Di Alessia Potecchi*
Si è svolto lo sciopero generale di 8 ore, l’intera giornata, proclamato da CGIL e UIL senza la CISL per protestare contro i provvedimenti inseriti all’interno della Manovra di Bilancio. C’è sulla partecipazione e sull’adesione una guerra di numeri assai distanti gli uni dagli altri per stabilire se lo sciopero sia riuscito oppure no, ma prescindendo da questo, cerchiamo di fare una riflessione più ampia e circostanziata. Si sono sentiti molti slogan in queste settimane, in merito alla manovra, ma pochi argomenti che entrino davvero nei dettagli e nei numeri, capendo bene la riforma IRPEF che è oltremodo progressiva. I numeri sono numeri. Il 95% delle risorse vengono destinate a lavoratori dipendenti e pensionati, il 90% del pacchetto IRPEF viene destinato ai primi tre scaglioni di reddito, cioè i contribuenti sotto i 55.000 euro di reddito. Teniamo presente bene che nello scaglione che dichiara 20.000 euro si annidano il maggior numero di evasori fiscali. La riforma dicevo è proporzionale e impatta sul ceto medio basso, il risparmio fiscale va calcolato sul reddito e sulle aliquote e il risparmio per i primi tre scaglioni è del 15% per l’ultimo scaglione dello 0,6%. Si è deciso di impiegare per il 2022 un ulteriore miliardo e mezzo per ridurre dal 9,19% all’8,39% il cuneo contributivo per i lavoratori a basso reddito come chiedevano i sindacati. Vengono finanziate misure sociali importanti, dalla riforma degli ammortizzatori sociali dove si investono 5 miliardi e si va incontro alle richieste dei sindacati con l’aumento dei sussidi di disoccupazione, l’estensione degli istituti di integrazione salariale ordinari e straordinari ai lavoratori di imprese attualmente non inclusi, l’incentivi all’utilizzo dei contratti di solidarietà, la proroga per il 2022 e il 2023 del contratto di espansione e con l’estensione a tutte le imprese che occupano più di 50 dipendenti, alla sanità, al reddito di cittadinanza che viene finanziato con un ulteriore miliardo ogni anno, all’università e alla formazione. Vengono finanziate, quindi, molte iniziative e programmi di carattere sociale. Occorre entrare bene nel merito e studiare i contenuti, la manovra non toglie ai poveri per dare ai ricchi e va, come sempre, considerata e valutata nelle condizioni date e nel contesto politico in cui ha preso forma e contenuti il documento. Rispettiamo la scelta dei sindacati anche se non l’abbiamo compresa, le parti sociali sono state convocate regolarmente e con loro si è discusso in maniera costruttiva accogliendo molte loro richieste sui temi di cui si è discusso in precedenza. Tra l’altro, sulla Riforma Previdenziale si è appositamente fatta subentrare quota 102 solo per il prossimo anno, visto che quota 100 andava a terminare, proprio per poter, poi, con i sindacati avviare un confronto serio sulla Riforma delle Pensioni nella sua complessità e definizione. Per tutti questi motivi, credo che una mobilitazione così pesante, unitamente ad una frattura sindacale non giovino al momento ancora emergenziale che stiamo vivendo, anche perché sono da sempre convinta che l’unità delle Confederazioni Sindacali, sia un punto di valore e di forza da salvaguardare che ha determinato battaglie e vittorie storiche e fondamentali. Noi abbiamo sempre caldeggiato il coinvolgimento dei sindacati che rappresentano milioni di lavoratori e hanno il polso della situazione, conoscono a fondo i disagi e le richieste che vivono quotidianamente insieme alle lavoratrici, ai lavoratori e a pensionati. Lo sciopero ormai è stato fatto, ora bisogna pensare al dopo e bisogna anche essere in grado di passare dalla protesta alla proposta. Mi auguro che il confronto continui, deve continuare e riprendere subito, occorre il dialogo, occorre la volontà di giungere prestissimo ad un accordo e superare le difficoltà che si sono determinate, è la strada da imboccare e su questo sono convinta che tutti i protagonisti si impegneranno per il bene del paese.
*Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza
del Pd Metropolitano di Milano