Andrea Pellegrino
Arriva al Tar del Lazio la vicenda del Termovalorizzatore di Salerno che potrebbe, finalmente, stabilire il destino dell’impianto di Cupa Siglia. Il 5 dicembre dinanzi al Tribunale amministrativo è stata fissata l’udienza di camera di consiglio del ricorso proposto dai comuni di Giffoni sei Casali e di San Cipriano Picentino difesi dall’avvocato amministrativista Oreste Agosto. I due Comuni dell’area dei Picentini hanno impugnato il piano di ambito per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati della provincia di Salerno, approvato con decreto del presidente della Provincia di Salerno del 30 novembre 2010, nonché il piano industriale per la gestione dei rifiuti urbani della provincia di Salerno nelle parti in cui prevedono la localizzazione del termovalorizzatore nel Comune di Salerno, piana di Sardone, località Cupa Siglia. Il ricorso riguarda anche il bando, della Provincia, di progettazione, costruzione e gestione dell’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti della provincia di Salerno. Il procedimento di adeguamento – sia normativo che tecnico- amministrativo, nonché tecnico ambientale – non sarebbe stato mai espletato, con gravissima compromissione dei valori costituzionali della salute e dell’ambiente. «Tale vizio – spiega l’avvocato Oreste Agosto – si aggrava ancor di più, in quanto dalla lettura degli atti confermati, si evince che le verifiche e valutazioni tecnico scientifiche che riguardano la salute dei tutti i cittadini, non solo di quelli dei comuni ricorrenti, ma anche dei cittadini salernitani, non sono state aggiornate, né tantomeno le originarie analisi verificate. Non risultano agli atti le valutazioni di impatto ambientale né la valutazione ambientale strategica (Via E Vas) perché il sistema commissariale ne consentiva la deroga, oggi in regime ordinario tale deroga non è più vigente». Ancora, secondo l’amministrativi- sta sono numerosi i motivi: «Vi è anche un palese violazione delle linee di piano 2011- 2013 della Regione Campania per una serie di insuperabili motivi: la mancanza del piano regionale di gestione dei rifiuti, allo stato in itinere. La mancata partecipazione procedi- mentale di tutti gli enti interessati ( fra i quali i Comuni ricorrenti per la contiguità all’impianto). La non necessità ex lege di un impianto di termovalorizzazione a Salerno, ma la sua eventualità. Il piano d’ambito per la gestione dei rifiuti impugnato è palesemente illegittimo, in primo luogo, per carenza della indefettibile Valutazione ambientale strategica. Tale normativa – in uno alla direttiva comunitaria 2001/42/CE – impone che ogni piano o programma che abbia un impatto significativo sull’ambiente debba essere accompagnata da una procedura Vas che doveva essere accompagnata con informazione al pubblico dell’avvio del procedimento; fase di scoping; redazione del rapporto ambientale; svolgimento di consultazioni del pubblico e delle autorità competenti in materia ambientale; Valutazione del rap- porto ambientale e gli esiti delle consultazioni; informazioni sulle decisioni; monitoraggio. «Il piano d’ambito ed il piano industriale prevedono la costruzione di un inceneritore di 300 mila tonnellate e nel contempo prevedono l’incenerimento dei rifiuti, nelle more della realizzazione e messa in funzione dello stesso, presso il cementificio già esistente in località Cupa Siglia. Trattasi di scelte assoluta- mente pericolose e deleterie per la salute umana e per l’ambiente. Non si comprende, in primo luogo, in base a quali studi, analisi e verifiche sarebbe stato consentito di utilizzare percentuali di additivi per inertizzare le ceneri volanti!? Ma allo stato non risulta che la Provincia abbia effettuato specifici rilievi ed analisi a riguardo».
I dati.
Secondo il ricorso, «non sono stati considerati gli allarmanti risultati emersi dal monitoraggio ambientale, commissionato dal Comune di Giffoni Sei Casali all’Università degli studi di Salerno, che ha evidenziato concentrazioni di PM 10 e PM 2.5 superiori a valori prevedibili per aree non fortemente urbanizzate. Il pregiudizio è gravissimo ed irreparabile per gli enti locali ricor- renti, per le loro popolazioni, per le popolazioni dell’intera area del tessuto urbano di Salerno e Pontecagnano, derivante dalla realizzazione di un termovalorizzatore che allo stato nonè supportato da al- cuna istruttoria concreta sotto tutti i profili indicati nel ricorso. Ma soprattutto per la pericolosità di inserimento in una zona già piena di fonti di inquinamento ambientale. Non sono stati, infatti, considerati gliallarmanti risultati emersi dal monitoraggio ambientale, commissionato dal Comune di Giffoni Sei Casali all’Università degli studi di Salerno, che ha evidenziato concentrazioni di Pm 10 e Pm 2.5 superiori a valori prevedibili per aree non fortemente urbanizzate».