AGRO/VESUVIANO. La tragica sorte del Fiume Sarno, un corso d’acqua che nasce limpido e diventa una fogna alla fine del suo corso. Se migliorano i dati del corso principale, peggiorano quelli degli affluenti. A testimoniarlo, il rapporto di Legambiente presentato ieri mattina. Quelli che gli antichi era il Dio Sarno, oggi è aggredito delle carenze del sistema fognario-depurativo che non copre tutti gli insediamenti abitativi, dell’agricoltura che usa fertilizzanti chimici e fitofarmaci, dell’industria che non tratta adeguatamente i propri scarichi idrici. È stato determinato il Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori per lo stato Ecologico (LIMeco), uno degli indicatori di qualità degli ambienti fluviali previsti dalla normativa, calcolato sulla base dei parametri “ossigeno disciolto – percentuale di saturazione”, “azoto ammoniacale N-NH4”, “azoto nitrico N-NO3” e “fosforo totale” rilevati in 20 stazioni.
Otto i punti analizzati lungo il Sarno (2 buoni e 1 sufficiente alle sorgenti, quattro con giudizio di scarso e 1 cattivo). Otto i punti lunga la Solofrana (1 elevato, 1 scarso e 6 cattivo). Cattivo, invece, il giudizio per i due prelievi all’Alveo comune nocerino (il corso d’acqua, se così si può chiamare, che si crea dalla unione del torrente cavaiola e del Solofrana) e i due al Cavaiola. Nell’Alveo Comune e nella Solofrana si registrano valori di ammoniaca superiori a 6 milligrammi per litro, per i nitrati si superano i 7 milligrammi per litro in alcuni punti. In conclusione rispetto ai dati dello scorso anno si registra un lieve miglioramento per l’asta principale e un peggioramento degli affluenti.
Inoltre, sono stati analizzati 10 campioni di acque superficiali provenienti da canali secondari o altri punti critici, segnalati dai cittadini a Legambiente con l’iniziativa SOS Goletta del Sarno, di questi tre campioni prelevati nel territorio di Solofra sono risultati in condizioni positive, mentre gli altri sette, prelevati nei comuni del Basso Sarno, sono risultati in condizioni negative. Sono stati determinati i valori di Cod, ammoniaca, nitrati e fosforo che permettono una prima valutazione dell’inquinamento da nutrienti e della presenza di scarichi civili non depurati. Tra i dati più significativi segnaliamo il valore di COD superiore a 300 milligrammi per litro riscontrato sul torrente Mariconda e sul Canale Bottaro; nella vasca Pianillo a preoccupare valori di ammoniaca superiori a 30 milligrammi per litro e di fosforo vicini a 20 milligrammi per litro.
«È bene chiarire che il monitoraggio svolto da Legambiente –scrivono gli ambientalisti- non vuole assolutamente sostituirsi o compararsi con quello realizzato dall’Arpac, unico soggetto in Campania titolato a valutare la qualità ambientale dei fiumi, attività che deve essere svolta secondo le articolate modalità definite dalle vigenti disposizioni di legge. L’iniziativa rappresenta piuttosto una sorta di fotografia, un’istantanea indicativa della qualità delle acque, parziale per il numero ristretto degli indicatori considerati rispetto a quelli ufficialmente previsti e perché fondata su singoli campionamenti. Tuttavia, pur avendo tali limiti, il monitoraggio svolto è utile in senso comparativo, perché rappresenta in modo diretto e comprensibile le modificazioni in senso peggiorativo che affliggono il Sarno e i sui affluenti in modo esponenziale procedendo dalle sorgenti ai tratti intermedi e terminali».
Nel corso dell’incontro di ieri mattina è stato anche presentato uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Science of Total Environment e coordinato da Maurizio Carotenuto e da Giusy Lofrano del Dipartimento di Chimica e Biologia dell’Università di Salerno. Lo studio ha preso in esame l’evoluzione l’intero bacino del fiume con riferimento agli ultimi 60 anni e valutato lo stato della contaminazione, includendo i dati della campagna Legambiente 2014