Salerno Barocca: Dell’Amore e della Guerra - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Salerno Barocca: Dell’Amore e della Guerra

Salerno Barocca: Dell’Amore e della Guerra

di Olga Chieffi

Ritorna il barocco nel barocco, questa sera, con l’Associazione Culturale Emiolia, presieduta dal controtenore Pasquale Auricchio, con una serata speciale, per il IV appuntamento del cartellone della stagione concertistica 2022 dal titolo “In cordis cordae”, in collaborazione con l’Arcidiocesi salernitana, col patrocinio morale del Comune di Salerno, che nella Chiesa di San Giorgio, alle ore 20, offrirà un concerto monografico dedicato a Georg Friedrich Haendel, dal titolo “Dell’ amore e della guerra”. La serata saluterà quali protagonisti il soprano Giada Campione, il tenore Leo Zappitelli e il clavicembalista Marius Bartoccini. Tre i duetti che verranno eseguiti. Si inizierà con “Caro dolce amico amplesso” dal Poro, Re delle Indie. Quel Re Poro la cui gelosia per Cleofide costituisce il nucleo fondamentale del dramma sono rilevanti tre inserimenti di notevole portata nei punti chiave del dramma: appunto questo duetto Cleofide-Poro del secondo atto, esalta la preminenza dei due amanti, la cui intensità emotiva nasce dall’essenzialità del segno musicale, assieme ad una ineludibile tensione espressiva. Con l’aria a due «Scherzano sul tuo volto» viene presentato il protagonista dell’opera, Rinaldo, che qui non è impegnato in eroiche imprese, bensì intento ad amoreggiare con Almirena. Il rapporto musicale tra i due personaggi, qui cristallizzato in un tipico duetto d’amore, riproduce idealmente il sentimento: la relazione tra i due giovani e le loro aspettative sono rappresentate dall’interazione tra le loro voci. A concludere il florilegio dei duetti l’elegiaco “Se il cor ti perde” che chiude il secondo atto del Tolomeo in cui il protagonista sarà in duo con la palpitante Seleuce in cui il trio si cimenterà con la ricchezza coloristica, sempre perfettamente intonata agli umori elegiaci della partitura händeliana, e dalla dinamica trascinante, verrebbe da dire danzante, dei momenti più animati. Si passerà quindi alle arie con “A dispetto di un volto ingrato” dal Tamerlano di Haendel, con Leo Zappitelli nel ruolo del titolo, un’aria da cantare con piglio gagliardo. Si passerà, quindi all’aria “Fammi combattere mostri e tifei” dal I atto dell’ Orlando. Quando Angelica incontra Orlando, lei finge di essere gelosa del suo salvataggio della principessa Isabella, dicendogli che non può aspettarsi che lei ami un uomo che non riesce ad esserle fedele. Orlando protesta che non avrebbe mai potuto amare nessun’altra a parte lei e si offre di fare qualsiasi cosa per dimostrarlo, persino combattere contro mostri feroci. Zappitelli, continua a porsi sulle tracce del Senesino con il personaggio di Bertarido dalla Rodelinda. In un boschetto di cipressi, Bertarido medita sul vano sfarzo della sua tomba appena eretta, bramando il conforto della sua amata moglie ed eleva il suo canto “Dove sei, amato bene?” Ed ecco avanzarsi Dardano dall’ Amadigi di Gaulda, con la sua aria dal II atto, “Pena tiranna io sento al core”, un vero e proprio esercizio interpretativo di una melodia assai vicina alle atmosfere del “Lascia la spina, cogli la rosa”. Entra in scena il soprano, Giada Campione ed Alcina si trasforma da maga e regina sicura delle sue arti seduttrici a donna innamorata e disperata: questo cambiamento si delinea dopo la scoperta del tradimento di Ruggiero, nell’aria “Ah, mio cor! schernito sei” nel secondo atto, che non è una tempestosa aria di vendetta come ci si potrebbe aspettare, bensì un lamento su accompagnamento semplice, che lascia spazio a parole di minaccia solo nella rapida sezione centrale. Ecco avanzare Adelaide con “Scherza in mar la navicella”, dal Lotario, che presenta uno sviluppo melodico molto ampio e cantabile, inframmezzato da fittissime fioriture che portano la voce tra gli spazi siderali. Armi e amori nel Giulio Cesare in Egitto, con l’aria di Cleopatra “Se pietà di me non senti”: l’angoscia della regina d’Egitto si snoda fra un recitativo accompagnato e una delle arie più incantevoli e commoventi di tutta l’opera , che giunge nel secondo atto. Finale con l’aria dall’ Ariodante, nel bosco Dalinda invoca i fulmini del cielo sul traditore Polinesso, “Neghittosi, or voi che fate?” che rende i contrasti dell’animo del personaggio.