di Olga Chieffi
Ha dedicato la sua vita alla musica il chitarrista Romano Landolfi, deliziando generazioni di appassionati, con la sua elegante presenza e con la sua incredibile capacità di musicista, in tutto il mondo, dalla Germania, agli Stati Uniti. Il ricordo unanime dei musicisti salernitani e di quanto lo abbiano conosciuto è quello di un uomo generoso, di grande comunicativa e cultura, capace di parlare in diverse lingue con una cordialità di altri tempi. La notizia della sua scomparsa, all’alba della giornata di ieri ha scosso l’ambiente musicale salernitano e i social hanno immediatamente ribattuto la infausta notizia. Romano Landolfi ha impreziosito la scena musicale sin dagli anni ‘50, quale chitarrista elettrico capace di spaziare in tutti i generi, dai ballabili del tempo, al rock, alla lirica come dimostrava con le sue esibizioni con i The Royal Rockers , i Frenetici di Carmine De Rosa, i Diapason, che a metà anni sessanta hanno calcato per almeno un paio di stagioni le scene dei club tedeschi di Berlino , Astoria di Friburgo , Wurzburg e in tante altre formazioni, che lo hanno portato in America, Medio Oriente, Germania: dal 1984 al 2011, è stato al “Walt Disney World” in Florida”. Lì Landolfi, oltre a suonare e cantare in varie lingue, ha diretto una grande orchestra, composta da circa sessanta musicisti, che proponeva la musica che caratterizza la nostra nazione, la lirica e naturalmente la grande tradizione partenopea, chiudendo in Florida la sua lunga carriera. Diverse le collaborazioni da Peppino Gagliardi a Mario Merola, da Gloriana, a Pino Mauro con il quale insieme a Mirna Doris ha fatto parte della produzione “Grazie, Marì” e ancora Mario Abate e con un giovanissimo Bruno Venturini, in gruppo con il Bebè Carotenuto e tanti altri artisti. Ritornato dal tour tedesco unì la sua chitarra ai Brummels di Salvatore Cinque e negli anni ’70 ai Salerno 5. “Il suo cavallo di battaglia era Malaguena, – ricorda il collega chitarrista Massimo Galdi – sulla cui parola un re tenuto lunghissimo, inventava con la sua chitarra virtuosa. Cantava benissimo Romano e in America lo hanno fatto studiare da tenore, per rievocare anche i successi del nostro Enrico Caruso”.
Intenso il ricordo del giovane percussionista Cristian Rago “Romano è stato per me tanto! Ed io , se posso osare, il suo “nipote” maschio mancato, che con la musica spero di avergli regalato qualche bel sorriso. Romano è stato il primissimo ad allietare le nostre feste in famiglia, con la sua chitarra, ed io insieme alle nipoti mie coetanee ci divertivamo a ballare, avendo credo poco più di un anno! Lo raccontano le tante video cassette registrate da mio nonno, grandi amici di sempre con la mia famiglia. Nell’ultimo periodo, purtroppo, o, grazie al il mio lavoro sono sempre fuori, e mi l’amarezza di non avergli potuto raccontare gli ultimi miei progetti o idee, mi logora! Restano tanti bellissimi ricordi. La strana sensazione che quando una persona viene a mancare, senti risuonare la sua voce, accorgendoti di pronunciare le sue parole più spesso o qualche sua espressione. Ripercorro la mia infanzia e mi accorgo di quanto sia stato prezioso conoscere, per quello che sono oggi, Romano. Quanti pomeriggi ho trascorso nella sua taverna praticando il “gioco” di provare tutte le sue chitarre, di cui era gelosissimo, ma mi lasciava fare, fiero ed orgoglioso, o quando mi metteva le cuffie e mi diceva ascolta. Da lì a qualche secondo sarebbe partito un disco da Elvis Presley a “A Meglia guapparia” di Pino Mauro, da Miles Davis a Totò Savio e gli Squallor, sentendo l’odore fine di un whisky e coca, ascoltando qualche aneddoto dalla Florida o facendo un giro in jeep, che oggi per me vuol dire tanto. Sognavo un giorno di avere la jeep come Romano. Tanti momenti mi passano per la preziosa mente, quando in una qualche località in ferie urlavamo scherzando “Munneeeezzz” vicino a qualche personaggio. Lui mi ha iniziato alla musica. Avevo poco più di 6 o 7 anni, e più tempo trascorrevo con lui, più quella passione diventava per me un lavoro, più era fiero di me e della mia “mazzata” che gli infersi quando comunicai che avrei scelto di studiare le percussioni. Mi regalò, così un basso elettrico che conservo gelosamente. Romano mi ha inculcato che fare l’artista è una cosa seria, fare la musica è il lavoro più bello del mondo! Quei pomeriggi da solo nella penombra di quella taverna tra i dischi blues, la polvere e le chitarre, lo porterò sempre con me, da tempo volevo raccontargli dei miei piccoli successi fin ora raggiunti, ma avevo sempre una qualche paura di disturbare, so che sarebbe stato fiero di me, così come una delle ultime volte che ci siamo visti mi ha strattonato forte il viso come era tuo solito fare come quella volta da piccolo che avevo un dente penzolante e fu capace di farmelo cadere. Buon viaggio caro Romano sappi che sei stato per me e per tanti una guida impossibile da dimenticare, ricorderò per sempre la tua camminata, i tuoi grandi occhiali e la tua inconfondibile parlata”. Stamane alle 9,30 l’ultimo saluto a Romano Landolfi lo si darà nella Chiesetta del Gesù Crocifisso in Giffoni Valle Piana, dove abitava.