Riflettori accesi sul clarinetto - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Riflettori accesi sul clarinetto

Riflettori accesi sul clarinetto

Oggi, alle ore 21,30, sarà di scena il coro di clarinetti diretto da Nicola Pellegrino, penultimo appuntamento della V edizione di Suoni dal Castello in svolgimento a Camerota

 

Di OLGA CHIEFFI

Penultimo appuntamento, stasera alle ore 21,30, per la V edizione del Camerota Festival, allestito dall’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta e diretta dal compositore Leo Cammarano. Un evento, questo, sostenuto dal Comune, unitamente al Meeting del Mare, all’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, al Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno oltre ad un folto cartello di mecenati privati. Dopo la due giorni nella chiesa di San Nicola di Bari, si ritorna sotto le stelle, nel cortile marchesale del Castello  con  il coro di clarinetti, fiore all’occhiello dell’Associazione MusicAgropoli, un ensemble formato interamente da strumenti appartenenti alla famiglia dei clarinetti, dal piccolo al basso, suonati da docenti e allievi  dei conservatori , licei musicali e scuole ad indirizzo specifico. A dirigere la formazione, composta da Matteo Del Galdo, Angelo Malzone, Antonello Santoro, Fausto Cosimo, Alessandra Montuori, Luisa Santangelo, Pierluigi Iannuzzella, Lorenzo Tabasco, Azzurra Martini, Antonia  Miglino, Francesco Bertolini, Brigitta Inverso, Mattia Cafasso, Guido Nigro, Francesco Sica, Luna Del Galdo e Raffaele Bertolini, sarà Nicola Pellegrino, che ospiterà tre prestigiosi solisti Francesco Garzione, Domenico Russo e Gennaro Chirico. La serata principierà con il Preludio della Carmen di Georges Bizet  con cui anticipa il musical attraverso il suo  caos sonoro, tra habanere e seguidille, che sono diventate le immagini universali di una Spagna, schizzate da un francese, in vortici di danza quale sfinitezza, spossatezza mortale, il demonio Bizet, va fino in fondo, riuscendo a fissare i lineamenti sfuggenti di una parabola interiore, che, attraverso l’inesauribilità del desiderio, la sfrenatezza, la libertà incondizionata, sfocia in un’irrinunciabile esigenza di autoannientamento. Ed ecco il Felix Mendelssohn Bartholdy innamorato del colore del clarinetto con il Konzertstück  n. 2 op. 114, per clarinetto, corno di bassetto e pianoforte, composto a Berlino nell’inverno del 1832-1833, dedicato a due amici per esecuzioni familiari, il virtuoso clarinettista Heinrich Baermann e suo figlio Karl che suonava il bassethorn, nell’orchestra dell’Opera Reale di Monaco. Il lavoro, che ascolteremo in una trascrizione per ensemble, è articolato in tre movimenti che sfociano direttamente uno sull’altro e che mostrano, ancora una volta, il notevole influsso di Weber: ad un movimento iniziale assai impetuoso, fa seguito un lento spirituale, mentre il terzo tempo offre ampi squarci virtuosistici, tali da far brillare l’abilità esecutiva degli interpreti. Per il portrait di Astor Piazzolla sono state scelte le due sue pagine più amate, Oblivion, dolcissimo, struggente, in cui il ritmo serrato della danza lascia spazio ad una melodia lirica e introspettiva, con il genio argentino compositore della colonna sonora del film “Enrico IV” di Marco Bellocchio,  e Libertango, attraverso cui ricorderemo le “Lezioni di tango” di Potter , con il suo moto tutto barocco di tensione e distensione esteso sia alla minima frase che all’intera composizione, per sottolineare quei momenti regolarmente ed emozionalmente in bilico – dato caratterizzante della musica argentina – fra un lirismo allentato e dolente, talora fino alla rarefazione, e picchi di alta drammaticità e forza penetrativa. Si continuerà con “Il Convegno”, un divertimento per due clarinetti e orchestra di fiati, scritto da Amilcare Ponchielli nel 1856 e dedicato ai suoi amici clarinettisti Achille Peri e Massimiliano Sacchi, in segno del vero affetto che li legava, e gli stessi ne diedero la prima esecuzione sotto la sua direzione. La natura virtuosistica delle parti di questa composizione dimostra che a suonarla devono essere due clarinettisti completi, quali saranno i due nostri solisti. Due saranno le marce proposte, la prima una trascrizione della celeberrima Marcia alla Turca di Wolfgang Amadeus Mozart, in cui il “turco” viene reso attraverso l’imitazione pianistica, con le acciaccature e gli accordi rapidamente arpeggiati, della musica suonata dalle bande dei giannizzeri, ritorna appunto ricche agli strumentini  sostenuti dal pedale che all’epoca di Mozart tale effetto veniva definito anche con il pedale delle turcherie del fortepiano, che forniva effetti simili alle percussioni, e quella Militare di Franz Schubert, op.51 n°1 D.733, scritta nel 1822, una sorta di tambureggiante, vivido richiamo dotato di quella elegante, delicata raffinatezza che solo Schubert sapeva conferire a ogni sua anche più piccola idea musicale. Il clarinetto è il re dello swing, genere che verrà omaggiato dalla visione musicale di George Gershwin, con il tema blues di “An American in Paris”, rivisitato dall’indimenticato Henghel Gualdi, che non può fare a meno di evocare anche il più celebre dei glissati, quello che apre la Rhapsody in Blue, prima di lanciarsi in funamboliche fioriture, per passare, quindi alla Lullaby da Porgy&Bess Summertime, pagine che hanno posto in luce l’afflato lirico, la sensualità e la nitidezza del disegno gershwinaniano, di estrazione classica.