di Marco De Martino
SALERNO – Inizia l’era Paulo Sousa. La Salernitana è stata infatti affidata al 53enne tecnico lusitano il quale, a partire da questo pomeriggio, dirigerà il primo allenamento da tecnico granata. Sousa, che l’ha spuntata al fotofinish su Iachini, questa mattina sottoscriverà un contratto di cinque mesi con opzione di rinnovo per ulteriori due stagioni in caso di salvezza e tanti bonus legati agli obiettivi da raggiungere a breve e medio termine. Una scelta precisa, quella di Danilo Iervolino, per conferire maggiore spessore in termini di esperienza internazionale ma anche per affidarsi ad un tecnico che possiede una idea di gioco ed una precisa identità tattica. In Italia ha già allenato, a Firenze, collezionando un lusinghiero quinto posto nel 2015/2016 ed un buon ottavo posto nel torneo successivo che però non gli valse la riconferma della società gigliata. Da quel momento Paulo Sousa ha girato il mondo collezionando esperienze professionali, più o meno proficue, in tutti i continenti.
IL GLOBETROTTER DEL CALCIO Dall’Inghilterra alla Cina, dall’Ungheria al Brasile, passando per Israele, Italia, Francia e Polonia. Il Paulo Sousa allenatore è un autentico giramondo del calcio ma, prima di accomodarsi in panchina, è stato uno dei centrocampisti più forti ma anche più sfortunati degli anni novanta. Affermatosi con la maglia della Juventus, con cui ha vinto con Lippi allenatore scudetto e Champions League, è stato letteralmente falcidiato dagli infortuni nella fase culminante della propria carriera. Regista classico, ha militato anche nel Borussia Dortmund, con cui ha vinto un’altra Champions battendo proprio la Juve in finale, nel Parma e nell’Inter. Appese le scarpe al chiodo abbastanza prematuramente a causa, appunto, dei suoi continui problemi fisici, è entrato subito a far parte dello staff della Nazionale portoghese, allenando le giovanili e fungendo anche da secondo della squadra maggiore nel 2008. Le prime esperienze in panchina da tecnico sono state in Inghilterra, prima al Queen’s Park Rangers, poi allo Swansea e infine al Leicester (sempre in Championship), e successivamente in Ungheria, al Videoton. Dopo i magiari Sousa è approdato in Israele, al Maccabi Tel Aviv, con cui ha vinto il suo primo titolo nazionale da tecnico. Un successo bissato l’anno dopo con il Basilea, in Svizzera e che gli è valsa la chiamata dall’Italia. La Fiorentina gli ha affidato il timone e la risposta è stata fulminante: sei vittorie nelle prime sette giornate e primo posto in classifica, con la valorizzazione di tanti giovani tra cui Federico Chiesa e l’attuale portiere granata Gigi Sepe. Un primato che la Viola non è riuscita a mantenere chiudendo la stagione con un comunque ottimo quinto posto. Nel 2016/2017 la Fiorentina non è stata capace di ripetere quell’exploit, terminando in ottava posizione. Un piazzamento che ha però determinato la mancata riconferma in viola di Sousa, il quale è partito alla volta della Cina, dove ha allenato il TJ Quanjian senza squilli particolari. Un anno dopo, nel 2018/2019, il ritorno in Europa, stavolta in Francia con il Bordeaux, dove Sousa ha scoperto e lanciato il centrocampista Tchouameni, ora stella del Real Madrid e della Francia, ed il trequartista Adli, talento del Milan. Il grande salto per Paulo Sousa c’è stato nel 2020 quando è stato chiamato dalla Polonia per ricoprire il ruolo di commissario tecnico. Il portoghese, che spesso ha impiegato Piatek (6 presenze e 2 gol per lui con il lusitano), non è riuscito nell’impresa di passare il girone eliminatorio nella fase finale dell’Europeo poi vinto dall’Italia di Mancini ma ha ottenuto la qualificazione ai Mondiali in Qatar a cui poi non ha preso parte perché il rapporto con la Federazione polacca è stato interrotto poco prima, per accasarsi al Flamengo. In Brasile, nella scorsa stagione, Sousa è stato esonerato nonostante una media di quasi due punti a partita.
LE STRATEGIE DEL LUSITANO Paulo Sousa in carriera ha utilizzato con grande frequenza due moduli in particolare: nella prima fase ha sposato il 4-2-3-1, mentre negli ultimi anni ha optato maggiormente per il 3-5-2. Con il Flamengo ha quasi sempre giocato con il 4-2-3-1, mentre con la Polonia ha schierato i suoi con una difesa a tre. Andando sempre a ritroso nel tempo, sia alla Fiorentina che al Bordeaux ha iniziato la stagione con il 4-2-3-1 per poi passare al 3-4-3. Insomma un allenatore eclettico che è aperto a più soluzioni tattiche, con le scelte del modulo di riferimento che spesso sono state determinate dalla rosa a sua disposizione. Quello che è certo è che Paulo Sousa, grazie alla sua grande esperienza internazionale maturata in ogni parte del globo, ha conoscenze, esperienze ed un carisma che in questo momento ha pochi eguali nel panorama calcistico e che potrà mettere a disposizione della Salernitana per farle compiere il salto di qualità, non solo sotto il profilo tattico ma anche sul piano della mentalità e della cultura del lavoro.