Savastano, fu patto elettorale non corruttivo - Le Cronache Salerno
Giudiziaria Salerno

Savastano, fu patto elettorale non corruttivo

Savastano, fu patto elettorale non corruttivo

di Erika Noschese

Chiede l’assoluzione perché i fatti contestati non sussistono l’avvocato Agostino De Caro, difensore del consigliere regionale Nino Savastano coinvolto nel processo di primo grado relativo all’inchiesta sulle cooperative sociali del Comune di Salerno. Ieri mattina, infatti, dopo la richiesta dei pubblici ministeri Elena Cosentino e Guglielmo Valenti di condanna a 4 anni e un mese per l’ex assessore comunale, la replica della difesa attraverso gli avvocati Agostino De Caro e Giovanni Annunziata. Entrambi i difensori hanno smontato la tesi dei PM che hanno parlato di corruzione e turbativa di gara ma è proprio sul primo capo di imputazione che si sono soffermati maggiormente gli avvocati. De Caro ha contestato l’utilizzo di alcune intercettazioni che non potevano essere oggetto di procedimento penale. «Le determine dirigenziali sono state assunte dal dirigente Caselli, il concetto di istigazione non può essere valido», ha spiegato l’avvocato De Caro, ricordando che «non c’è mai stato alcun rapporto tra Caselli e Savastano», come confermato dai diretti interessati e come emerge dalle indagini e dalle intercettazioni. «Vi era un rapporto diretto tra Caselli e Savastano, parlo di rapporto legittimo, dunque non aveva bisogno di un intermediario», ha sottolineato ancora l’avvocato difensore ricordando, tra le altre cose, che fino al 2020 i rapporti tra l’attuale consigliere regionale e l’ex ras delle cooperative sociali Vincenzo Zoccola, i rapporti erano pari a zero. «Il Comune ha agito in quel modo, parlo delle proroghe, per ben 17 anni, questo non è mai cambiato e lo ha ben spiegato anche Di Lorenzo il perché di quelle scelte – ha detto ancora Agostino De Caro nella sua arringa difensiva – La verità non è mai stata smentita; è evanescente la ricerca dell’istigazione semplicemente perché la modalità dell’accusa non corrisponde alla verità dei fatti. L’assessore di riferimento, all’epoca dei fatti, era Caramanno che ha votato il provvedimento, c’era il visto di regolarità tecnica e il visto politico. Il sindaco Napoli l’ha scelta non l’ha subìta, anzi ha assunto fin da subito un atteggiamento collaborativo, scegliendo di inviare la prima delibera in Procura per spiegare quali iniziative erano state messe in campo». Contestata la decisione di non ascoltare il segretario generale Ornella Menna che avrebbe potuto delineare un quadro più trasparente rispetto all’atteggiamento assunto da Savastano. Sull’accusa di corruzione, l’avvocato De Caro è stato chiaro: il presidente Vincenzo De Luca ha dato indicazioni di voto nel corso di una riunione privata con i dipendenti delle cooperative sociali. Cena a cui non ha mai partecipato Savastano. Sulla stessa linea l’avvocato Annunziata: «Mi sfuggono gli elementi che porterebbero il mio assistito ad essere accusato di corruzione», ha detto. «Zoccola si è adeguato, nel corso degli anni, alle scelte del Comune. Lui era sotto la sede di Palazzo Guerra tutte le mattine perché era dalle scelte dell’ente che dipendeva il futuro delle attività – L’indagine non è stata completata, altrimenti sarebbe stata archiviata la posizione di Savastano». Per l’avvocato Annunziata, infatti, «non vi è prova di un accordo corruttivo ma un lecito patto elettorale con indicazioni fisiologiche, con i grandi elettori, per avere una maggiore rappresentanza in consiglio comunale. Annunziata ha poi sottolineato l’impegno politico del suo assistitito: è impegnato in politica da trent’anni, non ha bisogno dei voti di Fiorenzo Zoccola. Voti che non sarebbero stati spostati sull’ex assessore comunale di Salerno, a dispetto di quanto detto al presidente della Regione Campania, come invece ha mostrato l’avvocato: «come si può constatare, quei voti promessi non ci sono», ha detto. Intanto, il prossimo 5 maggio è in programma la nuova udienza: il legale Annunziata potrà terminare la sua arringa difensiva, poi toccherà agli avvocati Giuseppe Della Monica e Gaetano Manzi, difensori di Fiorenzo Vittorio Zoccola.