A cura di Erika Noschese e Monica De Santis
Si chiama Sandro. È italiano, viveva ad Ancona ma la vita con lui non è stata molto clemente, così è andato via. Circa 12 anni fa, si è trasferito a Kiev dove ha conosciuto la sua ex moglie. Al centro di accoglienza ci ha raccontato le tre settimane a Kiev. Le persone sono disposte letteralmente ad ammazzarsi per un pezzo di pane o un letto. Viveva in alcuni ostelli, non c’erano rifugi lì da lui e per tre settimane ha visto le persone morire a pochi metri da lui, ha sentito – per tre settimane – continui bombardamenti e non aveva rifugi a disposizione. Ieri mattina era al centro di accoglienza perché, con il suo passaporto italiano, voleva tornare nella sua nazione. Non ha legami, né in Ucraina né in Italia così si è recato presso il centro di accoglienza in attesa di un primo autobus. Ed è qui che ha conosciuto noi e ci ha raccontato la sua drammatica storica, chiedendo un passaggio per raggiungere l’Italia. Sono una volta a bordo del mezzo ha chiesto di raggiungere la provincia di Salerno per iniziare da zero. “Non ho legami affettivi, ho solo una sorella che vive in Germania e in Polonia non voglio stare, desidero allontanarmi da questo posto, vorrei raggiungere Salerno perché mi sembra una bella città ma ho paura – ha raccontato ancora Sandro – Se da un lato sono giovane per arrendermi alla vita, dall’altro sono troppo anziano e non riuscirei a trovare lavoro e io voglio poter essere d’aiuto, dare il mio contributo”. Per Sandro, da Salerno, è già scattata la gara di solidarietà e sono in tanti a cercare per lui un lavoro e una sistemazione momentanea. Quella di Sandro è solo una delle drammatiche storie che affollano le strutture: ogni giorno i volontari sono operativi per almeno 12 ore, a loro il compito di capire le esigenze delle persone, smistarle in base alle nazioni da raggiungere e offrire loro cibo. Negli anni, Sandro ha visitato diverse città e tanti i lavori che gli sono capitati: “nella vita ho fatto di tutto, il cameriere, il barista ma mi sono anche dedicato alle pulizie per soli €700 al mese perché per me quella era una questione di sopravvivenza ma ora a livello psicologico non reggo più il rumore sordo dei bombardamenti, ho sentito la necessità di scappare da quella città che mi ha dato tanto in questi lunghi 12 anni ma che ora non ha più niente da offrire perché rasa al suolo da un criminale”. Presso le strutture di accoglienza tante le donne che cercavano di mettersi in contatto con i loro compagni o mariti per rassicurarli ma soprattutto per comunicare loro di essere in partenza per terre lontane e sconosciute; tanti uomini hanno però detto alle mogli di non raggiungere l’Italia perché terra troppo distante ma di spostarsi in zone più vicine come la Polonia nella speranza di potersi presto ricongiungere e ricominciare una nuova vita tutti insieme.