Di Adriano Falanga
Chi gira per Scafati avrà sicuramente notato come negli ultimi anni, tra crisi e chiusure di negozi, andando in controtendenza stanno fiorendo centri scommesse e sale slot, oltre ai shop “made in Cina”. Sono le due facce della stessa medaglia, e raccontano sostanzialmente la stessa storia: la crisi economica. Il gioco d’azzardo in taluni casi si trasforma come il sogno effimero di cambiare vita facilmente, e le vittime sono proprio coloro che già versano in difficoltà economiche, gli stessi che ricorrono agli shop cinesi che vendono a basso prezzo ogni genere di bene. Certo è che in tempi di libero mercato diventa assurdo e impossibile chiudere o quanto meno controllare l’apertura di questo tipo di attività, magari limitandone nel numero. Ne è consapevole Nicola Acanfora, assessore al Commercio. “Per noi cittadini è sempre mortificante sapere di un padre di famiglia che si è rovinato con il gioco – spiega l’assessore, che ha diverse idee sul tema – dobbiamo mettere in campo una campagna di sensibilizzazione sui danni che crea il gioco d’azzardo, vera e propria dipendenza, che distrugge ogni anno migliaia di famiglie italiane”. Perché se da un lato è impossibile vietare l’apertura di queste attività, che pur pagano le tasse, dall’altro si possono però attuare iniziative di sensibilizzazione e consapevolezza al rischio del gioco. “Il gioco è puro divertimento, ma è chiaro che il sogno di cambiare vita grattando un ticket o indovinare una combinazione di numeri può sfociare in ossessione, fino a diventare patologia – spiega Acanfora, ragion per cui – In futuro vogliamo oltre che sensibilizzare, aiutare con uno sportello dedicato chi vuole uscire da questo tunnel, per far sentire forte la vicinanza dell’amministrazione”. Dall’opposizione si alza la voce di Alessandro Arpaia, medico e portavoce di Fratelli d’Italia: “A Scafati mentre chiudono attività commerciali storiche, non esiste una libreria in ogni angolo, fioriscono sale scommesse. Tantissime le persone che le affollano giocando soldi nella speranza di una vincita che naturalmente non arriva mai. Potremmo definire il gioco d’azzardo come la tassa sulla povertà introdotta dallo stato”. Arpaia ha la sua proposta: “Come FDI proporrei la discussione di un regolamentazione comunale sul numero di sale giochi e proporrei la chiusura di tali sale nelle ore diurne per evitare che i giovani possano frequentarle”.