E’ in libreria, per le edizioni Palladio, una riflessione su alcune gemme del melodramma e dell’operetta di Antonio Limongi
Di OLGA CHIEFFI
Quando meno te l’aspetti, ti ritrovi tra le mani, una nuova guida all’opera, nella forma più gloriosamente obsoleta, un libro di carta, anzi due, uno strumento superfluo, ma indispensabile, oggetto di culto per alcuni, occasionale oggetto di consumo per altri. La “rete” cattura, coinvolge è velocissima, interattiva, ma il libro è un’altra cosa, è il navigatore cartaceo della nostra conoscenza, è il compagno silente, a volte dimenticato in uno scaffale, ma che sai sta lì e ti sa attendere. Antonio Limongi, appassionato d’opera, ha selezionato in “Ricerche e curiosità sulla genesi di alcune opere liriche”, i drammi più belli e amati, offrendo uno stuzzicante florilegio di oltre una cinquantina di titoli, pubblicato per le edizioni Palladio nell’ottobre del 2016. Nulla di strettamente tecnico, musicale o filologico, per addetti ai lavori, l’autore, con criteri di obiettiva rilevanza, quanto di personale sensibilità, ha mirato ad esplorare le fonti e le trame di ogni opera, stabilendone il background storico e il grado di contemporaneità, ma insieme esaminandone gli aspetti collaterali, proponendo un’ampia rassegna di aneddoti, talora divertenti, in grado di alleggerire il percorso e stimolare la curiosità del lettore. Al cospetto della musica e dello spettacolo, l’amico libro potrebbe diventare, magari in poche pagine di “estratto”, parte di un insostituibile rituale di individuale preparazione, di concentrazione, nel momento della mezza-sala, un attimo prima che si dia l’attacco all’orchestra. Giunto nel terzo millennio, di produzione e di esecuzione, nonché di critica del melodramma, i due agili volumi di Antonio Limongi, si pongono, nello sterminato panorama di dizionari, enciclopedie, manuali, opere panoramiche a beneficio di un ascolto guidato, con la peculiarità di ricondurre il fruitore a quella preziosa attesa, in teatro, firmata da un’unica mano, non affidata a tessere di mosaico, figlie di tanti padri. Una guida nell’esplorazione di quella sterminata selva di Armida, che è l’opera, attraverso una panoramica storica che possa anche essere una piattaforma di lancio per ulteriori approfondimenti. Il repertorio ragionato, qui raccolto e disposto in rigoroso ordine alfabetico, si apre nel primo volume con il Ballo in maschera verdiano e si chiude con il Werther di Jules Massenet, con in appendice una breve storia dell’operetta, un passaggio a volo d’uccello sui capolavori della leggerezza, come il “Fledermaus” di Johann Strauss o la “Lustige Witwe” di Lehàr, fino ai titoli italiani di Ranzato, con “Il paese dei Campanelli” e “Cin-ci-la”, passando per l’operetta francese con Offenbach, quella inglese, sovietica, rumena, la zarzuela spagnola e la produzione americana. Nel secondo volume si passa dal Mito di Orfeo tra Claudio Monteverdi e Christoph Willibald Gluck a Pagliacci, con la descrizione de’ “La Valle sommersa” di Edoardo Limongi, zio dell’autore, apprezzato compositore e direttore di bande musicali dell’intero Centro-Sud nel secolo scorso, ispirata al disastro del Vajont dell’autunno del 1963. Una passione costruita “Sul fil d’un soffio etesio”, per dirla con la Nannetta del Falstaff, attraverso le tradizioni musicali di famiglia, dalla bisnonna soprano allo zio Edoardo compositore sino alla figlia Elisa, soprano di coloratura, la quale è la dedicataria di questa affascinante carrellata di personaggi straordinari, protagonisti del più italiano tra i romanzi teatrali.