di Marco Visconti
L’avvocato civilista Alessandra Petrosino, innamorata dell’ambiente e diritti sociali, è la presidentessa del Comitato no forno di Sant’ Egidio del Monte Albino, nella giornata di ieri ha organizzato una protesta contro l’apertura del forno crematorio. Petrosino racconta come nasce il Comitato e spiega i motivi della protesta in atto.
Può spiegarmi i momenti salienti di questi vostri 3 anni e mezzo di attività?
«Il primo novembre 2019 iniziava la raccolta firme per contrastare l’apertura del forno crematorio. Io andai a firmare, poi demmo vita al Comitato no forno, e scelsero me come presidente. In precedenza furono fatte delle interrogazioni al consiglio comunale dai consiglieri comunali per sapere maggiori informazioni sul forno crematorio, perché il progetto non era stato portato a conoscenza della cittadinanza, si diceva che ci sarebbe stato un ampliamento del cimitero ma non si diceva quante cremazioni si dovessero fare. Ci rendemmo conto che non è un forno crematorio a servizio di Sant’Egidio del Monte Albino, ma è una vera e propria industria, si stimano 2700 cremazioni l’anno. L’ex sindaco Nunzio Carpentieri fece una prima sospensione del forno crematorio. In una decina di giorni organizzammo un convegno al quale furono invitati degli esperti, tra i quali l’ingegnere Minardi, che spiegarono alla popolazione quali potevano essere gli eventuali danni alla salute e come funzionava nella gestione il forno crematorio. Successivamente col consigliere regionale Michele Cammarano presentammo un emendamento alla legge di bilancio, che prevedeva di fermare i forni crematori se non fosse stato fatto il piano di razionalizzazione dei forni crematori, in quanto c’è una legge nazionale del 2001 che demanda alle ragioni questi piani di razionalizzazione dei forni crematori, e la regione Campania nel 2019 non aveva ancora adempiuto a questo piano, anche se non c’era un termine perentorio. Il Comune sospese l’attività di costruzione del forno crematorio fino al piano di razionalizzazione dei forni crematori della regione Campania. A marzo ci fu la pandemia da Sars-CoV-2, noi continuammo a dialogare con l’amministrazione, ma senza avere esiti positivi. Successivamente iniziò la campagna elettorale a Sant’Egidio di Monte Albino, io, in qualità di presidente del Comitato no forno, chiesi un confronto tra i candidati sindaco, rispettivamente Antonio La Mura e Roberto Marrazzo, sulla questione forno, il primo si rifiutò di avere un confronto, a differenza di Roberto che già dalla campagna elettorale si dichiarava contro quest’opera scellerata. Alla fine della campagna elettorale, la protesta contro l’apertura del forno crematorio ebbe la condivisione anche da parte dei consiglieri comunali di minoranza. Nel mese di giugno del 2022 subentrarono diversi giovani tra cui Nicola Nocera, che diventò presidente del Comitato per il referendum, di conseguenza, durante il referendum sulla giustizia, fu fatto al Comune di Sant’Egidio del Monte Albino il referendum comunale sul forno crematorio. Era un referendum consultivo, andarono alle urne quasi il 35% della popolazione, il 98% delle persone votò “no” per l’apertura del forno crematorio. Le due dichiarazioni recenti, rispettivamente del consigliere regionale Nunzio Carpentieri e del sindaco Antonio La Mura, dicono che non si sarebbe realizzato il forno crematorio, inoltre c’è stato un consiglio comunale dove è stato approvato una mozione della minoranza nella quale si dice che il forno crematorio non si sarebbe più fatto, tuttavia un funzionario comunale dà l’autorizzazione alla ditta di iniziare nuovamente i lavori per il forno crematorio».
Perché oggi protestate?
«Facciamo questa ennesima protesta contro l’apertura del forno crematorio perché questo paese il forno crematorio non lo vuole».
Quali sarebbero i rischi se aprissero il forno crematorio?
«I rischi alla salute, ovviamente io non sono un tecnico, un dottore, ma in questi 3 anni e mezzo noi ci siamo rivolti a vari professionisti del settore, in particolare al dottor Antonio Giordano, che ha consegnato una relazione al Comune di Sant’Egidio dove lui indica i rischi alla salute che creerebbe il forno crematorio, cito un estratto della sua relazione: “Il principale impatto ambientale riguarda l’aria, poiché durante la cremazione nei forni si ha la produzione di inquinanti atmosferici, in particolare: monossido di carbonio, ossidi di azoto, composti organici voltatili, composti inorganici del cloro e del fluoro e metalli pesanti. Possono aggiungersi, inoltre, emissioni di mercurio e zinco. Negli ultimi anni, quindi, la contaminazione ambientale da agenti potenzialmente nocivi per la salute umana è diventata una criticità ambientale a livello globale”. Nonostante i forni crematori possano avere tecnologie avanzatissime, nessun forno crematorio è a impatto zero. Il forno crematorio è come un piccolo inceneritore. Ipotizziamo che il forno crematorio venga costruito con le tecnologie più moderne, il problema di tutti i forni crematori è la gestione, perché i costi di gestione sono molto alti. Nel tempo chi ci assicura la corretta gestione dell’impianto? Se oggi il comune non è riuscito a trattare con la ditta il risarcimento dei danni, un domani il sindaco come ci tutelerebbe? Noi saremmo costretti a fare un altro Comitato di controllo per il territorio? Nel 2019 i forni crematori della Regione Campania già andavano a soddisfare il fabbisogno regionale, addirittura il 20% delle cremazioni effettuate dalla Regione Campania provenivano da fuori regione».
Perché il Comune di Sant’Egidio del Monte Albino non agisce per chiudere il forno crematorio?
«Bisognerebbe chiedere al sindaco Antonio La Mura come mai con la sua dichiarazione pubblica ha detto che l’avrebbe fatto chiudere, però poi è ritornato indietro sui suoi passi senza fermare la ditta. Il concessionario ha già fatto causa al Comune chiedendo 800 mila euro dei danni, noi ci dobbiamo tenere il forno crematorio e pagando anche il risarcimento dei danni per il ritardo rispetto all’esecuzione del contratto. Il Comune poteva agire in sede di Aua per regolamentare le attività del forno, ma l’ex sindaco Nunzio Carpentieri non si preoccupò di fare questo regolamento per tutelare quanto meno i cittadini sotto questo punto di vista».
Combattete da 3 anni e mezzo contro l’apertura del forno crematorio, non vi sentite stanchi di farlo?
«Siamo stanchissimi ma non ci arrenderemo mai, perché il forno non aprirà a Sant’Egidio del Monte Albino».