Domani sera, alle ore 21, i Pink Bricks, band tribute dei Pink Floyd, ospiti di Ambientarti, celebreranno i 50 anni del celebre disco che rivoluzionò la storia del Rock
Di Olga Chieffi
Sono trascorsi sessanta anni dalla idea della più grande utopia coltivata dalla musica “extra colta” del secolo breve: reinterpretare il mondo, se possibile cambiarlo, o quanto meno contribuire a renderlo più bello, più accettabile, più degno di essere vissuto. I Pink Floyd, erano infatti nati nel 1963 – il nome del gruppo era cambiato dal loro esordio, da “Sigma 6” a “Architectural Abdabs” a “Tea Set” sino al colpo di genio di Barrett che usando i nomi di due bluesmen americani, Pink Anderson e Floyd Council, diventò “Pink Floyd Sound” per accorciarsi nel definitivo: Pink Floyd. L’alchimia del nome, suggeriva sia melodia musicale che suggestione onirica, ed era perfettamente consona all’atmosfera psichedelica londinese. Ci sono grandi album, e poi c’è The Dark Side of the Moon, datato 1973. Un vero classico del rock che ha reso i suoi compositori – Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright – incredibilmente ricchi e famosi. Ma oltre al grande successo e monetizzazione, The Dark Side of the Moon rappresenta il picco artistico della carriera del quartetto inglese, la trasformazione da band da sperimentale a pilastri della storia del Rock. Una scrittura incredibilmente ricca con testi influenzati dalla visione del mondo di Roger Waters. Ottavo appuntamento con la musica sinestetica che gira intorno questo dei Pink Floyd registrato negli Abbey Road Studios in diverse session, tra maggio 1972 e gennaio 1973. I temi dei testi delle canzoni di The Dark Side of the Moon includono l’avidità, l’invecchiamento, la morte e l’infermità mentale. Quest’ultimo tema prese come ispirazione il deterioramento mentale di Sid Barrett, che era stato il principale compositore e paroliere del gruppo nei suoi primi anni. Le cinque tracce di ognuno dei due lati rappresentano vari stadi della vita umana. Questo progetto comincia e termina con l’evocazione dei battiti cardiaci, che sappiamo segnano la nascita stessa della musica totale, esplorando, così, la natura dell’esperienza dell’essere umano e, secondo Waters, l’empatia. Speak to Me e Breathe insieme pongono un accento sugli elementi mondani e futili della vita, che accompagnano la sempre presente minaccia della pazzia, e l’importanza per ognuno di vivere la propria esistenza. La strumentale On the Run evoca lo stress e l’ansia provocati dalla paura di volare.Time tratta del modo in cui il passaggio del tempo può controllare la vita di un individuo e ammonisce con veemenza coloro che sprecano tempo prezioso focalizzandosi sugli aspetti più mondani della vita. A questa traccia segue il tema del ritiro in solitudine ed il rifugio propri della vecchiaia, nella canzone Breathe reprise. La prima parte termina con The Great Gig in the Sky, metafora della morte. Si riprende con Money, che ironizza su avidità e consumismo, con un testo satirico e ed effetti sonori allusivi al denaro, come il suono di un registratore di cassa e il rumore di monete sonanti. Us and Them, invece, parla dell’etnocentrismo, del confronto con l’altro e dell’uso di semplici dicotomie per descrivere le relazioni interpersonali. Brain Damage tratta del disturbo mentale come risultato del porre la fama e il successo in cima alla lista delle necessità di un individuo, e contemporaneamente del diritto a rimanere diversi anziché subire passivamente l’omologazione sociale che la cura sottende. The Dark Side of the Moon termina con Eclipse, che espone i concetti di alterità e unità, invitando a riconoscere le caratteristiche comuni a tutti gli esseri umani, le quali, come il verso conclusivo suggerisce, ancora sfuggono all’umanità perché il sole è eclissato dalla luna. Sperimentalismi, effetti cacofonici, digressioni psichedeliche ed una sinergia perfetta tra l’abilità compositiva di Roger Waters e lo spiccato senso estetico e tecnico di David Gilmour, che riascolteremo nella rilettura dei Pink Bricks, che schiera il chitarrista Alessio D’Amaro, il bassista Antonello Buonocore, fondatori della band, quindi, nell’ ordine, Pasquale Benincasa alla batteria, Carmen Vitiello e Mafalda Angrisani per la sezione cori, Antonio Maiorano al sassofono, Sergio Duccilli alle tastiere e Peppe Del Sorbo come lead voice, i quali suonano insieme da oltre quindici anni, in un concerto evento domani sera, alle ore 21, alla sala Pasolini di Salerno. Un evento che anticipa la rassegna estiva Ami Cetara, a cura dell’associazione promotrice Ambientarti che nel prossimo luglio sfoglierà una più ampia pagina dedicata ai Pink Floyd. L’introduzione alla serata, in cui si potranno degustare specialità cetaresi offerte dalle aziende Iasa e Delfino Battista, sarà affidata ad Alfonso Amendola, docente di Sociologia dei processi culturali all’Università degli Studi di Salerno, nonché appassionato cultore di musica rock.