Graduatorie non rispettate, malati gravi che aspettano dal tempo, corsie preferenziali per l’erogazione dei contributi, in qualche caso addirittura il sospetto che le certificazioni siano false: c’è un po’ di tutto in questo nuovo filone riguardante il Piano sociale di zona S3, il cui comune capofila è Eboli (gli altri sono Altavilla Silentina, Campagna, Contursi Terme, Oliveto Citra, Postiglione, Serre e Sicignano degli Alburni). Questo giornale se n’è occupato il 18 marzo scorso ed oggi ritorna sull’argomento alla luce di nuove acquisizioni. Stiamo parlando di danaro (circa 400mila euro) destinato a soggetti con patologie invalidanti gravissime. Ma come nasce questa storia e perché Le Cronache vi ha messo gli occhi sopra? Semplice: tutto è nato dall’assenza (tuttora perdurante, e qui comprendiamo il potenziale imbarazzo della dirigenza) dal sito web del PdZ S3 dell’elenco delle persone cui sono state liquidate le somme erogate dalla Regione tramite il Piano. C’è la graduatoria definitiva degli aventi diritto, sia per i disabili gravi che per quelli gravissimi, manca però la necessaria, ed obbligatoria, lista di chi i soldi li ha ricevuti. Scarta di qua scarta di là, alla fine vien fuori la (presunta) magagna: a ricevere i soldi non sono stati gli stessi soggetti presenti nella graduatoria definitiva approvata ma altri, spesso con posizioni inferiori e con punteggi più bassi. Significa che se il signor Tizio ha la sclerosi multipla in stato avanzato o una demenza tale da renderlo poco più che un vegetale (diciamo), una condizione economica del nucleo familiare di un certo tipo (spesso altrettanto “invalidante”) e un punteggio in graduatoria pari ad X, può essere incappato nella “lunare” situazione che il signor Caio, affetto da una patologia meno grave e magari dalla situazione Isee migliore e con punteggio di gran lunga inferiore a Tizio, si sia già pappato – si fa per dire- il danaro lui spettante: e questo grazie al fatto che le erogazioni non sarebbero state fatte attenendosi a quanto dal PdZ stesso stabilito di concerto con la dirigenza, il livello politico dei rispettivi enti, le associazioni di categoria e lo stesso “disability manager” individuato dal comune capofila, uno che della materia ha assoluta padronanza. Infatti confrontando la graduatoria approvata dal Pdz con la lista dei liquidati, emergono elementi che corroborano l’ipotesi avanzata da questo giornale, almeno fino a prova contraria: vale a dire che qualcuno ci ha messo mano scegliendo a chi erogare i fondi e a chi invece no e comunque stabilendo chi debba attendere ancora (e nelle condizioni di un disabile grave anche un secondo diventa un’eternità) e chi invece può passare all’incasso. Le voci di “pressioni” sul PdZ per incassare i soldi ad opera di svariati soggetti si fanno sempre più insistenti: e raccontano tanto. Una roba ripugnante, ove accertata, che assesta un durissimo colpo alla credibilità del PdZ, oltre che del comune capofila. Facciamo qualche esempio: al netto dei deceduti, ovviamente depennati, disabili gravissimi che stavano al numero 30 in graduatoria e con punteggio 100 si trovano nell’elenco dei liquidati all’11 dove pure si è giunti saltando diverse posizioni, e questo vale per quasi tutta la lista dei 33 appena liquidati. Ma la cosa più incresciosa è che, non solo ce ne sono 23 della precedente graduatoria (2017) che ancora aspettano (invece si era deciso nero su bianco, com’è logico e giusto, che si ripartiva da loro), non solo sono stati liquidati quelli della graduatoria nuova ma addirittura chi aveva, ad esempio, punteggio di 80, 84, 90, 79 -in un caso uno aveva punteggio 72!- è passato avanti rispetto a chi aveva 100. Al PdZ avrebbero detto ai “potenziali beneficiari” (come li definiscono, inspiegabilmente, nelle carte) che avrebbero potuto incassare i soldi quelli che comunicavano il proprio Iban agli uffici: il che sembra una barzelletta, invece sarebbe successo veramente. Ma, se pure fosse, in base a quale ragionamento complesso si bypassa un reale avente diritto? Cioè: uno non solo ha guai infiniti ma deve pure preoccuparsi di avere l’Iban se no lo mettono in ulteriore attesa? I mandati non si usano più? Gli assegni postali e bancari? Una cambiale magari? Appare naturale, dunque, pensare che non si tratti solo di becera burocrazia ma di un pretesto, forse pensato in altre stanze, per avere mano libera nelle erogazioni. Se a questo aggiungiamo i (sinora) quattro casi “attenzionati” all’interno del comprensorio del PdZ, tra i quali quello di un ex ispettore delle forze dell’ordine, che avrebbero esibito certificazioni mediche taroccate, ecco che la situazione da drammatica potrebbe diventare tragica.
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