Importante operazione effettuata dai Carabinieridel Nas di Salerno e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Salerno dalla quale è emerso che un caseificio nel comune di Serre che produceva mozzarella senza approvvigionarsi di latte. Nello specifico i militari hanno accertato la presenza di ingenti quantitativi di cagliata proveniente dall’est europa (un semilavorato che consente di accorciare i tempi produttivi e ottenere, con costi notevolmente inferiori, un prodotto finito che ha caratteristiche di consistenza ed organolettiche completamente differenti dal formaggio a pasta filata tutelato dal DOP) e un anomalo, ingiustificato accumulo di prodotti caseari di ogni tipo e sorta, provenienti da altri caseifici e dalla grande distribuzione alimentare.
La presenza nel caseificio di mozzarella asseritamente ottenuta da latte bufala e le avvenute forniture a pizzerie e ristoranti, a fronte dell’assenza di latte da impiegare come materia prima, ha consentito di dedurre che il casaro effettuava la produzione mescolando alla cagliata i latticini ritirati dal mercato addizionandoli con prodotti chimici, quali acido citrico e ipoclorito di sodio (anch’essi rinvenuti nel caseificio) per rendere il prodotto finito artificiosamente più presentabile e gustoso.
Anchc le modalità di affumicatura dei prodotti lattiero-caseari era ottenuta con un sistema impensabile e pericoloso per la salute, in relazione alle attrezzature e ai combustibili impropri impiegati (cartone stampato ed altro materiale di rifiuto), infatti, come camera per l’affumicatura veniva impiegato il retro
di un furgone in disuso nel quale venivano collocati gli alimenti sui quali venivano convogliati i fumi prodotti in fusti metallici dotati di impropri comignoli di fortuna.
Alcuni di questi prodotti sono risultati ancora in corso di validità, taluni scaduti ed altri, addirittura in stato di intervenuta alterazione. Il caseificio è stato chiuso per motivi sanitari e la denuncia del titolare all’autorità giudiziaria.
La pervicacia del casaro nel perseverare nell’illecita condotta ha reso necessario un nuovo intervento da parte dei militari del NAS dopo appena ventiquatt’ore dal primo controllo. Nell’occasione è stato riscontrato che l’imprenditore, non curandosi dell’ordine di chiusura del caseificio, aveva ripreso l’attività di produzione con le medesime tecniche per le quali era stato deferito all’ Autorità giudiziaria poche ore prima.
Pertanto, oltre a denunciare nuovamente il titolare del caseificio per l’inottemperanza al provvedimento di chiusura e la ripresa dell’attività di frode alimentare mediante vendita di prodotti falsamente etichettati come di produzione propria, si è reso necessario il sequestro dell’intera attività produttiva, stante l’illecita riattivazione della lavorazione.