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Sesso focoso in spiaggia, gli si rompe in pene. Ore drammatiche per un giovane della provincia di Avellino al quale è capitato un rarissimo episodio della sindrome del “chiodo rotto”. Litorale salernitano, spiaggia, mare e tante ragazze e ragazzi. Paolo, è il nome di fantasia che diamo al giovane, nel meglio della calura estiva, ha espresso il desiderio di appartarsi per qualche minuto con la sua fidanzata per un momento di intimità. Voleva consumare una prestazione da record man ma durante il rapporto estremamente violento si sono lacerate le fasce che avvolgono il pene sino ad inibire parzialmente anche l’uretra. Nonostante i forti dolori Paolo continua la prestazione, ma non sa che non raggiungerà mai l’eiaculazione a causa dell’ostruzione dell’uretra, appunto. Il giovane dolorante torna a casa con il pene gonfiato a dismisura e ci resta per circa 48 ore. Fin quando la madre, ieri mattina, si fa raccontare i sintomi del malessere e porta ad una visita d’urgenza dallo specialista. «Visitato il giovano capisco di avere poco tempo per agire, e bisognava farlo subito – racconta il dott. Stefano Pecoraro tra i maggiori esperti mondiali di ricostruzione peniene – il glande era completamente cianotico e rischiava l’amputazione». Allertata l’equipe chirurgica, il giovane dopo circa 30 minuti si ritrova in sala operatoria della Clinica Malzoni di Avellino un’eccellenza per le patologie uro-andrologiche per risolvere la problematica. «Con l’aiuto di tutto lo staff chirurgico siamo riusciti a definire questo rarissimo caso di frattura penina – spiega Pecoraro, uro-andrologo salernitano – abbiamo sbrigliato l’occlusione delle vene e delle arterie ridando l’ossigenazione al glande stesso». Le fratture peniene sono maggiormente frequenti alla base oppure lateralmente, ma questo è un caso ancor più raro a causa dell’ostruzione anche dell’uretra. Ha rischiato grosso, dunque, il giovane avellinese salvato dalla tenacia della madre e non dallo “scuorno” che aveva nel raccontare i sintomi. «Bisogna essere velocissimi in questi casi considerato che l’ipossia (sofferenza del glande, ndr) porterebbe all’amputazione, impossibilitando il paziente a vivere una futura e serena attività sessuale» conclude il chirurgo della Malzoni. Raimondo Aufiero