Stabat Mater: tutto il pianto del mondo - Le Cronache
Musica Spettacolo e Cultura

Stabat Mater: tutto il pianto del mondo

Stabat Mater: tutto il pianto del mondo

di Olga Chieffi

Fatto di una molteplicità della quale non conosciamo la somma, non sappiamo integrarla in un suono, in un senso, lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi rappresenta tutto il pianto del mondo. “Una Madonna consapevole quella ai piedi della Croce – ha affermato Don Roberto Piemonte, rettore della Chiesa di San Giorgio, che ha ospitato Venerdì Santo l’esecuzione del capolavoro pergolesiano proposto nell’ ambito di Salerno Barocca – che soffre come nel momento del parto, dolori che solo le madri sanno sopportare, per dare alla luce il Figlio, nella massima espressione di Fede e di Preghiera”. Flussione, fluttuazione che sembra voler affondare il pathos del cigno di Jesi, venuto nel secolo dei lumi, ma già preludio ad un romanticismo che smantellerà le certezze armoniche, in una visceralità emotiva che non è solo la disposizione di noi uomini del Sud a vivere i sentimenti ma una vera e propria cultura, antichissima, che da Saffo arriva fino a noi. L’ opera, per soli e strumenti è stata eseguita dal soprano Teresa Ranieri, dal mezzosopranista brillante Pasquale Auricchio, che si è cimentato nel ruolo del contralto, con Maddalena Alfano all’organo e l’ Ensemble Lirico Italiano composto da Ilario Ruopolo e Mattia Cuccillato al violino, Paolo Di Lorenzo alla viola, Francesco D’Arcangelo al violoncello e Giuseppe Di Martino al contrabbasso. Pasquale Auricchio ha voce nobile, misurata e precisa e ci ha donato alcuni numeri di questo Stabat, su tutti, il “Fac ut portem Christi mortem”, con drammaticità composta e mistica dimostrando la sua capacità di rimodellare la parola, esprimendo quegli accenti che caratterizzano uniformemente l’intera composizione. L’Allegro moderato Quae moerebat et dolebat è stato intonato dall’alto con un andamento agile e scorrevole, la sua voce ha insistito su note gravi ma non è per questo scura, creando anzi un buon equilibrio con il soprano lirico Teresa Ranieri, un timbro brunito il suo, che nel “O quam tristis et afflicta” ha pur raggiunto con semplicità il Si bemolle. Pergolesi nel Vidit suum dulcem Natum inserisce uno spaccato teatrale imprevisto, introdotto da un ritornello strumentale, scandito dai ritmi lombardi, ripresi poi negli incisi discendenti della voce, ove i trilli, per la parola “desolatum”, seguiti dalle note discendenti, alternate alle pause sembrano voler tradurre il tremito della madre alla vista del figlio prossimo alla morte e il suo subitaneo smarrimento, quindi, alle parole Dum emisit spiritum la voce va in dissolvenza, l’accompagnamento si fa rarefatto, fino alla morte in croce dipinta dalla musica. La Ranieri ha eseguito il brano senza inutile enfasi ma con misurata pacatezza, generosamente, ma tradendo a volte l’intenzione filologica voluta dalla direzione artistica. Morbide le semicrome dei violini, dettate da un impeccabile Ilario Ruoppolo, sicuramente il più vicino all’intenzione barocca dell’intero ensemble, sostenuti dalle arcate della viola, del cello e dei bassi, nel Quando corpus morietur, prima di sciogliersi nella energica e trascinante fuga dell’Amen. Interpretazione di questo Stabat non sopra le righe, ma versatile e con squarci di apprezzabile intensità da parte sia delle voci che dell’ensemble, immersi totalmente nell’elaborato costrutto dell’autore, senza mai far rimpiangere, nonostante qualche ombra di precisione, carattere e quello spiraglio di luce che si fa spazio tra il nero. Applausi da parte di un pubblico particolarmente coinvolto sin dall’inizio della serata, aperta dall’ Ensemble Lirico Italiano con la Sinfonia “Al Santo Sepolcro” RV 169 di Antonio Vivaldi, in Si minore (il Si è secondo Roberto De Simone la nota più triste su cui ha costruito il suo Stabat) che ha saputo sottolineare con i suoi gesti musicali che esprimono dolore, la sua trama contrappuntistica e la ricca intensità cromatica che la collocano lontano dallo sfolgorante virtuosismo delle pagine del Prete Rosso.