ASPETTANDO RIGOLETTO: IL REGISTA RICCARDO CANESSA
Riccardo Canessa è il regista del Rigoletto che andrà in scena al Teatro Verdi da domani sera sino al 30 dicembre: “Perfino le scene trasmettono questo “doppio gioco”, un esempio su tutti è quella del terzo atto, il famoso quartetto
Di LUCA GAETA
L.G. “Nel corso degli anni ha firmato numerose regie presso il Teatro di Salerno, a quale si sente più legato?”
R.C. “Sono legato ad ognuno dei lavori che ho realizzato presso il Teatro Verdi di Salerno. Di ogni produzione ricordo le sensazioni, che iniziano dallo studio di un soggetto teatrale, all’atto creativo, per arrivare al lavoro pratico con gli artisti. Sono affezionato in particolar modo a due titoli: Roméo et Juliette di Gounod realizzata nel 2010, per l’utilizzo dell’architettura propria del Teatro Verdi, mettendo in mostra i mattoni, le mura, ricreando quella dimensione scenica tipica del teatro shakespeariano e il Don Pasquale di Donizetti, andato in scena nella scorsa stagione, prima opera buffa di cui ho firmato la regia in città.”
L.G.“In che modo la figura di suo padre, Francesco Canessa, stimatissimo, sovrintendente del massimo partenopeo, giornalista, saggista e critico musicale, influenza il suo lavoro?”
R.C.“La figura di mio padre e la sua esperienza musicale costituiscono per me un valore immenso. Ogni qualvolta affronto un nuovo lavoro, oppure ne riprendo la regia di uno realizzato in precedenza, mi confronto sempre con lui. Sono molto legato al suo giudizio, anche quando non è perfettamente in linea con il mio. Per alcuni aspetti, legati soprattutto ad una dimensione prettamente teatrale, devo molto di più alla figura di mia madre, Italia Carloni, un’attrice napoletana”.
L.G. “Che tipo di lavoro svolge per le sue regie?”
R.C.“Il tipo di lavoro che svolgo quando mi appresto a realizzare una regia parte dalle fonti letterarie. Infatti la quasi totalità dei titoli operistici sono ispirati a romanzi o ad episodi storici. La musica, poi, ha già delle indicazioni ben precise, anche in riferimento alla regia, basta saperle cogliere. Una regia d’opera non può prescindere dal rispetto per la partitura e, quindi, degli interpreti ed io non ne saprei immaginare una che non tenga presente questi aspetti”.
L.G. “Qual è l’elemento che caratterizza il “suo” Rigoletto?”
R.C.“A mio parere l’elemento caratterizzante di quest’opera è il continuo dualismo che vivono i protagonisti. Rigoletto è il buffone di corte, beffardo, ironico, ma è anche il padre premuroso, il Duca vive il lusso della sua corte, ma veste anche i panni poveri di uno studente, Gilda è la figlia obbediente e sincera, ma anche la ragazza che per amore tradisce l’onore e suo padre, si potrebbe andare avanti così analizzando tutti i personaggi di quest’opera. Perfino le scene trasmettono questo “doppio gioco”, un esempio su tutti è quella del terzo atto, il famoso quartetto”.
L.G.“È soddisfatto del tipo di lavoro che ha svolto con gli interpreti?”
R.C.“Molto! Un cast di altissimo livello. In particolar modo il soprano Gilda Fiume, giovane interprete, dalla voce stupenda, perfettamente in linea con il suo personaggio. Ha inteso subito quanto le chiedevo, ossia di non “esasperare” la linea belcantistica, che presenta il suo ruolo, soprattutto nella sua aria, ma intendere quelle fioriture già con un “gusto nuovo”, nel teatro e nella scena, non avulse dal contesto. Uno fra i grandi meriti di Verdi è quello di aver saputo tradurre in musica i diversi sentimenti che caratterizzano la vita. Nel canto di Gilda c’è tutta la gioia, la spontaneità, la freschezza di una giovane donna, questo deve trasmettere ed arrivare al pubblico”.