fronteggiare l’emergenza cardiologica e la strage di morte improvvisa aritmica, di chi cioè resta colpito da arresto cardiaco e non riesce ad avere assistenza nei minuti immediatamente successivi all’insorgere della letale patologia. In Italia, tra i soli giovani che praticano attività sportiva, i decessi improvvisi sono circa 1500 all’anno, una catastrofe silenziosa che potrebbe essere evitata con il coinvolgimento di tutti, un’opportuna educazione socio-sanitaria e improcrastinabili provvedimenti legislativi. Il professore Maurizio Santomauro, cardiologo insigne e consulente aritmologo della Clinica Mediterranea di Napoli, per quarantadue anni figura di riferimento presso il Policlinico universitario di Napoli dove, dopo il recente pensionamento, continua ad essere docente presso la Scuola di specializzazione cardiochirurgica, è da anni impegnato su questo fronte e non si dà pace sia come cardiologo che come presidente del Gruppo di Intervento per le Emergenze Cardiologiche. «Fino al 1982 – dichiarò, tempo fa al nostro giornale, l’insigne cardiologo e aritmologo – l’Italia non era dotata di un sistema regolatore relativo alle attività sportive. Poi, quarantadue anni fa, grazie a una legge, vi fu un considerevole passo in avanti e si registrarono buoni risultati. Furono scoperte situazioni patologiche in molti giovani atleti che si avviavano all’attività agonistica. Una normativa più o meno in linea con quella europea e per alcuni aspetti addirittura competitiva. Tra gli esami previsti, c’erano la spirometria, l’esame delle urine e la valutazione clinica del grado di tolleranza allo sforzo fisico effettuata nel corso dell’esame E.C.G., mediante il calcolo dell’indice di recupero immediato. Esami che oggi, con le conoscenze che abbiamo acquisito, possiamo ritenere inadeguati e, in qualche caso, rudimentali». Ragion per cui il legislatore non può continuare a tacere, così come è stato ribadito in vari incontri che il professore Santomauro sta avendo anche a livello parlamentare. Nel recente Congresso Nazionale di Cardiologia, svoltosi nei giorni scorsi a Roma, il professore Maurizio Santomauro ha moderato la sessione relativa alla “Gestione dell’arresto cardiaco ospedaliero” cui è seguita la Simulazione avanzata di scenari clinici AHA. Dai lavori è emerso un quadro davvero allarmante: se i dati tra i giovani che svolgono attività sportiva sono già allarmanti, quelli generali terrorizzano davvero. Per questa patologia muoiono ogni anno in Italia 60mila persone, di cui 6000 in Campania. «Il mio impegno – commenta Santomauro – è quello finalizzato a una formazione obbligatoria nelle scuole, presso enti pubblici, palestre, associazioni ecc. per evitare che i defibrillatori rappresentino solo un arredo urbano». È questa la sfida anche per il prossimo anni del Gruppo di Intervento per le Emergenze Cardiologiche (GIEC), che è presieduta in Italia da Santomauro e in Campania dal cardiologo Carmine Landi, che così commenta l’impegno per il futuro: «Insieme con il professore Santomauro abbiamo elaborato un programma di lavoro importante con i Comuni della Campania e le associazioni. Il primo di questi incontri ufficiali sarà promosso in collaborazione con la Diocesi di Salerno ed è previsto per il 23 gennaio, inizio ore 10, presso il Salone degli Stemmi, alla presenza dell’arcivescovo Bellandi». Intanto, pochi giorni fa, GIEC nazionale ha presentato ai suoi massimi organismi centrali le attività svolte nell’anno che si sta appena chiudendo: decine di manifestazioni, alcune tra tecnici, altre con il coinvolgimento degli enti pubblici e delle più importanti organizzazioni sportive (FIGC e AIA in prima linea), una raffica di stimoli lanciati ad ogni livello per limitare o scongiurare una patologia che produce danni enormi, in gran parte evitabili, cancellando circa 60mila vite, praticamente un’intera città di medie dimensioni. Ma anche qui c’è molta strada da fare: «Vi sono Comuni che si fregiano del titolo di “Città cardioprotetta” – sostiene il cardiologo Carmine Landi, presidente anche dell’Associazione Grazie di Cuore – pur senza averne il minimo requisito. È ormai indiscutibile che sono essenziali dati ufficiali documentati dagli assessorati alla sanità quali la locazione dei DAE, il numero del personale addestrato, la segnaletica per l’individuazione delle postazioni pubbliche del DAE, nonché i sistemi informatici per l’individuazione immediata dei soccorritori e dei DAE più vicini». Altre sollecitazioni sono state inviate dal GIEC nazionale alle Ferrovie dello Stato affinché anche sui treni e nelle stazioni vi sia la dotazione dei defibrillatori e la formazione del personale più qualificato. Non sono poche, infatti, le tragedie che si sono verificate nelle stazioni e tra i viaggiatori dei treni. Una grande mobilitazione è allo studio per il 2025, per far sì che la sfida di Santomauro e del suo Gruppo diventi un obiettivo strategico di tutta la società e dell’intero Paese.
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