Sono state disposte misure cautelari dal gip di Salerno nei confronti di 38 persone (14 arresti in carcere, 21 ai domiciliari e 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), dai militari del Comando Provinciale di Salerno supportati da quelli dei reparti territorialmente competenti eseguite nelle province di Salerno, Avellino, Caserta, Chieti e Frosinone nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia. I reati contestati, a vario titolo, sono estorsione e lesioni personali, aggravati dalla finalita’ mafiosa, porto e detenzione di armi in luogo pubblico, concorso in spaccio di sostanze stupefacenti, truffa ai danni dello Stato, indebita percezione di erogazioni pubbliche, ricettazione, riciclaggio, truffa. E’ stato eseguito il sequestro preventivo di circa 74mila euro a carico due societa’, un bar e una societa’ di servizi. Sono state sequestrate anche sostanze stupefacenti per oltre 28 chili, prevalentemente hashish. Giuseppe Stellato, detto “pappachione”, avrebbe nel tempo assunto una posizione predominante, gia’ prima della sua definitiva scarcerazione, avvenuta a maggio 2020, servendosi di permessi che gli davano la possibilita’ di rientrare nel capoluogo. L’uomo, secondo le ricostruzioni, tramite lettere o incontri personali, direttamente o avvalendosi di intermediari, avrebbe instaurato e riallacciato rapporti con svariati pregiudicati salernitani per formare un gruppo criminale per il controllo dell’attivita’ di spaccio di stupefacenti nella zona orientale di Salerno. Nel luglio 2020, Stellato, insieme ad altri sette indagati, avrebbe gambizzato con colpi di pistola, un pusher, per imporre la propria supremazia territoriale. E’ stata scoperta anche un’attivita’ di spaccio all’interno del carcere di Bellizzi Irpino (Avellino), da parte di due detenuti, che sarebbero riusciti ad ottenere la droga grazie ad alcuni familiari e il loro legale di fiducia, anch’egli arrestato. Inoltre, tre indagati, tra cui l’ avvocato e uno dei leader del tifo organizzato locale, avrebbero commesso una truffa nei confronti dei genitori di un ventenne, anch’egli appartenente agli ultras, deceduto in un incidente stradale mortale. In particolare, il capo del gruppo ultras sarebbe riuscito a carpire la buona fede dei genitori della vittima, ai quali avrebbe indicato il legale per le procedure assicurative relative alla morte del figlio. L’avvocato, mediante la falsificazione totale o parziale di documentazione fiscale attestante presunte spese sostenute in relazione al funerale della vittima e successive consulenze tecniche di parte, avrebbe poi indotto in errore i familiari sugli oneri complessivamente a lui dovuti, appropriandosi della somma di 160 mila euro, dal totale del risarcimento liquidato dall’assicurazione per il sinistro, ripartendola con il capo ultras e un altro indagato. Parte della somma provento di truffa sarebbe stata poi riciclata attraverso una fattura falsa di oltre 43mila euro, emessa dalla societa’ di consulenza di proprieta’ della moglie di uno dei tre. Le indagini, anche bancarie, hanno consentito inoltre di ipotizzare che la donna, legale rappresentante di un’impresa individuale con sede a Pontecagnano Faiano (Salerno), avrebbe conseguito indebitamente un contributo a fondo perduto che lo Stato ha erogato al fine di sostenere le imprese colpite dal Covid, ricavandone un vantaggio patrimoniale quantificato in 30mila euro corrisposto dall’Agenzia delle entrate.
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