Antonio Manzo
AUn cazzotto in faccia, vai al suolo tramortito e precipitato dopo aver visto le bellezze del mare. I cinque milioni e passa per quella che eufemisticamente chiamano a Sapri la riqualificazione turistica delle aree portuali non sono altro che i ruderi dell’Italia incompiuta, sprecona. Quella struttura simile ad un ecomostro sulla spiaggia di Sapri che avrebbe dovuto mostrare e ospitare uffici, negozi per i turisti e che ora ospita una scuola calcio, è costata 4 milioni di euro e passa finanziati dalla regione Campania circa venticinque anni fa. I rottami delle vetrate spazzati via da anni di maestrale. La ruggine ha sbranato i pilastri della struttura. Più avanti le barche abbandonate a rinsecchirsi mummificate tra gli yacht ormeggiati tra le famiglie in guerra dove giacciono anche costose imbarcazioni sistemate per essere consegnate, a fine estate, dopo la richiesta di danaro per rilasciarle ai legittimi proprietari. I proprietari sono stati costretti ad una sorta di estorsione sul mare, in attesa si poter riprendere il largo con il proprio yacht . Qui i mucchi di cristalli infranti sono tutt’intorno la struttura inutilizzata. Le banchine per gli yacht di lusso attrezzate tostate dal sole senza aver mai potuto fornire degna ospitalità. L’oscena carcassa del bellissimo Persing 24 incendiato poche settimane fa da un corto circuito (così avrebbero accertato i vigili del fuoco) mentre era ormeggiata al porto. Il notaio proprietario scampato alle fiamme perché a cena. Ora è impudicamente buttata a mare e visitata da gabbiani morti e muschi freschi. Tra promesse mancate e fatti avvenuti nel porto gli uomini della Capitaneria segnalarono che il sistema anti-incendio non funzionava e segnalarono al Comune il disservizio (sostengono). Qui sono naufragate anche le speranze di chi propose per primo le strutture per un più che legittimo ed appropriato rilancio turistico anche in relazione a quello che merita la città con le sue bellezze naturalistiche. La Regione Campania ha finanziato con fondi europei le opere portuali consentendo agli amministratori locali di “raccontare” i lavori promessi. E i problemi dell’inquinamento da amianto nelle acque del Golfo di Policastro sono avvenuti dopo l’avvio dei lavori per un distributore di carburante progettato e diretto da due ingegneri coscienziosi che hanno rinunciato all’incarico (cosa difficile di questi tempi) di fronte alla sordità delle loro segnalazioni. Qui era stata fatta la più grande bonifica del porto che avrebbe permesso di trasformare un luogo in qualcosa che sarebbe dovuta essere un’occasione di vanto per il Golfo. C’è stato anche un infortunio: un giovane che, nel corso di un bagno si è ferito infilzato da un chiodo finito tra la dismissione a mare dei rifiuti. Si è ferito, la mamma ha segnalato tutto al Comune. Risanato il Golfo? Mica tanto perché inquinato da sostanze altamente pericolose. Quattordici anni fa l’Eni iniziava a rimuovere la parte petrolifera dell’impianto per poi completare le operazioni di bonifica e demolizione del piazzale ex Agip.” Sei anni dopo – ha dichiarato on line il sindaco Antonio Gentile – l’Eni. concordava la conversione dell’area in parcheggio. Nel 2017 venivo eletto per la prima volta Sindaco e avviavo nel 2022 l’iter progettuale dell’attuale progetto sperimentale con il prelievo dei campioni nel sottosuolo del piazzale ex Agip propedeutico ai lavori con un piano dettagliato di caratterizzazione dell’intera area il materiale conteneva amianto poi rimossa”. Pochi giorni fa abbiamo potuto visitare quell’ecomostro abbandonato con porte di vetro aperte, uffici abbandonati dove c’è l’occasione storica per una ditta di riparare la «cittadella proibita» del porto di Sapri e rimuovere un degrado inaccettabile. Qui è il vuoto. Totale. Vuoti gli uffici con immense vetrate «sospese» sull’acqua e avvolte da una grata di tessere di vetro via via sbrindellata dalla furia dei venti nel disinteresse assoluto per la manutenzione prescritta. Vuoti gli uffici pavimenti sconnessi come se fossero stati presi a martellate.





