Di Adriano Falanga
Blitz della Polizia Municipale presso i depositi dell’Acse in via Catalano e via Diaz. Alcuni operatori rischiano seriamente il licenziamento per non aver rispettato il regolamento sulla raccolta differenziata, arrecando un danno economico all’azienda. O meglio, piuttosto che ritirare il rifiuto differenziato così come previsto, dentro al compattatore ci finiva di tutto, e la raccolta da differenziata diventava indifferenziata, finendo in discarica, con relativi costi. I controlli sono scattati mercoledì e diretti dal maggiore Pasquale Cataldo, comandante in pectore dei caschi bianchi. Presente anche il maggiore dei Carabinieri Carmine Apicella, sovraordinato prefettizio. Smaltire il rifiuto indifferenziato costa agli scafatesi oltre 2 milioni di euro, tanti quanti ne paghiamo allo Stir di Battipaglia. Una cifra che ricade totalmente sulle tasche dei contribuenti, e che solo una corretta raccolta differenziata può far diminuire. Le verifiche sono scattate per le anomalie registrate tra il dato della differenziata, fermo al 48%, e i costi della discarica. Il maggiore Apicella, essendo stato già componente della commissione d’accesso che per sei mesi ha verificato ogni atto prodotto dall’Ente, evidentemente ha voluto riscontrare sul posto le cifre fornite dall’Acse. Da qui l’amara sorpresa, nei mezzi adibiti alla raccolta differenziata non c’era solo plastica, o carta o umido, ma tutto veniva mischiato, e così il carico destinato alla vendita finiva invece in discarica. Gli operatori colti sul fatto non avrebbero fornito valide spiegazioni ed oggi rischiano seriamente il licenziamento, oltre alla denuncia per il danno economico arrecato all’azienda. Tutto dipenderà dalla relazione che Apicella fornirà alla commissione straordinaria guidata dal prefetto Gerardina Basilicata. L’operazione rientra nelle attività di contrasto alle illegalità volute dalla triade prefettizia, che ha voluto a capo del comando dei caschi bianchi di via Melchiade il maggiore Cataldo. Qualche settimana fa controlli anche al cimitero, dove pure furono riscontrate irregolarità. Presso la struttura di via Della Gloria infatti fu accertata la presenza di operatori non autorizzati lavorare su tombe e cappelle.
DIFFERENZIATA AL PALO, DATI E COSTI
Secondo l’Osservatorio Regionale sulla Gestione dei Rifiuti, negli ultimi anni a Scafati a crescere è stata solo la Tari, mentre la differenziata è ferma al palo, e nell’ultimo triennio registra un calo. Dal 50,11% del 2014 siamo passati al 48,6% del 2015, arrivando al 48,28% nel 2016. Di conseguenza, aumenta il rifiuto indifferenziato che viene smaltito in discarica, con costi a carico dei contribuenti. Secondo il Piano Economico Finanziario 2016 redatto dall’Acse, la partecipata scafatese che gestisce la raccolta dei rifiuti, smaltire la frazione non differenziata è costata 2,1 milione di euro. Una cifra importante, e che, secondo le verifiche dei tecnici di Palazzo Mayer, non corrisponderebbe al dato della differenziata. Dovremmo pagare di meno, rispetto al 48 dichiarato. Da qui i controlli voluti dal maggiore Carmine Apicella. Nel 2016 gli scafatesi hanno prodotto 20.807 tonnellate di rifiuti, una media di 408 kg pro capite. A finire in discarica quasi il 52%, pari quindi a 10.730 tonnellate, che divise per i 2,1 milioni di euro, fanno quasi 200 euro a tonnellata. La differenziata equivale al 48,28%, di cui il 24,5% è umido, meno del 4% carta e cartone, 2,6% l’ingombrante.