guadagno. Il tutto, ovviamente, dopo il venir meno delle enormi plusvalenze che il “giochino” Salernitana in B aveva garantito negli anni passati». In conclusione, il pensiero di Antonio Di Filippo: «Si tratta dell’ennesimo pastrocchio all’italiana, dove chi pone le regole è lo stesso che suggerisce come aggirarle. Di conseguenza Lotito, senz’altro per interessi personali, percorre una strada che la stessa Federazione aveva sbarrato, ma che adesso spalanca. Anche in questo caso si è salvata l’apparenza ma non la sostanza. Speriamo che qualcuno si avvicini realmente prima della scadenza del trust di scopo. Al momento, l’unico scopo intrapreso è stato quello di favorire, per l’ennesima volta, il signor Claudio Lotito».