di Antonio Manzo
“Seguire i soldi” è stato sempre una pratica investigativa redditizia ma in questo caso allo stato dei fatti nei processi a carico di Monsignor Nunzio Scarano, già capo contabile dell’Apsa (Associazione del Patrimonio della Santa Sede Apostolica) non avrebbe prodotto il risultato sperato dai magistrati inquirenti.
L’elemento che ulteriormente pende a favore della difesa di Monsignor Scarano è l’apertura della cassetta di sicurezza presso lo Ior intestato all’indagato stesso.
La Chiesa con i suoi vertici vaticani aveva dato credito alla pista investigativa “seguiamo i soldi” amplificando così il caso Scarano nella stagione di presunta pulizia negli affari economici che ha visto protagonista anche il Cardinale Becciu.
Come nelle spy stories americane emerge dalle carte processuali la notizia dell’apertura della cassetta di sicurezza contrassegnata dal numero 345 dello Ior, la Banca Vaticana, intestata a monsignor Scarano. E’ stata cosi rimossa la fascetta antieffrazione di sicurezza contraddistinta dal numero LX3270.
L’apertura della cassetta di sicurezza non lascia più misteri nascosti e domande senza risposta sul presunto attivismo finanziario dell’alto esponente operativo della banca vaticana. Gli uomini del Governatorato del Vaticano hanno eseguito l’ordine su decreto del Promotore di Giustizia Roberto Zanotti. Il pool dell’operazione-apertura cassetta di sicurezza era abbastanza nutrito e qualificato. Oltre i vice ispettori del corpo di gendarmeria vaticana, a presenziare per garantire il corretto svolgimento delle operazioni gli avvocati Pietro Salerno e Roberto Lipari (rispettivamente responsabile ufficio legale dello Ior e difensore d’ufficio dell’Ior) oltre che il legale di fiducia di monsignor Scarano, Riziero Angeletti, lo stesso che ha assistito il monsignore nel filone processuale salernitano per presunta usura ottenendo l’assoluzione perché il fatto non sussiste. In quel caso l’accusa era stata formulata dalla direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Salerno che aveva chiesto una condanna a tre anni, come detto non ottenuta.
L’apertura delle buste nella cassetta di sicurezza richiesta dalla Procura di Roma e dall’ufficio Promotore di Giustizia del Vaticano è senza dubbio un punto a favore della difesa di Monsignor Scarano, già assolto in ben quattro processi ed ora in attesa del processo di appello per il presunto reato di riciclaggio.
Gli uomini della gendarmeria del Vaticano, aiutati dai vigili del fuoco, hanno ritrovato 6 buste bianche con altrettanti fogli che comprovano aiuti economici ed assistenziali promessi, a fine benefico, prevalentemente dalla famiglia D’Amico, soggetti già assolti dal tribunale di Roma in un processo che ha anche scagionato lo stesso monsignore Scarano.
Le buste di cui la prima risulta intestata “alla nobildonna Principessa Judy Caracciolo da Castagneto” con 4 fogli di cui due dattiloscritti; la seconda indicante la dicitura “nobildonna Marchesa Frescobaldi” con due fogli di cui 2 dattiloscritti; la terza busta bianca riportava la dicitura “dichiarazioni di Ing. Maurizio D’Amico” con tre foglio di cui 1 dattiloscritto; la quarta con la dicitura “dichiarazione di Dottoressa Maria Cristina D’Amico” con tre fogli di cui uno redatto a computer; una busta bianca senza dicitura esterna contente un foglio redatto a computer a firma Paolo D’Amico; l’ultima busta questa volta di colore giallo con la dicitura sul retro “0198R-Corso d’Italia 35/B” con un foglio redatto a computer a firma di Cesare D’Amico.
Tuttavia gran parte dell’ammontare delle somme di denaro, che risultavano documentate anche nelle cassette di sicurezza, sarebbero state destinate al recupero di edifici religiosi a Salerno oltre che frutto di donazioni anche per beneficenza.
Dopo la rivelazione del mistero collegato alle cassette di sicurezza si è quindi arrivati ora al processo di appello per riciclaggio presso la Corte di Appello di Salerno nel quale Scarano- in primo grado fu condannato a 7 anni- che sembra contenere al proprio interno un piccolo giallo giudiziario: si è in attesa dal 14 febbraio scorso dell’assegnazione della causa ad un collegio giudicante.
I fascicoli sono negli uffici del Presidente Iside Russo in attesa della nomina del collegio che dovrà giudicare sulla sussistenza o meno della condotta illecita con il fine di riciclaggio. Sarebbe senz’altro auspicabile una rapida risoluzione del giallo giudiziario per permettere una celere definizione della data di inizio del processo di Appello.