Di Adriano Falanga
“Io sono Diego Chirico, eletto consigliere comunale e rappresentante degli interessi della città e dei miei elettori, che mi hanno voluto amministratore comunale. Non sono stato eletto per difendere gli interessi di nessuno, in particolar modo della mia famiglia o di presunte lobby”. Si difende Diego Chirico, assessore allo Sport e Polizia Municipale, da chi punta l’indice sul suo rapporto di parentela con Nello Longobardi, patron dello Scafati Basket e direttamente coinvolto nell’inchiesta giudiziaria sugli intrecci politica-camorra. Il ruolo di Longobardi in questa vicenda sarà chiarito dalle indagini in corso, ma l’assessore suo nipote nega ogni accusa di averlo favorito nella tutela di interessi economici. In particolare, nel marzo 2013 era arrivato l’accordo tra il Comune e Longobardi su una vecchia questione di espropri. L’azienda guidata dal patron dello Scafati Basket non pagherà le tasse sui rifiuti fino al 2017 a “copertura” di un debito che l’Ente pubblico ha nei suoi riguardi. Lo sconto è di 250 mila euro. L’atto fu autorizzato dal responsabile dell’Avvocatura Francesco Romano (poi dimessosi per sopraggiunta incompatibilità) e avallato dall’assessore al Contenzioso Diego Chirico. A supervisionare la transazione l’avvocato Antonella Iovine, cognata di Chirico. L’interessato però smentisce di aver avuto un qualsivoglia ruolo nella vicenda. “All’epoca io ero ancora consigliere comunale, e in Giunta c’era Daniela Ugliano. Non ho seguito questa transazione e neanche ne ero a conoscenza. Ricordo solo che su input dell’esecutivo, all’ufficio Contenzioso fu chiesto di favorire le transazioni bonarie, rispetto alle cause, per contenere i costi legali”. Insomma, la parentela c’è, ma non è politicamente legata alle attività di Chirico, secondo l’interessato. Eppure dall’opposizione c’è chi chiede le sue dimissioni dall’esecutivo, a seguito delle inquietanti dichiarazioni che emergono dai verbali redatti dall’antimafia, rilasciate dal pentito Alfonso Loreto. “Dimettermi? Non ne vedo il motivo, nella mia vita ho seminato bene, almeno credo, nel 2013 ho raccolto un buon risultato con l’aiuto degli amici, lavoro serenamente per la Città, al servizio dei cittadini, al di là delle deleghe assegnatemi – spiega Chirico – Le persone che incontro ogni giorno, quelle si che potrebbero farmi dimettere. Sa che gli sguardi delle persone sono tutto? Se dovessi accorgermi che la gente mi iniziasse a guardare con gli occhi del sospetto, allora si che potrei davvero dimettermi. Non ho nulla da rimproverarmi, o almeno una cosa c’è, la troppa generosità e passione con cui faccio le cose, alle volte mi porta a sbagliare”. Mostra sicurezza l’assessore alibertiano, e ammette di avere una sua idea della questione giudiziaria che attanaglia l’amministrazione. “L’idea è umana e politica allo stesso tempo. La magistratura ha un ruolo delicato ed è giusto faccia il suo percorso. Un magistrato, attraverso dichiarazioni o indizi raccoglie prove di una verità giudiziaria che talvolta può essere distante dalla realtà vera dei fatti. Personalmente sono fiducioso e credo nella giustizia italiana e nei magistrati, sia inquirenti che giudicanti, ma credo anche che poi la vera giustizia non sia di questo mondo”. Nell’ultimo anno, ad ogni rimodulazione di giunta è girato il suo nome come probabile trombato, tra i motivi sia l’essere rimasto senza un gruppo di sostegno e sia per la parentela con Longobardi. Ma il rapporto politico con il primo cittadino Pasquale Aliberti, oggi qual è? “Questa domanda è significativa e mi piacerebbe fosse rivolta anche a lui, soprattutto in questo momento storico – risponde Chirico – Sarei curioso di sapere cosa pensa di me, anche se già potrei immaginare la risposta. Quando nel 2013, assieme a mia moglie ed un gruppo di amici veri, decidemmo di sposare il progetto “Orgogliosi di Scafati”, che vedeva in un politico giovane, serio e pulito il punto di forza, la prima cosa che gli dissi quando lo conobbi fu: “Piacere Signor Sindaco, mi chiamo Diego Chirico e sono un giovane avvocato appassionato dalla politica”. Credevo che in prospettiva avrebbe potuto garantire a Scafati un riscatto politico nella Provincia di Salerno e in Regione Campania e così è stato. Ecco per me oggi non è cambiato niente, credo sempre nella politica e nel progetto del Sindaco. Anzi ci credo anche più del 2013, visto che ne faccio parte da oltre 3 anni”. Una scelta personale, e un successo raggiunto grazie agli amici. Chirico smentisce così anche le vici di chi lo vede eletto grazie al sostegno dello zio imprenditore.
“ANDREA RIDOSSO? BRAVO RAGAZZO”
Clan Loreto-Ridosso, dagli elementi fino ad oggi emersi traspare un gruppo criminale decisamente attento alle vicende politiche, pronto a tessere le fila di accordi e conoscenze. Secondo Loreto, oltre al “patto elettorale del 2013” con Aliberti, contatti ci sarebbero stati anche con altri esponenti consiliari, non indagati, tra cui il presidente del consiglio comunale Pasquale Coppola. “Quanta gente ho conosciuto dal 2013 ad oggi, persone che in un modo o in altro incrociamo nella vita quotidiana, politica e professionale – continua Chirico, che poi svela – al Mundialito 2015, bellissimo torneo estivo di una Città trainata dalla passione per lo Sport, ho conosciuto Andrea Ridosso, un ragazzo perbene, che nei suoi occhi porta la voglia di riscatto che solo chi si ferma alle apparenze non potrebbe riuscire a cogliere”. Andrea è il Ridosso che avrebbe dovuto essere candidato al posto di Roberto Barchiesi, secondo Loreto fu Aliberti a sconsigliarlo, per via del nome “stridente”. Ma al Mundialito ci furono anche altri incontri, ricorda ancora Diego Chirico: “Ho conosciuto anche il fratello Luigi, che è sempre stato cordiale quelle rare volte che ci siamo incrociati per strada. Loreto non l’ho mai visto, ne conosciuto personalmente, soltanto dai giornali”.
MARZO 2013, palazzo Mayer chiariva la vicenda
Diego Chirico segnala una nota di Palazzo Mayer del 13 marzo 2015, in cui veniva fatta chiarezza sul concordato tra Longobardi e il Comune. “In merito all’articolo pubblicato oggi dal quotidiano “Cronache del salernitano” dal titolo “Longobardi, esentasse fino al 2017”, il Responsabile dell’Ufficio Avvocatura, Avv. Francesco Romano chiede la seguente rettifica: “La transazione tra l’Ufficio Legale dell’Ente e la Longobardi Aniello srl è stata sottoscritta in data 20/5/2014 quando all’epoca assessore all’Avvocatura era la dott.ssa Ugliano e non l’Avv. Diego Chirico. Per le transazioni non è obbligatorio il passaggio in Giunta Municipale in quanto l’Ufficio Avvocatura ed il suo Dirigente hanno la facoltà ed il potere di effettuare transazioni come statuito anche dalla delibera di G.M. n.106 del 29/04/2014. L’importo transatto non è di euro 250 mila ma di euro 200 mila a fronte di una sentenza di condanna per l’Ente ad euro 272.062,18 oltre interessi e rivalutazione monetaria dal 1/7/2012 e spese legali per euro 7.500,00 oltre Iva e Cpa. Considerando gli interessi, la rivalutazione monetaria, le spese legali di soccombenza e le spese di registrazione il risparmio per l’Ente si attesta in oltre euro 100 mila e non in euro 20 mila come affermato dalla giornalista. Il termine esenzione utilizzato è improprio in quanto la ditta Longobardi srl ha proposto una compensazione con i crediti tributari dell’Ente, procedura peraltro consentita da norme e regolamenti. L’Ente non aveva l’obbligo di proporre appello. E’ stata fatta una attenta valutazione dei costi e benefici. Un appello favorevole avrebbe solo ridotto la cifra ma questo beneficio si sarebbe annullato con la maggiorazione di interessi e rivalutazione sulla cifra che sarebbe stata statuita dalla Corte di Appello. Senza considerare l’alea del giudizio che, in caso di soccombenza e posto che la decisione si sarebbe avuta tra circa 5 anni, avrebbe potuto condannare l’Ente ad una cifra ragguardevole”. Il consigliere di maggioranza, Daniela Ugliano: “Quando sono diventata assessore all’Avvocatura, assieme al Dirigente del settore decidemmo di favorire le transazioni al fine di favorire un risparmio all’Ente di circa il 30% per ogni contenzioso. Lo stesso criterio è stato applicato nel caso della ditta Longobardi srl. Tengo a precisare che questa transazione, nel caso specifico, è andata a vantaggio dell’Ente. Si è evitato di pagare la somma dovuta nell’immediato, cercando un accordo con l’imprenditore “esentandolo”, per utilizzare il termine del consigliere Santocchio, dalle tasse fino al 2017”.