Suoni di pace, suoni d’amore per trovatori a venire - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Suoni di pace, suoni d’amore per trovatori a venire

Suoni di pace, suoni d’amore per trovatori a venire

Ha fatto tappa nell’incantevole chiesa di San Giorgio, il tour degli studenti del Liceo Musicale “T.Confalonieri”

 Di Olga Chieffi

 Il linguaggio della musica, il suo segno iridescente, contro il frastuono delle bombe. In questi giorni terribili, in cui in tutto il mondo risuonano i rumori che arrivano dall’Ucraina, di missili, esplosioni, spari, urla, pianti e tutto quello che la guerra porta a corredo, la musica diventa un vettore per promuovere la pace. Tra chi suona per protesta, simbolicamente, durante i bombardamenti, chi accompagna la fuga con le note, chi accoglie invece i profughi al confine con armonie di pace e fratellanza, sono tante le manifestazioni di musicisti che si affidano al proprio linguaggio d’elezione per affermare che in guerra è l’Uomo, la sua storia, il suo essere ad essere negato. La visione di Gianpiero Cerone e Luciano Marchetta, il primo dirigente e il secondo referente di ogni progetto musicale del Liceo Musicale “T.Confalonieri” di Campagna, ha portato alla decisione di organizzare, insieme ai maestri Tiziana Caputo, Chiara Albano, Bianca Galante, Domenico Farina, Giuseppe Giordano, Sandro Pomposelli, Cosimo Panico, Emilio Mirra, Ferdinando Sarno e Vincenzo Pisano, un vero e proprio tour con le diverse formazioni musicali della loro istituzione, dal duo cameristico all’orchestra di fiati, al coro. L’esordio è avvenuto a Serre, poi Calabritto, quindi la tappa salernitana, per continuare questa sera e domani negli spazi del museo della Memoria e della Pace di Campagna, per concludere questo tour per la provincia di Salerno nella sala Benincasa di Cetara. Tra le architetture barocche di Ferdinando Sanfelice, i suoi angeli musicanti del Solimena, si sono esibiti i ragazzi del Confalonieri, ospiti della visione senza assurde barriere nei confronti di ogni genere musicale, dal classico al jazz, alle colonne sonore da film, di Don Roberto Piemonte, che ha aperto loro le porte della chiesa di San Giorgio, uno dei luoghi più prestigioso del mondo culturale salernitano. I ragazzi hanno affrontato con grande motivazione un pubblico attento ed esigente, lasciando agli squilli delle chiarine tra le mani di Mattia Andreas e Mario Maglio, l’inaugurazione della eterogenea scaletta. Ribalta quindi al Maestro Domenico “Mimmo” Farina alla testa di un ensemble di Flauti e chitarre, formato da Rebecca Di Dato, che ha fatto anche da elegante presentatrice della serata, Rosario Stabile, Ada Busillo, Chiara Maggio, Giada Capaccio, Sara Andreas e  Anna Napoliello, con Carla Magliano e Vincenzo Luigi alla chitarra, e Giovanni Fezza alle percussioni, per ritrovarsi Over the rainbow, eseguita con nitida e aggraziata fluidità nella sua enunciazione, incantando per luminosità di suono, latrice di una combinazione esplosiva fatta di umiltà e integrità, virtù di intonazione, calore e limpidezza timbrica, per continuare, sostenuti dal coro con Hava Nagila, quel rallegriamoci, in perfetto  stile jewish, firmato da Idelsohn, salutandoci con La Vita è bella, per continuare a guardare avanti sempre con il sorriso. Il barocco nel barocco per i piccoli violinisti Donato Piccirillo e Rosa Lucia, in duo con il M° Pietro Gatto al pianoforte. per il primo l’ Allegro di Giuseppe Ettore Fiocco, tratto dal suo Pièces de clavecin , op. 1, una raccolta di pezzi che suggeriscono l’influenza di Couperin e dei clavicembalisti francesi, per la seconda, invece il primo e il terzo movimento Concerto di Vivaldi in la minore, op. 3 n. 6, nelle cui interpretazioni si è riconosciuto l’approccio giocato sull’urgenza espressiva e l’agone interpretativo del loro Maestro Daniele Gibboni. Si è passato, quindi al pop internazionale con Memories dei Maroon Five, basato sulla melodia del Canone di Johann Pachelbel, con  testo invece, secondo quanto spiegato dal frontman Adam Levine, riguardante “chiunque abbia mai sperimentato la perdita. Una canzone per tutti noi”, affidata alla vocalist Annabelle Grieco, con Sara Andreas e Anna Napoliello al flauto, Chiara Onnembo al basso elettrico, Liberato Merola al pianoforte e Giovanni Fezza alle percussioni. Mattatori della serata tra le piccole formazioni, l’Ensemble di Sassofoni diretto dal Maestro Sandro Pomposiello con Franco Casale, Angelica  Scannapieco e Francesco Palomba al sax alto, Myriam Nuzzo al tenore, Orazio Di Cosimo al baritono e Gerardo Casale alle percussioni, impegnati in due evergreen Moon River, Yesterday e Abba Gold. Il Maestro ha presentato un ensemble “ben temperato”, “In a mellow tone” per dirla con una composizione dell’ indispensabile Ellington, con attenzione agli aspetti melodici, tonali e modali, delle song, approfondimento della ricerca armonica, una sempre vasta curiosità ritmica e il gusto per la sperimentazione timbrica, ma sempre equilibrata, per arrangiamenti di ottimo spessore armonico, in cui la totale immediatezza resta la sua caratteristica. Gran finale con l’orchestra di fiati diretta da Giuseppe Giordano, anche docente di tromba, che ha schierato una sezione d’ottoni di all stars con Cosimo Panico al trombone, Vincenzo Pisano al basso tuba e dagli ex alunni Fausto Torsiello, trombone e Michele Palomba, in cui abbiamo riconosciuto lo stile dell’indimenticato Maestro Vincenzo Stellato, in un “medley di John Williams”, da E.T. allo Squalo, “Oregon” di Jacob de Haan, un pezzo originale per questa formazione e un “Medley dei Queen”, concluso con “We are the Champions”, prima dell’ Inno nazionale italiano e il finale della IX di Ludwig Van Beethoven. I ragazzi hanno rivelato un suono energico e propositivo che ha svelato una capacità davvero rara di regalare profonde emozioni, la voglia di mettersi in gioco, attraverso un processo di creazione di intenzione moderna, suono corposo e grande personalità, per un vivissimo harmonicus.