Sant’Egidio del Monte Albino. Forno crematorio, la Regione rinuncia al ricorso al Consiglio di Stato accettando quindi senza opposizione la recente sentenza del tribunale amministrativo che ha parzialmente bocciato le regole fissate per la costruzione dei forni crematori nei Comuni della regione. La pronuncia del giudice era arrivata dopo una lunga battaglia legale avviata dal Comune di Sant’Egidio del Monte Albino e da un consorzio privato, entrambi contrari al piano regionale varato nel 2023 e approvato in via definitiva nel 2024. Si tratta di una vicenda complicata che inizia una decina di anni fa quando il Consorzio decide di realizzare un impianto a servizio, prevalentemente, dei centri dell’agro nocerino sarnese e dell’area vesuviana. I lavori sono partiti, ma nel frattempo la Regione Campania (ad aprile del 2024) aveva varato il Piano di coordinamento per il rilascio delle autorizzazioni, stabilendo che nel Salernitano occorrono solo tre impianti, due però sono già in attività. Ma nel piano non ci sarebbe stata ‘traccia’ di quello in costruzione del quale il Consorzio Azimut è concessionario, e per il quale era stata rilasciata un’autorizzazione unica ambientale comunale. Così i lavori si erano fermati e la vicenda era finita al vaglio dei giudici del Tar Campania a seguito di un ricorso presentato dai legali del Consorzio. Ma nel giudizio per motivi diversi si erano costituiti anche il Comune di Sant’Egidio del Monte Albino ed un gruppo di cittadini della zona. “Il conseguimento dell’Aua nel 2019 – scrivono i giudici del Tar di Napoli – su conforme parere regionale, unitamente all’avanzato stato di lavorazione dell’impianto e alle correlate criticità della vicenda amministrativa costituiscono elementi che valgono a qualificare e differenziare, infatti, la posizione del consorzio e del comune, rendendone meritevoli di tutela i rispettivi e sottostanti interessi alla immediata contestazione giudiziale delle scelte e – soprattutto – delle omissioni di pianificazione della Regione”. I giudici avevano stigmatizzato la condotta dell’amministrazione regionale “che ha omesso di dettare alcuna disciplina di quei templi – come quello santegidiano – già interessati dal rilascio di una Aua al momento dell’entrata in vigore del piano”. In base a questa sentenza Palazzo santa Lucia era intenzionata a presentare ricorso al Consiglio di Stato ma dopo la pubblicazione della sentenza, la Regione ha preso tempo per valutarne gli effetti e alla fine ha optato per non presentare appello, chiudendo così il caso.





