“Se vuoi la guerra, preparati alla pace” - Le Cronache
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“Se vuoi la guerra, preparati alla pace”

“Se vuoi la guerra, preparati alla pace”

di Claudio Gubitosi

“Se vuoi la guerra, preparati alla pace” . Tranquilli, sto bene. So benissimo che si dice in un altro modo. Questa frase un po’ paradossale mi è venuta in mente riflettendo sul fatto che, adesso, noi tutti giustamente aspiriamo alla pace. Ancora una volta, però, prima di raggiungerla abbiamo dovuto assistere a scene orribili, perdere vite umane e seminare distruzione. È già capitato in molti altri momenti della storia. Sembra quasi che il “genere umano” abbia in qualche modo bisogno della guerra per arrivare alla pace. Perché tutto questo? Perché non prepararsi direttamente – con spirito di solidarietà e fratellanza – alla pace? Sinceramente non me lo spiego. Un’altra cosa che non mi spiego è perché i bollettini di guerra che arrivano ogni giorno dall’Ucraina ci riferiscano prima dei morti “militari” e poi dei morti “civili”. Un po’ come durante la fase più acuta della pandemia, quando i bollettini sanitari distinguevano i morti “di” Covid da quelli “per” Covid. Confesso che non ho mai capito queste distinzioni. Anzi, mi fanno senso: la morte non può essere divisa in categorie, questi numeri parlano di persone, vite che non ci sono più e che meritano rispetto a prescindere da tutto. Proprio in nome di questo rispetto credo e spero che si arrivi presto ad una tregua. Il mondo è rimasto sconvolto dal conflitto e io per la prima volta ho visto, compreso e apprezzato il senso di essere europei. Fino a non molto tempo fa l’Europa sembrava fatta solo di conti, soldi, finanze e divieti. Una sorta di Europa di ricchi per ricchi. Oggi possiamo dire che non è più così. Le vicende degli ultimi mesi – prima la pandemia, poi la guerra – hanno risvegliato in ciascuno di noi uno spirito di appartenenza, un sentimento comunitario molto forte, soprattutto nelle nuove generazioni. Proprio per questo vi dico che Giffoni, oltre ai giovani ucraini, vuole aprire le porte anche alla gioventù russa che in queste ore sta lottando per la libertà di espressione, la democrazia e il diritto alla vita, propria e altrui. Non condivido, ad esempio, la posizione che ritengo disordinata di coloro che oggi mettono in discussione, rinnegano o addirittura censurano la cultura di un grande Paese come la Russia. È mai possibile mettere all’indice – come nei momenti più tristi e bui della storia – maestri come Dostoevskij, Tolstoj o Čechov? Sicuramente non possiamo cancellare e censurare, com’è successo allo Space Symposium, la storia di Jurij Gagarin, il primo uomo in assoluto nello spazio. La sigla di Giffoni – il Walzer n.2 che tutti i giffoner amano – è stata composta da un grande autore russo, Dmitri Shostakovich. Possiamo pensare, oggi, di metterla al bando e cancellare le sue bellissime note? Non ci pensiamo proprio. Sono fermamente convinto che il punto di snodo decisivo di tutto vada cercato nel sistema di valori della nostra società e nel modo con il quale affrontiamo la gestione del presente per il futuro. Non ho le capacità professionali né politiche per proporre una soluzione ai problemi del mondo contemporaneo. Di una cosa però sono certo: la nostra società, l’Italia, l’Europa e mi auguro anche tanti altri paesi – dove il concetto di democrazia non è un optional – hanno la forza per sovvertire il sistema malato che ci ha spinto sull’orlo dell’estinzione e produrre un cambiamento positivo, un sovvertimento generale che può migliorare la vita, le attitudini e le visioni di quello che viene definito “il genere umano”. In che modo? Facendo spazio ai giovani. Con i giovani al potere il mondo migliorerà. Anche loro sbaglieranno, è inevitabile, ma lo faranno in nome di quegli ideali in cui credono davvero: libertà, giustizia, solidarietà, democrazia e pace. Sono sicuro che con i giovani al potere non ci saranno più guerre perché loro – per natura – non concepiscono la violenza e le armi. Per loro chi la pensa diversamente non è un nemico, è volutamente, volontariamente e necessariamente un uomo o una donna con cui costruire un futuro di pace. Questo mondo non si salverà se non invertiamo il suo asse, se non mettiamo tutto sottosopra. Come il numero 8 che si capovolge e diventa il simbolo dell’infinito, così la nostra società deve capovolgere le sue consolidate gerarchie e fare spazio a chi oggi sta in basso: salviamo il Mondo, facciamo largo ai giovani.