Interi paesi distrutti, case ridotte in macerie, quasi 3mila morti e 280mila sfollati. Alle 19:34 del 23 novembre 1980, un sisma di magnitudo 6.9 sulla scala Richter colpi’ Campania e Basilicata, tra le province di Avellino, Salerno e Potenza. Scene strazianti si presentarono davanti agli occhi dei primi soccorritori: le immagini d’archivio mostrano la disperazione sui volti di chi vide morire i propri cari, sepolti sotto le macerie, di chi attonito, avvolto in una coperta, osservava la propria casa ridotta in cenere. A 35 anni di distanza il ricordo e’ ancora vivo nei racconti di chi fu testimone di quei 90 secondi di terrore. Ed è rimasta scolpita nei filmati dell’epoca la commozione del presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Tornato dalle zone devastate dal sisma, il capo dello Stato denuncio’ la lentezza nei soccorsi ed esorto’ gli italiani alla solidarieta’ verso i terremotati. “Sono tornato ieri sera dalle zone devastate dalla tremenda catastrofe sismica, ho assistito a spettacoli che mai dimentichero’, interi paesi rasi al suolo, la disperazione dei sopravvissuti”, spiegava Pertini. “A distanza di 48 ore non erano ancora giunti in quei Paesi gli aiuti necessari, non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”. Testimoni ricordano il boato che precedette il sisma, ricordano il clima quasi primaverile di quella domenica sera di fine novembre, a un mese dal Natale. Molti erano in casa o al bar a guardare il secondo tempo della partita Juventus-Inter del campionato di serie A. Una partita che per la popolazione dell’Irpinia non arrivo’ al 90esimo minuto. La mattina del 24 novembre 1980 Giuseppe Zamberletti era nella sua Varese quando fu chiamato dal ministro dell’Interno, Virginio Rognoni: “Tieniti pronto a partire”. Alle 19:34 della sera precedente, un terremoto di magnitudo 6.9 sulla scala Richter aveva colpito Campania e Basilicata, tra le province di Avellino, Salerno e Potenza. “Rognoni mi chiamo’ a Roma, ricordo che c’era una nebbia fittissima e che mi feci portare a Genova per prendere un aereo e raggiungere subito la capitale”, racconta Zamberletti, commissario straordinario per il terremoto e considerato fondatore della moderna Protezione civile. “Quando ci rendemmo conto della situazione al ministero dissi che era necessario muovere tutte le forze, con un contingente almeno pari a quello del terremoto del Friuli di 4 anni prima. Il pomeriggio del 24 arrivai a Napoli con un volo militare assieme al ministro della Difesa e cominciai a mettere insieme un comando delle operazioni”. Il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, era gia’ stato sui luoghi del terremoto e in un messaggio tv denuncio’ che “non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari, non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”. Zamberletti ricorda che Pertini arrivò a Sant’Angelo dei Lombardi quando l’organizzazione cominciava a muoversi. “Si trattava di spostare trentamila uomini dal nord con problemi logistici incredibili”, racconta, “proprio quella polemica di Pertini porto’ a costituire la Protezione civile”. Le operazioni partirono “con 24 ore di ritardo, bisognava decidere dove tenere il comando delle operazioni, dove dislocare le forze, non c’era alcuna pianificazione”, ricorda ancora l’ex ministro, “c’erano difficolta’ di comunicazione, all’epoca non c’erano i cellulari e utilizzavamo radio da campo”. Dal comando di Napoli, Zamberletti coordino’ le operazioni e visito’ le zone colpite dal sisma. La popolazione di Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, “non aveva piu’ nulla, la situazione era terribile”.
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