Salernitana, imprenditore o tifoso? - Le Cronache Salernitana
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Salernitana, imprenditore o tifoso?

Salernitana, imprenditore o tifoso?

di Alfonso Malangone ‘

Salary Sport’ è un sito web da consultare con attenzione perché riporta, tra altre notizie, gli stipendi dei calciatori Granata per l’anno 2023. Sono dati pubblici e, quindi, si possono divulgare senza problemi. Il primo della lista è Dia, con uno stipendio SETTIMANALE di € 52.200 e ANNUALE di € 2.714.400. E’ seguito da Candreva, con € 49.880 e € 2.593.760; Fazio con € 38.280 e € 1.990.560; Maggiore e Sambia con € 37.120 e € 1.930.240 per ciascuno; Simy con € 33.640 e € 1.749.280; Ochoa con € 29.000 e € 1.508.000; Bradaric con € 26.680 e € 1.387.360; Bronn con € 24.360 e 1.266.720; Gyomber con € 23.200 e € 1.206.400; Bohinen con € 20.880 e € 1.085.760; e, poi, giù-giù, fino all’ultimo della fila che è Stewart con € 1.856 e € 96.512. A riflettere bene, sono remunerazioni assolutamente elevate. In verità, sono pochi i ‘cittadini normali’ che possono vantare guadagni simili e, anzi, è facile che molti stipendi ANNUALI siano inferiori a quelli SETTIMANALI dei più costosi tesserati Granata. Senza parlare di chi, somme così, non le vedrà mai nella vita intera. Tutti questi soldi sono stati corrisposti, a quanto si sa, in relazione ai contratti sottoscritti e pur in presenza di prestazioni indecenti da parte di diversi calcatori che hanno dimostrato di non essere idonei neppure per i tornei parrocchiali. Qualcuno, ha fatto davvero bingo! E, questo, dimostra senza alcun dubbio gli errori madornali compiuti dalla proprietà, costati almeno 92milioni di euro alle casse sociali e la perdita della dignità e del rispetto, in ambito nazionale, ai tifosi e alla Città. A questo punto, però, una domanda è naturale: “è stato davvero il Presidente a infangare la Salernitana”? Visti gli stipendi incassati, forse dovrebbe essere qualche calciatore a chiedere scusa per le tante partite alla ‘viva il Parroco’. E, quindi: “non sarebbe giusto attribuire prima a loro la responsabilità di una retrocessione frutto di tanti calci sbilenchi, pagati a peso d’oro, come fossero le esibizioni di funamboli”? Sono loro a non aver sudato la maglia, come si dice, mentre la Società, pur avendo sbagliato ad assumerli, ha fatto il suo dovere. Così, su quanto avvenuto, ci sarebbe davvero da riflettere bene. Ovviamente, poiché quando c’è un fallimento, la colpa è sempre di chi ha gestito, da mesi non mancano interventi quotidiani che attribuiscono al Presidente la responsabilità di aver gettato nella melma i colori Granata. Nessuna critica. Ma: “è giusto crocifiggerlo”? Al suo arrivo, nel Gennaio 2022, dichiarò di essere solo un “appassionato del calcio”, come tanti, e che “non aveva mai avuto alcuna intenzione di entrare nell’industria del pallone” (fonti diverse). Poi, però, aveva deciso “d’impatto”, perché la Salernitana, disse, “è una grande squadra, con una storia fantastica ed ha una grande tifoseria alle spalle”. E, non mancò di affermare, con onestà, di non essere stato un tifoso Granata, assumendo però l’impegno a diventare “un presidente tifoso all’ennesima potenza, cercando di dare professionalità al management, di fare investimenti”. Aggiunse: “il mio sogno è la diffusione dei valori dello sport attraverso la Salernitana. La cultura dell’impegno, della tolleranza e della lealtà sono le cose che danno il senso di quello che stiamo facendo. Vorrei vedere più famiglie e bambini allo stadio. Ai tifosi dico che hanno una squadra fantastica, che sono una delle migliori tifoserie al mondo e questo vale tantissimo per chi gioca e per chi investe”. Proprio così: “per chi investe”. In sostanza, dichiarò di aver agito da imprenditore, non da tifoso, riconoscendo di doversi affidare a persone del ‘circo’ del calcio dotate di competenza e capacità. Si dice che, prima, tifasse Napoli. Se fosse, sarebbe un ‘peccato’ comune a molti salernitani. Del resto: “chi ha diverse amicizie, non le cura tutte”? Lo sport è sentimento e confronto leale, poi, negli scontri diretti, vinca pure il migliore. E’ indubbio, comunque, che le sue dichiarazioni furono una novità in un mondo fatto di Presidenti, talora folkloristici, dai quali difficilmente si sono sentite pronunciare parole come cultura, valori e lealtà. Concetti, peraltro, confermati nel corso del famoso discorso all’Università di Fisciano. Nei due anni di lavoro, non sono mancati gli accerchiamenti mirati a carpirne la buona fede e volti a sfruttare le sue ampie disponibilità finanziarie. Del resto, dove c’è il lardo, ci sono i gatti. Ma, questo, è nelle cose. Così, da inesperto, si è fidato. Ha chiamato, cacciato e richiamato per inesperienza, per l’assenza di rapporti alternativi e, magari, anche per consigli fuorvianti. Così, ha acquistato qualunque calciatore proposto come ‘potenziale campione’ caricandosi di compensi astronomici e ingiustificati. Ha pagato cifre immense. Quindi: “è stato ingenuo”? Sì. Ma, non si può certo sostenere che abbia voluto ingannare i tifosi, con i quali ha intrattenuto oggettivi rapporti corretti e cordiali. Per questo, chi gli chiede di lasciare, con messaggi forti e duri, farebbe bene a ricordare che questa piccola Comunità, priva di risorse adeguate, ha dovuto sottostare in passato a ben più mortificanti parole e azioni. Ora, è sicuro che il suo atteggiamento sia una necessaria reazione rispetto alle accuse di non voler fare il proprio dovere, che sarebbe quello di svenarsi, sia perché è il proprietario, sia perché ha i soldi necessari. Magari, rimettendoci altri 92milioni di euro. Tanto, chissenefrega. Certo, è bello sognare e fare i conti con le tasche degli altri. Però, se un qualsiasi umano dovesse subire una disavventura e perdere i suoi risparmi, ognuno riterrebbe giusta la scelta di fermarsi, sedersi e riflettere. Se questo vale per i ‘comuni mortali’, dovrebbe valere anche per lui, senza essere definito un incapace o un pusillanime. Peraltro, nessuno pensa che, se decidesse di andare via, i nuovi proprietari potrebbero non essere missionari o tacchini pronti ad essere spennati. Cioè: “chi assicura che sarebbero disposti a rimetterci”? In un recente intervento, il prof. Salzano ha parlato di disinnammoramento. Chissà. E’ certo che, quando finisce un amore, è facile passare anche all’odio. Tuttavia, sarebbe più giusto attribuire la scelta dell’esilio alla volontà di superare una delusione di carattere psicologico, forse maggiore dell’insuccesso: quella di non essere stato compreso e di non aver ottenuto la credibilità della piazza, benché abbia diffuso principi, anche culturali, ben diversi da quelli di altri operatori. Ma, si sa, il tifo ha motivazioni egoistiche oltre ogni raziocinio e induce a giudicare esclusivamente in base ai risultati. Il calcio non è fatto per discorsi filosofici o studi psicologici. Eppure, la doverosa difesa della dignità della Squadra e della Città non dovrebbe calpestare la contrapposta difesa della dignità personale. Fare il tiro al bersaglio per un esito negativo può essere anche giusto, ma non quando lo stesso ‘bersagliato’ è stato vittima di azioni inique, di errori compiuti, sopportati e apertamente riconosciuti. Peraltro, nulla di tutto ciò che avrebbe voluto fare per lo sport in Città gli è stato consentito di fare. E, adesso, sembra debba anche pietire per disporre dello Stadio per un giorno in più a settimana. Anche di questo, si dovrebbe parlare. Nella vita, solo chi cade, può rialzarsi. Chissà. Se si decidesse di avviare un confronto pacato, senza rivangare il passato, ma pensando solo al futuro, le cose potrebbero andare diversamente. Perché, nessuno può accettare di essere definito traditore o, addirittura, sanguisuga quando, in verità, qualche sacca di sangue l’ha offerta, Che sia stato un ingenuo, sì, si può dire. E, anche troppo ingenuo, a giudicare dagli stipendi che gli è stato chiesto di pagare. Ma, la differenza morale è siderale. Nessuno può garantire che altri, al suo posto, sarebbero stati, o potrebbero essere, portatori di comportamenti migliori. *Ali per la Città

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