di Amedeo Esposito*
Tutti continuiamo a leggere dello stato catastrofico in cui versa il nostro Servizio Sanitario e viviamo direttamente le difficoltà di essere malati. Stiamo comprendendo che le difficoltà sono diverse ed a momenti alterni imputiamo le problematiche alla carenza di personale sanitario, alle strutture oppure alla incapacità del personale stesso. In realtà le varie problematiche partono, in buona parte, dal finanziamento nazionale destinato alla Sanità e da come esso viene ripartito. Lo scorso 11 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2023 che certifica per l’anno 2022 una spesa sanitaria di 131.103 milioni, inferiore di quasi 3 milioni rispetto ai 133.998 milioni previsti dall’ultima Nota di Aggiornamento DEF 2022. Il rapporto spesa sanitaria/PIL nel 2023 scende a 6,7% rispetto al 6,9% del 2022, anche se in termini assoluti la previsione di spesa sanitaria è di 136.043 milioni, ovvero 4.319 milioni in più rispetto al 2022 (+3,8%). Riprendendo quanto detto da Cartabellotta « il roboante incremento di oltre quattro miliardi di euro nel 2023 è solo apparente sia perché oltre due terzi (67%) costituiscono un mero spostamento al 2023 della spesa sanitaria prevista nel 2022 per il rinnovo contrattuale del personale dirigente, sia per l’erosione del potere di acquisto visto che secondo l’ISTAT ad oggi l’inflazione acquisita per il 2023 si attesta a +5%, un valore superiore all’aumento della spesa sanitaria che, invece, si ferma a +3,8%». Dunque, è inutile e sterile alimentare polemiche, ma bisogna partire dall’analisi dei dati AGENAS e delle performance delle regioni, stilate dall’Università San Raffaele (ROMA) ma che potrebbero esser sostituite dalle analisi svolte da qualsiasi università. L’analisi delle performance mostra la regione Campania in netto peggioramento, rispetto al 2019, sulla maggioranza degli indici valutati; questo ci fa comprendere che il problema non è solo dovuto alla carenza di personale, ma alla necessità di un insieme di interventi strutturali che ci permettano di salvare un bene pubblico e diano dignità a tutti i cittadini campani. L’accessibilità al Servizio è ai minimi storici – liste di attesa interminabili, strutture di primo soccorso soprassature, reparti allo stremo attrezzature non funzionanti etc. Sebbene ci siano molte leve su qui si può agire solo a livello Centrale (i.e. revisione del Titolo V o rapporto con le Università per la programmazione del numero delle lauree) si può ragionare su attività e proposte implementabili nella nostra Regione. Su queste basi, svincolati da pregiudizi politici, nasce la giornata del 1 Luglio, “Sole e Maletiempo” che si terrà a Napoli a “Città della Scienza”, dove nella mattinata tecnici dei diversi amibiti si incontreranno per arrivare a proposte concrete e raggiungibili da presentare, durante il pomeriggio, a dirigenti tecnici e politici che potranno ascoltare e, si spera, implementare quanto sarà proposto. Ci concentreremo su alcuni argomenti, partendo dal rapporto pubblico/privato (ricordando gli 80 milioni assegnati dalla Regione al mondo del privato per smaltire le liste di attesa) per soffermarci, poi, sullo stato dell’uso dei fondi del PNRR, da usarsi per migliorare l’accessibilità del servizio sanitario, realizzando le case di comunità. Ci soffermeremo, infine, ancheì sull’attuale attrattatività dei nostri ospedali, per i giovani e come fare a limitre la fuga degli specialisti verso il privato.
*Responsabile
Dipartimento Regionale Sanità Azione Salerno