Scafati. Avagnano: Mai il mio voto politico ad Aliberti - Le Cronache Provincia
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Scafati. Avagnano: Mai il mio voto politico ad Aliberti

Scafati. Avagnano: Mai il mio voto politico ad Aliberti

Estromessi dalla maggioranza. E’ quanto voluto dal sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, che alcuni giorni fa, attraverso una nota ha allontanato i consiglieri dissidenti Gennaro Avagnano, Paolo Attianese e Susy Barone. Proprio Avagnano ha voluto esprimersi su quanto accaduto cercando di fare chiarezza sulla posizione attualmente occupata da egli stesso e dai suoi colleghi. Consigliere Avagnano, attraverso una nota il Sindaco Aliberti ha comunicato l’esclusione dalla maggioranza dei consiglieri dissidenti: lei, Susy Barone e Paolo Attianese. Se lo aspettava? “Per quanto mi riguarda, premetto che parlo per me, dal Sindaco mi sarei aspettato solo più chiarezza e correttezza in questa esternazione, anche se lo so che da lui è chiedere l’impossibile, visto che sono stato io a prendere le distanze, non ora, ma tempo fa, davanti a tutta la maggioranza”.

Come mai siete giunti di nuovo a una condizione di scontro dopo che sembrava rientrata la crisi iniziale?

“Nessuno scontro e nessun rientro iniziale, c’era stata una conferenza stampa dove eravamo stati più che chiari. Purtroppo da allora rispetto alle richieste di maggiore partecipazione e condivisione da parte del sindaco non è stato fatto nulla e si è agito di conseguenza: non votando il Dup. Inutile che il primo cittadino si nasconda dietro la possibilità di presentare emendamenti al Dup, perché abbiamo visto quello che ha ottenuto Luigi Cavallaro dopo essere stato l’unico ad averlo presentato: il capogruppo di Forza Italia si è alzato in consiglio e guidato dal sindaco gli ha chiesto il ritiro dell’emendamento, lo stesso concordato addirittura con il sindaco. Come si suol dire una tagliata di faccia al buon Cavallaro”.

D’ora in poi quale sarà la vostra posizione in Consiglio? Quella di oppositori?

“Come ho già dichiarato e chiarito al sindaco mesi fa, e lo ripeto in questa sede, il sottoscritto assicura il suo voto solo sugli argomenti che ritiene, in piena coscienza, nell’interesse della città. Il mio voto politico a prescindere Aliberti non lo aveva prima, non lo avrà adesso, né domani. Spero di essere stato chiaro, se ce ne fosse bisogno”.

Voi avete sempre contestato la mancanza di autonomia e libertà di azione, indicando che quelle del primo cittadino e di altri della maggioranza fossero delle scelte imposte sulle quali non si poteva esprimere un proprio parere o dissenso. Può spiegarci bene cosa è realmente successo?

“Molto semplicemente ogni decisione veniva calata dall’alto, avanzata solo dal sindaco senza alcun concerto. Praticamente pretendeva che si fosse uomini di squadra solo quando si doveva andare a votare in consiglio. Puc, Pip, Bilancio, lo stesso documento unico di programmazione 2025-2027 etc. ci si riduceva sempre a parlarne in ultimo e mai ad esserne coinvolti preventivamente per esprimere la propria posizione. Dopo un anno e mezzo di inutili confronti, era il momento di dire basta a questo modo di agire”.

Cosa pensate? Questa maggioranza può andare avanti o ci sarà una sfiducia con conseguente interruzione della consiliatura andando a nuove elezioni?

“Per me il sindaco Aliberti deve andare avanti e dimostrare le sue capacità amministrative sul campo e nel tempo, ma non in mio nome, questo perché ritengo che le sue scelte se non avranno un cambio di rotta porteranno la città al baratro amministrativo nella quale la portò nel 2016. Scafati ha bisogno di assunzioni e servizi e solo una gestione sobria e da un buon padre di famiglia può raggiungere questi obiettivi. Se ci limitiamo a spendere in feste e festini, incarichi etc, tutto ciò rappresenta solo sperpero di danaro pubblico e sinceramente io mi sento distinto e distante da questo modo di fare politica”. Un chiaro segnale di autonomia da parte di Cavallaro, che però non vuol significare rottura totale, ma una sorta di cosciente collaborazione da mettere in campo laddove si ritenga opportuni per il bene della cittadinanza.

Mario Rinaldi

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