di Fabio Setta SALERNO. Pensi a Peppino Soglia e la tua mente non può non volare a quel tre giugno del 1990. Quel giorno, con il pareggio interno contro il Taranto la Salernitana dopo ventiquattro anni ritorna in serie B. Il giro di campo, le lacrime in tribuna, gli abbracci con Ansaloni, con Di Bartolomei. Immagini indelebili. E’ un trionfo di una città, di una squadra ma anche di un presidente, il più amato della storia granata. Un presidente tifoso, passionale, attaccato alla maglia, che resterà per sempre nella storia del club e nel cuore dei tifosi della Salernitana, società per cui Soglia ha sacrificato anche la sua famiglia. Una storia controversa, come ogni grande amore che si rispetti, tra passione e contestazione, gioie e dimissioni, emozioni e dolori, promesse e delusioni. Una storia che dal punto di vista sportivo si è chiusa nel modo peggiore, con una retrocessione assurda in un maledetto pomeriggio a Pescara. Una storia che inizia con la Fi.Sa, la finanziaria costituita per “restituire la Salernitana ai salernitani” con Strianese presidente. Soglia entra con la carica di consigliere e poi è il responsabile del settore giovanile ma il 14 aprile nel 1987, con la Fi.Sa in fase di dissoluzione, viene eletto presidente. Il suo esordio è vincente. Perrotta al 22’ e la Salernitana batte la Nocerina al Vestuti. Chiuso l’anno con la salvezza, Soglia ingaggia Enrico Fedele come direttore sportivo per dare l’assalto alla serie B. “O la B o la B” è il motto nel corso della presentazione della squadra. Con Soglia alla presidenza la Salernitana diventa la Juventus della serie C. In panchina Tobia e in campo il meglio che c’era sul mercato: Sciannimanico, Crialesi, Cozzella, Cocco, Campilongo. Visto il grande entusiasmo Soglia non bada a spese e compra il bomber De Falco. 400 milioni per la metà, una cifra incredibile per la serie C1 dell’epoca. Un gol all’esordio contro il Francavilla e poco altro per il goleador ex Triestina. Record d’incassi, grandi promesse, oltre 5mila abbonamenti per un incasso di oltre un miliardo. ma la stagione è negativa. Nell’estate del 1988 dopo un momentaneo distacco Soglia acquista il 51% delle quote del club e si ributta con grande entusiasmo sul mercato. Il colpo è Agostino Di Bartolomei. Il campionato inizia con le consuete speranze di primato, ma con Pasinato, subentrato prima del via a Soldo, esonerato dopo la sconfitta a Battipaglia, in panchina la squadra non va e solo grazie a Leonardi arriva una salvezza miracolosa. Ma il miracolo di Soglia arriverà nella stagione successiva. A costruire la squadra è chiamato Manni , in panchina c’è Ansaloni che tanto bene aveva fatto a Brindisi l’anno precedente. Si riparte da Di Bartolomei, naturalmente al centro del progetto. L’inizio è positivo ma dopo un pareggio casalingo contro l’Ischia, contestato dai tifosi Soglia si dimette. Dureranno poco le dimissioni, perché la squadra vola e trascina la città. La B sembra a un passo ma in casa con il Palermo alla terzultima giornata la Salernitana perse al Vestuti 2-0. “Pensai di aver perso la B” – disse lo stesso Soglia in un’intervista di qualche anno fa. Ma dopo le polemiche la squadra si ricompattò vincendo a Brindisi, prima del pareggio in un Vestuti stracolmo con il Taranto che vale la serie B. Tra l’entusiasmo generale Soglia rinforza la squadra con Ceramicola, Pasa, Gasperini ma non riesce a portare in granata un uomo gol. Il sogno che resterà solo sulla carta è Fabrizio Ravanelli. Chissà come sarebbe finita se avesse accettato. Si gioca all’Arechi, stadio costruito proprio da Giuseppe Soglia. Manca il colpo di mercato in attacco, ma Pasa regala magie. E invece dopo 38 lunghe giornate la Salernitana chiude insieme ad altre quattro squadre a quota 36, a soli sei punti dall’Ascoli promosso in serie A, ma costretta per la classifica avulsa allo spareggio con il Cosenza a Pescara. Soglia si era dimesso dopo il pari nel derby con l’Avellino. Quello spareggio, quel gol di Marulla segna però la fine dell’epoca Soglia. Nel corso dell’estate annuncia di voler vendere il club. Ci sono diverse trattative con Corsicato e Calabrese ad esempio ma non si raggiunge l’intesa. Nel frattempo Soglia dà mandato a Manni di vendere i pezzi pregiati, tra cui Battara e Ceramicola, per garantire almeno l’iscrizione dal campionato, riducendo il debito nei confronti della Lega. I tifosi non gradiscono e organizzano un famoso corteo di protesta che termine proprio sotto l’abitazione di Soglia al centro della città. Pochi giorni e il club passerà al gruppo Casillo. Inizieranno gli anni d’oro della società, ma quella passione e quell’amore che don Peppino Soglia ha avuto per la maglia granata non si vedrà più.
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