di Andrea Pellegrino
Era stato suo assessore regionale e suo predecessore alla guida di Palazzo Santa Lucia. «Una persona intelligente», ricorda Gaspare Russo – ex sindaco di Salerno e primo presidente salernitano della Regione Campania – che racconta: «Cirillo è, però, noto soprattutto per il rapimento da parte delle Br». Subito dopo quello che costò la vita ad Aldo Moro. Ma per Cirillo andò diversamente ed il mistero della sua liberazione è ancora oscuro. «Si parla di un memoriale – dice Russo – staremo a vedere nei prossimi giorni se uscirà davvero, oppure no».
Per Russo fu una trattativa come tutte le altre: «Amici e parenti si mobilitarono per liberarlo». Antonio Gava, suo capocorrente, fece di tutto. «Ma Cirillo – ricorda Gaspare Russo – fu bravo a saper gestire la prigionia e, lui per primo a trattare con i brigatisti». Tant’è che «un sequestro dai contorni politici finì con il pagamento di un riscatto». Chiaro segno, prosegue Russo, «che Cirillo riuscì a lavorare bene durante il suo sequestro. A ciò si aggiunse la mobilitazione straordinaria di tutti gli amici». Cosa che con Moro non avvenne: «Lì intervenne perfino il Papa – dice ancora Russo – ma la Dc non volle trattare». Con Cirillo, invece, è stato diverso: «Penso che lui abbia fatto un capolavoro: ha trasformato le Br, combattenti contro lo Stato, in volgari sequestratori che si accontentarono di un riscatto». Quanto ai particolari: «Se sarà reso pubblico questo suo memoriale, conosceremo la verità».
Compagno di giunta di Cirillo, il salernitano Carmelo Conte che all’epoca del sequestro era parlamentare. Ed è proprio allora che si ruppero i rapporti con Cirillo: «Io ero contrario alla trattativa con le Br. Insieme a me anche Tonino Caldoro, papà di Stefano. Ritorto e Quaranta, invece, erano favorevoli. Cirillo non mi perdonò mai. In uno dei primi interrogatori – ricorda Conte – disse che io ero un socialista di sinistra e per questo contrario alla trattativa».
Smonta la trattativa, l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino: «E’ stato un dirigente autorevole della Democrazia Cristiana. Ha subito la violenza delle Brigate Rosse e l’ha sopportata con compostezza ed riservatezza. E’ una persona che merita rispetto e riconoscenza». E sulle polemiche e i misteri che hanno avvolto il rapimento e il rilascio, dice: «Tutto quello che si doveva dire è stato detto e il chiacchiericcio di questi anni lascia il tempo che trova visto lo sfascio politico e istituzionale che è sotto gli occhi».
Una persona abile ed intelligente, secondo l’ex sottosegretario Paolo Del Mese, all’epoca alla sua prima esperienza in Consiglio regionale: «Ho avuto modo di conoscerlo in Regione, lui era assessore. Ho apprezzato le sue doti e le sue capacità politiche edamministrative. Era una persona che sapeva risolvere i problemi».