Solo la Procura cambierà la Sanità salernitana - Le Cronache
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Solo la Procura cambierà la Sanità salernitana

Solo la Procura cambierà la Sanità salernitana

di Michelangelo Russo
Gianluca Stella è calmo e determinato, dopo l’esame testimoniale reso nei giorni scorsi ai sostituti Rinaldi e Cioncada sulle condizioni disastrose del Pronto Soccorso del Ruggi.
Sul contenuto delle dichiarazioni rese è, logicamente, totalmente abbottonato (né ci aspettavamo diversamente). Ma vuole ancora parlare con i Magistrati, per tutto l’aiuto alle indagini che crede di poter ancora fornire. Per esempio, ha ricostruito i dati anagrafici di un paziente che è stato in degenza, nello stesso giorno, accanto a uno dei ricoverati ritratti nei suoi video legati alla barella. Da quel nome, sostiene, si può facilmente identificare il malato prigioniero con i legacci. E poi, insiste, sarebbe opportuno acquisire subito il Diario di bordo, cioè il Registro delle Consegne redatto giorno per giorno dagli infermieri sul tipo di patologia e di interventi sanitari somministrati ai degenti. È una prova importante, da cui i Magistrati, e i loro periti, possono ricavare informazioni utilissime. Stella, a proposito di quanto comunicato dal Ministero della Salute, a fine ottobre, alla Direzione Sanitaria dell’Ospedale di Salerno, osserva che la missiva ha raccomandato all’Ospedale la sollecita indizione di corsi di aggiornamento professionale per tutti gli operatori sanitari, con particolare riguardo alla assoluta eccezionalità dei sistemi di contenzione forzata dei malati. Ma di questi corsi di formazione Stella, come i suoi colleghi, non hanno finora avuto alcuna notizia. All’apparenza, prosegue Stella, fino ad oggi, nulla sembra cambiato nell’organizzazione del Pronto Soccorso, se non, al momento, pare, la prassi di incaprettare i malati con legacci di fortuna. E ci mancherebbe! Con una indagine in corso! Il problema, a questo punto, va oltre i casi che il sentimento civico di Stella ha fatto conoscere all’ Italia intera. È un problema più generale di organizzazione dei servizi che chiama in causa l’intera ASL salernitana. È evidente che il Pronto Soccorso è l’apice di un disservizio che solo la Politica locale e Regionale si ostina a far finta di non conoscere nella sua gravità. Diciamo del Pronto Soccorso, accentrato nella struttura di Fuorni ormai congestionata. Ma, come diceva Stella nella sua prima intervista rilasciata nei giorni precedenti la sua audizione, a Bologna, dove il nostro infermiere ha lavorato per anni prima di tornare a Salerno, le cliniche private convenzionate con l’ ASL svolgono servizio di Pronto Soccorso per i casi qualificati come codice bianco e giallo, decongestionando così l’ Ospedale Maggiore Sant’Orsola. A Salerno, la Asl è convenzionata con ben otto cliniche, di cui due in città e le altre nelle vicinanze, tutte e otto accreditate come servizi ospedalieri; nel contratto di accreditamento è contemplato il servizio di Pronto Soccorso, solo che questo è praticamente inattivo. Non crediamo che l’inerzia possa ascriversi alle Cliniche, che hanno verosimilmente interesse all’attivazione di questo servizio.
Perché l’ASL non chiarisce questo punto? Si ha l’impressione che tutto sia statico, e che l’inchiesta della Procura di Salerno venga percepita come un incidente di percorso, e non, come invece crediamo, una grande opportunità per far luce sui misteri e sulle ombre della Sanità locale.
Voglio allora ricordare a lorsignori un episodio storico di cui si è persa la memoria, visto che sono passati 40 anni. Agli inizi degli anni’80, Salerno aveva ancora come Ospedale il cadente edificio di Via Vernieri, in condizioni drammatiche. Ma da almeno dieci anni era pronto il Ruggi di Fuorni, che non si apriva per beghe politiche e lotte intestine all’ ASL per clientele baronali nella classe medica.
Il Procuratore Capo Gennaro Gelormini, che resse l’ Uffico dal 1980 al 1989, non tollerò la cosa. Era un magistrato di altri tempi, conservatore onesto e frugale di costumi; gli davamo i chiodi, noi sostituti giovani di Magistratura Democratica e dintorni, soprattutto quando esternava sommessi rimpianti dell’efficienza dei servizi nel celebre ventennio. Diffidava della Politica, ma non amava entrare in conflitto con essa. Ma per ciò che riguardava le esigenze popolari primarie, era sensibile più dei politici stessi. La vicenda dell’Ospedale nuovo pronto, ma chiuso, per lui doveva finire subito. Su una qualche lamentela scritta, arrivatagli sulla scrivania, aprì un fascicolo a modello 45, cioè uno di quei processi che partono da una notizia non qualificabile subito come reato, ma che possono poi svilupparsi in esiti penali imprevedibili. Gelormini iniziò a chiedere spiegazioni tramite la Polizia Giudiziaria, interrogando qua e là funzionari e Amministratori pubblici. Ma attraversi i colloqui di un’inchiesta diretta in prima persona dal Procuratore Capo, parecchia gente iniziò a capire che la Procura stava facendo sul serio. In breve, nel giro di qualche mese appena il nuovo Ospedale Ruggi d’ Aragona aprì i battenti con tanto di parata di Dirigenti dell’ ASL e di Amministratori Pubblici al taglio del nastro. Ma le forbici per quel nastro avrebbe dovuto averle in mano il Procuratore Capo della Repubblica di Salerno.