di Erika Noschese
L’associazione 1523.it ha ufficialmente inaugurato le proprie attività anche nella città campana, ponendosi come un nuovo punto di riferimento per uomini che si sentono vittime di violenza, abusi e discriminazioni. La presentazione del progetto ha visto l’intervento di figure chiave che hanno sottolineato l’urgenza di un cambiamento culturale e di una maggiore attenzione verso una realtà spesso taciuta. La nascita della sede salernitana di 1523.it rappresenta dunque un passo importante per offrire ascolto, supporto legale e psicologico a uomini che troppo spesso si sentono invisibili e non tutelati dal sistema. L’associazione si pone come un faro nella lotta contro ogni forma di violenza e discriminazione, ribadendo con forza che la giustizia deve essere realmente uguale per tutti. Angelo Pisani, fondatore del progetto 1523.it Italia, ha aperto i lavori con un appello incisivo: “C’è bisogno di una rivoluzione culturale. Dobbiamo parlare dell’altra violenza, ossia delle violazioni, degli abusi, delle strategie in danno degli uomini, che sono le vittime sacrificali del sistema, perché attraverso loro poi si vuole colpire la famiglia, quindi creare il caos e sfruttare un po’ l’essere umano.” Pisani ha poi aggiunto: “Noi dobbiamo essere bravi a eliminare pregiudizi e discriminazioni, soprattutto dalla giustizia, dobbiamo assicurare la parità dei diritti: è una giustizia uguale per tutti e quindi difendere in questo momento, come le donne, anche gli uomini, per poter tutelare i figli. Quindi il 1523 è un progetto a tutela degli esseri umani, delle persone e di tutte le persone oggi giuridicamente deboli a causa di pregiudizi e discriminazioni dovute ai mass-media, alla demagogia, agli interessi politici che fanno sì che la donna vittima conviene al sistema e l’uomo invece deve essere il colpevole di turno”. L’obiettivo primario dell’associazione è fornire un sostegno concreto a chi si trova in difficoltà, come ha spiegato lo stesso Pisani: “Purtroppo, gli uomini vittime di violenza, come i figli vittime di violenze, come le persone vittime di violenze sono ovunque. Non c’è una località, una città, un paese dove non c’è una vittima. Il nostro obiettivo è quello di creare una tutela, un riferimento, un’assistenza e quindi anche nell’area salernitana dare la possibilità a chi ha bisogno di parlare, di esprimersi, di chiedere aiuto, di trovare un riferimento. Che sia un riferimento legale, un riferimento psicologico, un riferimento culturale, dare degli esempi perché la giustizia è uguale per tutti”. Sulla presenza di casi di violenza maschile nel territorio salernitano si è espressa l’Avvocato Antonella Esposito, presidente dell’associazione Potere ai Diritti: “Assolutamente sì, ce ne sono e sono anche diversi. D’altronde l’associazione Potere ai Diritti e 1523 nasce proprio dall’esperienza quotidiana, e cioè dall’aver avuto constatato che, purtroppo, le violenze che subiscono gli uomini hanno un percorso e un’attenzione che è diversa rispetto all’attenzione che normalmente viene data alle donne.” L’Avvocato Esposito ha poi sottolineato l’importanza di dare voce a chi soffre in silenzio: “Poiché la Costituzione prevede che siamo tutti uguali di fronte alla legge e che ognuno deve essere libero di estrinsecare la propria personalità nelle funzioni sociali nelle quali praticamente vive, era corretto dare voce anche a tanti uomini silenziosi, che soffrono sono in silenzio. Anche perché aiutare un uomo significa aiutare la donna che è nella relazione, significa aiutare i figli che sono nati da quella relazione”. Un aspetto cruciale evidenziato durante la presentazione è la difficoltà nel riconoscere e affrontare la violenza psicologica. L’Avvocato Esposito ha commentato in merito: “Assolutamente sì, questa è la difficoltà che noi incontriamo, ma che incontra anche il magistrato perché, se la violenza fisica è appunto fisica quindi è facile da dimostrare, quella psicologica è molto più subdola, anche se fa molto più male rispetto a quella che è la violenza fisica. Voglio soltanto dare un dato: quello dei suicidi. Gli uomini che si suicidano sono tre volte maggiori rispetto alle donne che si suicidano. Accanto al dramma di una donna che sfocia in un femminicidio, dobbiamo cominciare a guardare anche i drammi che sono dietro e che accompagnano i suicidi degli uomini”. L’Avvocato Maria Maddalena Gaeta, responsabile della sede salernitana dell’associazione 1523.it, ha offerto una definizione più precisa della violenza maschile: “È una violenza più nascosta. La violenza è senza colore, la violenza è senza genere, ma la violenza che riguarda l’uomo è una violenza psicologica. Di solito si è abituati alle percosse, agli schiaffi, ai calci, a forme di manifestazioni di violenza che sono eclatanti. Qui non lo sono: sono violenze di natura emotiva, violenze di natura economica, violenze che riducono molto spesso persone in uno stato di soggezione totale e che dopo la separazione hanno davvero difficoltà a riprendersi, sia fisicamente che emotivamente.” L’Avvocato Gaeta ha poi lanciato un messaggio di speranza e di incoraggiamento: “Noi siamo qui per ascoltarli, per offrire una strada verso la costruzione di una seconda vita, che può essere una vita sicuramente piena e non di tristezza, come quella che molto spesso si paventa. Per fare questo è necessario che cambino anche le prassi dei tribunali: dalla misura dell’assegno di mantenimento alle modalità dell’affidamento dei minori, ai tempi di visita e di condivisione degli spazi. Non sei solo, non piangere, parla, apriti, raccontaci quello che succede, questo è quello che ci sentiamo un po’ di dire”.A testimoniare la necessità di una rete di supporto a livello nazionale è intervenuto Oreste Granata, dell’associazione dei papà separati di Napoli: “Sono un po’ il promotore di una rete nazionale che sta cercando di unire un po’ a tutte le associazioni a livello nazionale, per dare voce a chi è in difficoltà. Oggi noi assistiamo a una rabbia incondizionata anche nelle strade, anche senza motivo, a prima mattina ci sono persone che escono di casa già arrabbiate e ci rendiamo conto che si necessita di un cambiamento culturale. Vogliamo partire dalla società civile, quindi tutte le organizzazioni di volontariato, tutte le organizzazioni che in un certo senso si vogliono far carico anche dei problemi degli altri. E su questo si innestano bene le tante associazioni dei genitori separati, perché il problema è di entrambi. La violenza non ha sesso e questo deve essere chiaro in tutte le sedi”.





