di Olga Chieffi
Nel segno di Dinorah, domani verranno inaugurati i cinque mercoledì della lirica che ci accompagneranno in questo inizio d’autunno. Alle ore 20, riflettori accesi sulle gemme del magistero di canto del nostro conservatorio, che si esibiranno in Santa Maria de’ Lama, unitamente ai pianisti accompagnatori che stanno specializzandosi in questo difficile ruolo, Carmine Rosolia, Maddalena Alfano, Simone Matarazzo, Antonio Morriello, Aldo Ruocco e Ida Visconti. La serata verrà inaugurata dal soprano Mariarosaria Vitale, che si trasformerà nella Medora de’ Il Corsaro di Giuseppe Verdi, per l’aria di sortita “Non so le tetre immagini”, in cui Verdi riesce a creare perfettamente l’inquietudine e l’ansia di Medora prima della partenza del suo amato Corrado. Lucia Sepe, sarà invece la Desdemona dell’Otello verdiano per la Canzone del Salice, l’Ave Maria,, una pagina con armonizzazione moderna, derivante dalla romantica Agata di Weber, una dolcissima melodia su parole dantesche, dall’intimità di un brano effettivamente cameristico. Ed ecco Dinorah l’eroina di Meyerbeer che sarà impersonata da Concetta Ruggiero. Sua la frase che dà il titolo alla serata, tratta da “Ombre légère qui suis mes pas” : su un ritmo di valzer, infatti, Dinorah canta e balla con la sua ombra, invitandola a non allontanarsi da lei, intrecciando con il flauto vertiginose cadenze. Arriva Escamillo per il “Votre toast je peux vous le rendre”. Sarà Domenico Ventriglia a vestire il Traje de Luces del torero e schizzare l’ uomo fatuo, vanitoso, che ama raccontare le proprie gesta, le proprie esibizioni, sicuro del successo e del suo potere di seduzione. Era il giugno del 2000, quando al Verdi di Salerno andò in scena l’Edgar di Puccini e concordiamo col maestro che scrisse molti anni dopo, ricordando i dispiaceri legati a Edgar, all’amica Sybil Seligman: «E Dio ti Guardi da quest’opera». Ascolteremo da Carla Genovese l’aria di Fidelia dal I atto “O fior del giorno”, per poi passare il testimone a Wang Ruiying che lancerà il bacio dell’aprile di Mimì: l’esaltazione della poesia della vita e dell’amore è racchiusa nel primo quadro di Bohème, nella soffitta, “Sì, mi chiamano Mimì” il ritratto che Puccini schizza con finezza e aperta emotività della ricamatrice innamorata di Rodolfo, il poeta collaboratore del Castoro. La calda vena melodica di “Mon coeur s’ouvre à ta voix”, affidata al registro fascinoso del mezzosoprano Assunta Minerva, inonderà, poi, la platea: Dalila seduce con quest’aria Sansone, di lei segretamente innamorato, con l’intento di carpirgli il segreto della sua forza, cuore del II atto del Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns. In alto aleggia Astrifiammante che sarà Rosita Rendina, con la voce che dovrà eseguire gli splendidi e virtuosistici esercizi al trapezio, per eseguire la seconda aria della Regina della Notte dal Die Zauberflote di Mozart, “Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen”. A 110 anni dalla nascita di Nino Rota, Maria Rosaria Vitale, proponendo “La Passione” del 1938, fornirà molte chiavi di lettura per capire la poetica di un autore, quale il nostro “Amico magico” che, quando cominciò a lavorare seriamente nel cinema al principio degli anni ’40, componeva già da più di un ventennio. Torna Wang Ruiyng per evocare l’aria della Manon Lescaut del II atto “In quelle trine morbide” e il suo gioco psicologico: la romanza ha forma di madrigale si svolge con accorta tensione stilistica, denunciando “l’inadeguatezza sessuale del vecchio protettore” mediante l’evocazione lirica del freddo lusso di Geronte contrapposto al rimpianto ardore del povero Des Grieux. Si ritorna al Verdi de’ “La Forza del Destino” con Carla Genovese che eseguirà grande aria del IV atto “Pace mio Dio” col suo trasparente Si bemolle in pianissimo alle parole “Invan la pace” prima del crescendo alla invettiva Maledizione. Arriva anche la Norina (Concetta Ruggiero) dal Don Pasquale di Donizetti, la vedovella Norina che legge avventure amorose e cavalleresche e che è pronta a impersonare con tanta fantasia la parte della candidata ideale del vecchio, uscita fresca da un convento, che dà innumerevoli spunti di comicità e di bellezza vocale. E’ sua la cabaletta “So’ anch’io la virtù magica”, ma non sappiamo sei la Ruggiero ci regalerà il Si bemolle acuto di tradizione nel finale o quello centrale in partitura. Wang Ruiyng donerà, quindi, una chicca da Antonin Dvoràk, la Rusalka innamorata che prima sussurra e poi canta il suo crepuscolare Inno alla Luna, prima di ritornare al Puccini de’ La Fanciulla del West con la Minnie del I atto “Laggiù nel Soledad”, simbolo di una eroina contraddittoria: è buona, affabile, sognatrice, innamorata delle cose semplici ma anche scaltra, istintiva, disposta a tutto per salvare l’uomo che ama, coraggiosa e a tratti nevroticamente novecentesca. Salvatore Califano e Antonia Cuomo si ritroveranno nel grande appuntamento “mistico” del II atto de’ La Forza del Destino, con la preghiera “La vergine degli angeli”, prima di chiudere col duetto dal Don Giovanni tra Donna Anna, che sarà Wang Ruiyng, e Don Ottavio, il tenore De Rosa. Donna Anna è di alto lignaggio, incarna l’oggetto del desiderio supremo difficile da raggiungere, possederla significa uccidere, compiere un crimine. È una figura che ha molto da dire ma anche molto da nascondere. La sua ombra si annida nel rapporto col futuro marito, con il quale interagisce mentre desidera Don Giovanni: il lapsus di “Fuggi, crudele, fuggi”, che ascolteremo, ne è uno scabroso indizio.