Scafati. Scioglimento 2017 più grave del 1993. Le differenze - Le Cronache
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Scafati. Scioglimento 2017 più grave del 1993. Le differenze

Scafati. Scioglimento 2017 più grave del 1993. Le differenze

Di Adriano Falanga

Aore la pubblicazione del decreto di scioglimento, con l’allegata relazione del ministro dell’Interno Marco Minniti. Nel documento saranno resi noti i dettagli salienti che hanno portato alla decisione di sciogliere il Comune di Scafati per infiltrazioni mafiose. Una decisione avallata dal Viminale a seguito delle centinaia di pagine prodotte dalla commissione d’accesso prefettizia, presente a Palazzo Mayer da marzo a settembre 2016. Sullo sfondo naturalmente le indagini della Dia e la richiesta d’arresto a carico di Pasquale Aliberti, su cui si attende la decisione finale della Cassazione, prevista il 7 marzo. Interessante anche conoscere i nomi di altri amministratori citati nella relazione, e ritenuti corresponsabili dello scioglimento. Perché chiaramente, non saranno del solo ex primo cittadino le responsabilità, contrariamente a quanto forse pensa qualcuno. Intanto in città scorrono i commenti, le polemiche, le diverse posizioni. Tra chi sostiene “io l’avevo detto” a chi invece crede ancora alla tesi del complotto politico contro l’ex uomo forte di Forza Italia in provincia di Salerno. Sarà un Tribunale a stabilire la verità dei fatti. Chi poi ha qualche anno in più, pone delle analogie con lo scioglimento del 1993. In realtà di simile c’è solo l’onta e la vergogna di portarsi addosso l’etichetta di “città collusa con la Camorra”, perché le dinamiche sono sostanzialmente differenti. Nel 1993 alla guida di Palazzo Mayer c’era un sindaco democristiano, il dottor Domenico Pagano. Fin dall’avvento della Repubblica, Scafati aveva eletto sempre esponenti di estrazioni popolare cattolica, ben diciassette, da Vincenzo Scarlato, eletto nel 1952 a Domenico Pagano. Il 1993 fu però solo l’epilogo di un lungo periodo di speculazione edilizia, perché è questa che comportò la fine forzata della consiliatura. Una speculazione figlia del Piano di Fabbricazione (poi Piano Regolatore, oggi Puc) approvato, curiosamente, all’unanimità alla fine degli anni 70. Indici di fabbricazione molto alti, che permisero alla città di cambiare radicalmente volto. “Infatti, dei circa 30 mila abitanti dell’anno 1985, si arriva oggi ad una presenza di circa 60 mila cittadini fra residenti e domiciliati” si legge nella relazione della commissione d’accesso guidata dal dottor Felice De Prisco, e in cui era componente anche Vincenzo Amendola, oggi vice Prefetto e a capo dell’ultima commissione. A differenziare le due commissioni è la durata dell’insediamento, dal 12 gennaio al 12 febbraio 1993 allora, dal 22 marzo al 22 settembre 2016 oggi. Su Palazzo Mayer aleggia l’accusa di voto di scambio politico mafioso, dietro promessa di appalti pubblici. I motivi scatenanti nel 1993 invece furono principalmente due: il servizio di refezione scolastica di dubbia gestione e le irregolarità rilevate nel settore dell’edilizia pubblica, con la falsificazione dei protocolli. Questo portò all’arresto del sindaco e di alcuni assessori. Un lunghissimo processo che alla fine non ha prodotto colpevoli. Ben presto cadde l’accusa di associazione a delinquere, mentre ci sono voluti oltre un decennio di processi per arrivare all’assoluzione o alla prescrizione da ogni capo di accusa. Nel ciclone, oltre al sindaco Pagano, finirono gli assessori Santolo Morra, Giuseppe Savino, Leopoldo Palomba, l’imprenditore che ebbe in appalto il servizio di mensa scolastica Antonino Di Maio, Emilio Donnarumma dipendente comunale, i tecnici comunali Giuseppe Pisacreta e Raffaele Cirillo e i vertici del clan allora egemone Pasquale Loreto, Domenico Cuomo e Costantino Laiola.

LA RELAZIONE DEL 1993, i motivi dello scioglimento

4 scafati 20160322_094512A sciogliere l’ente nel 1993 fu l’allora Ministro Nicola Mancino. Era il periodo burrascoso di “Mani Pulite” che segnò la fine dei partiti della prima Repubblica, Dc in testa. E A Scafati, governava proprio la Democrazia Cristiana, ininterrottamente dal dopoguerra in poi. “La permeabilità degli organi elettivi alle pressioni della criminalità organizzata risulta da gravi anomalie riscontrate in ampi settori dell’attività amministrativa dell’ente” così scriveva Mancino nella sua relazione. Poi entrava nel dettaglio. “Nel settore dell’edilizia pubblica emerge che, al fine di accelerare l’esame di talune pratiche da parte della commissione edilizia, sono stati falsificati i numeri di protocollo dei fascicoli. Varie concessioni edilizie, se pur formalmente legittime, sono state rilasciate alla società di costruzione Iride, la cui sede sociale coincide con quella della società titolare del supermercato “2D”, notoriamente controllata dai noti pregiudicati locali Pasquale Loreto e Francesco Matrone – si legge nel documento di 24 anni fa – Sul territorio grava una rilevante azione di speculazione edilizia, attuata in regime di monopolio, mediante accaparramento di aree con mezzi illeciti, da un ristretto numero di imprese, che sono riuscite ad ottenere concessioni edilizie in vastissime zone. Risulta, altresì, che il servizio di refezione scolastica viene prestato ininterrottamente fin dal 1985 dalla ditta Geal di Esposito Rosa s.n.c. della quale è amministratore il marito della suddetta Esposito, Antonio di Maio, trovato, nel corso di un controllo svolto dai competenti organi, nell’abitazione del noto pluripregiudicato Pasquale Loreto, affiliato al clan Galasso”. Attenzioni furono poste anche ad altri appalti minori e al rilascio di licenze commerciali, ma il grosso era tutto lì, nella speculazione edilizia partita almeno un decennio prima, grazie anche alla flessibilità delle leggi del tempo. Quella stessa speculazione che seppur non ha prodotto responsabilità penali (con buona pace per i soggetti coinvolti) ha però comportato i pesanti disagi urbanistici che vive oggi la città di Scafati: traffico e allagamenti. Perché scarsa fu l’attenzione riservata ai sottoservizi, tra cui nuove strade e rete fognaria.

SANTOLO MORRA: “FATTI E TEMPI DIVERSI”

2-morraE’ stato, suo malgrado, tra i protagonisti del 1993. Santolo Morra viene ritenuto dall’allora commissione prefettizia come politico vicino al clan Galasso. E’ citato nello scioglimento soprattutto per aver venduto al Comune di Scafati, tramite offerta diretta, 8 appartamenti in via Enrico Fermi. Era l’anno 1983, Santolo Morra non era ancora consigliere comunale e l’acquisto di nuove abitazioni rientravano nei finanziamenti stanziati per il post terremoto del 1980. Furono venduti a 569 milioni di vecchie lire, pressappoco il loro valore di mercato. “Per gli addetti ai lavori i riferimenti allo scioglimento del 1993 non hanno nessun riferimento a quello di oggi, i tempi sono diversi ed anche i fatti – commenta oggi Morra, che vive a Pagani – In definitiva dallo scioglimento del 1993 sono scaturiti tre filoni di indagine che hanno portato alla assoluzione degli imputati ed in particolare per il reato associativo di tipo camorristico siamo stati assolti in primo grado senza che la procura abbia prodotto appello alla sentenza di assoluzione. Pertanto quello scioglimento era di pura natura politica, nel tempo di tangentopoli Scafati a guida assoluta DC venne ceduta come merce di scambio. Alla luce di ciò ritengo illazioni senza riscontro quelli che leggo e se ciò non bastasse sfido chiunque ad un pubblico dibattito sul tema”. Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora, e gli anni di processo sono stati lunghi e sofferenti. “Sono stato per tanti anni in silenzio adesso però basta, ho sempre amato la mia Scafati ed i suoi cittadini, sono nato in via Gorizia quartiere Vetrai sono e resto scafatese verace e francamente temo solo Dio che mi ha accompagnato e illumina la mia vita” conclude l’ex assessore.