Salernitana. Breda, Si parte dalla difesa a tre - Le Cronache Salernitana

La storia tra Roberto Breda e la Salernitana non è mai finita. Si è presa una pausa lunga 13 anni e mezzo ma è pronta ad aggiungere un altro capitolo a quelli scritti dal 1993 in poi. Prima giovane calciatore, poi bandiera ed infine tecnico capace di sfiorare il miracolo promozione, nel 2011, in condizioni a dir poco proibitive. Oggi, all’alba del 2025, Bobby è pronto a difendere ancora una volta la maglia granata: «Non solo sono stato capitano della Salernitana -ricorda Breda- ma sono stato anche allenatore e qui ero nell’anno in cui ne abbiamo viste di tutti i colori, quindi la situazione attuale non mi spaventa anzi la prendo come un’occasione. Sono contento le parole di Milan che ha detto di avermi scelto per la mia professionalità e non per la mia storia qui. Non ho mai forzato la mano per tornare senza fare pressioni, la vedo come una grande opportunità perché la rosa non è da buttare via anche se è da rinforzare». Inevitabilmente il discorso cade sul tema mercato e sulle garanzie fornitegli dalla proprietà in tal senso: «Ho ricevuto le massime rassicurazioni da parte della proprietà che tutto quello che si deve fare si farà, ovviamente tutti vorremmo ricevere i nuovi acquisti subito ma non c’è stato il tempo materiale per fare le dovute valutazioni del caso. Non c’è stato bisogno di chiedere garanzie perché mi è stato detto prima di chiederle cosa sarà fatto. E’ una rosa che ha già dei valori, poi devo dire che non mi è mai capitato che una società ci metta fretta a cambiare le cose a dimostrazione che c’è grande entusiasmo e voglia di creare fin da subito una Salernitana diversa. Tutti lo vogliono, società, squadra e ambiente; di sicuro ci sono stati dei problemi ma tutti abbiamo un obiettivo comune. Bisogna stare attenti la B è terribile ma la vedo come una grande opportunità e spero che diventi anche qualcosa di concreto». Breda ha conosciuto a Salerno tutti gli ultimi presidenti, da Aliberti a Lombardi passando per l’intermezzo folkloristico rappresentato da Joseph Cala e sfiorando Lotito solo a causa di… Joseph Minala: «Una proprietà forte come quella che c’è oggi a Salerno non c’è mai stata, il contratto di sei mesi è una mia linea, ho fatto un contratto più lungo l’anno scorso e non è andata bene. Sono spesso chiamato a subentrare, mi devo meritare un percorso più lungo. Ho voglia, ce l’ha anche il mio staff c’è tanto da fare ma io guardo sempre avanti e dobbiamo dimostrarlo ogni giorno con i fatti e non con le parole. È vero che a Salerno ci sono stati tanti cambi in panchina in questi anni ma è probabile che non sia stata trovata una linea, c’è poi questa società che è nuova nel calcio e sta provando a trovarla. Voglio dimostrare sul campo quanto valgo anche perchè oggi ho una forza economica e magari domani ne avrò un’altra. C’è stata l’opportunità di tornare ià qualche anno fa, prima della famosa vittoria nel derby nel 2017, il direttore sportivo dell’epoca (Fabiani nda) mi chiamò per allertarmi che sarei arrivato al posto di Bollini. Non vidi il derby ma mi informavo sul risultato e dopo il 2-0 dell’Avellino ho pensato che ero già a Salerno. Poi c’è stata la rimonta pazzesca, la vittoria e Bollini è rimasto ma solo per un altro paio di settimane, venendo esonerato dopo la partita con il Perugia dove ironia della sorte, ero subentrato da poco proprio io». La tifoseria al passo di guerra ma Breda tira fuori un altro aneddoto: «Nella mia precedente esperienza da allenatore ricordo una gara all’Arechi con il Sud Tirol con 700 paganti e poi la finale con oltre ventimila questa è Salerno, sarà compito nostro portare la gente dalla nostra parte. Ho fatto tante esperienze in piazze calde e riconosco che qui c’è una unità di intenti rispetto ad altri posti dove c’erano grosse spaccature, so che c’è l’opportunità di fare qualcosa d’importante e dobbiamo andarla a prendere. Al centro del progetto ci sono i calciatori e l’allenatore, la società ci da una mano, il direttore ci da una mano, i tifosi ce la daranno ma sta a noi portare avanti la linea sudando la maglia. Ormai il calcio sta andando verso la direzione in cui non conta solo il gioco, a volte si domina ma non si riesce a vincere. Il nostro obiettivo è trasformare la squadra per far sì che lo stadio possa farci giocare in dodici e non in undici. Tutti sanno che io so che vuol dire vivere l’Arechi nel bene e nel male, qui ho fatto tanti anni positivi ma anche qualche anno balordo, quindi so cosa vuol dire e devo trasmetterlo ai ragazzi non a parole ma con il lavoro ed il nostro modo di fare». Riguardo all’approccio con la squadra: «Mi piace lavorare sul campo, parlare coi ragazzi sapendo che la B non è semplice e riserva sempre grandissime sorprese. Abbiamo lottato per non retrocedere con Bari, che l’hanno prima era quasi promosso, e lo Spezia che l’anno prima era in A e quest’anno cambiando poco è secondo. L’Atalanta non è nata dalla sera alla mattina ma da un percorso di anni in cui Gasperini nelle prime sei partite aveva subito altrettante sconfitte. Poi ha cambiato tutta la formazione ed è nata l’Atalanta che conosciamo oggi. Magari se avesse perso un’altra partita oggi quel miracolo non sarebbe esistito». Come giocherà la Salernitana di Breda? «Non ho vincoli tattici assoluti, due anni fa ad Ascoli giocavamo con la difesa a quattro venendo da un 3-5-2, l’anno scorso a Terni abbiamo giocato 3-4-2-1. Devo prima verificare sul campo per valutare i calciatori come reagiscono, ho un imprinting dettato da Delio Rossi qui a Salerno ma bisogna rimanere aperti. Venivo da allenatori come Boskov e Scoglio e mi sono ritrovato lui che nessuno conosceva, eppure è proprio da Delio che ho capito, fin da calciatore, che bisognava codificare tutto. Ai calciatori non bisogna chiedere, devi dargli delle risposte. Ho le idee abbastanza chiare ma voglio prima valutare per trovare il vestito giusto per questa squadra. Mi piaceva l’idea di Martusciello perché aveva dei principi che non erano male ma a volte si potevano fare delle modifiche per renderla più concreta. E’ un gruppo che pur avendo tanti esterni ma ha la capacità di essere utilizzato in più modi. Bisogna capire con quale fisonomia, credo che la difesa a tre permetta di essere più aperti a tanti principi contemporaneamente anche se in avanti si possono fare tante cose. Sono convinto che l’allenatore è l’unico che possa cambiare il corso del fiume. Anche nell’ultima esperienza qui a Salerno è stata un’altalena, i primi mesi abbiamo fatto bene poi c’è stato un periodo difficile ed infine un finale in crescendo fino alla sconfitta con il Verona in finale. Siamo noi allenatori responsabili che il gruppo si trasformi in una squadra che possa fare la differenza. Il creare l’ambiente spetta a noi». Amatucci e Verde saranno due pilastri della sua squadra: «Lorenzo è eccezionale, è un giocatore importante che avevo già l’anno scorso a Terni e che ci darà una mano ma voglio trovarne altri che lo facciano. Io lo definisco un giovane vecchio anche mentalmente, è tanta roba sono contento che ci sia. Verde ha caratteristiche ben marcate ma va schierato per esaltarne le qualità, ho avuto un giocatore simile a Livorno che era Diamanti e l’ho schierato in tanti moduli».
Infine l’amaro problema degli infortuni. Breda ne è al corrente ed ha pronte le contromisure: «Prenderemo in esame la questione visto che ci sono numeri fuori media, può dipendere da diversi fattori ma mi sento di escludere la questione campi di allenamento visto che negli anni passati ci si allenva sugli stessi campi e non accadeva. Può dipendere dai metodi allenamento anche se pure noi spingeremo molto e quindi bisognerà capire se ci sono elementi più delicati o più soggetti ad infortuni e preparare dei piani specifici per ognuno di loro».

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