Seconda giornata di Ligatura, stasera, alle ore 20, al Complesso di San Michele, rassegna ideata dall’Ensemble Theia un’occasione per ascoltare due brani selezionati nella prima Call for scores lanciata dagli stessi organizzatori, “La città muta” per flauto e violino, di Danilo Karim Kaddouri e di Paolo Molinari “Lux et umbra” per violino solo
Di Olga Chieffi
Dopo l’inatteso ottimo concorso di pubblico in Santa Maria de Lama per la prima serata di Ligatura dal titolo Ombre incentrata sul rapporto fra il suono e l’elettronica, con la prima esecuzione assoluta Corpo d’ombra di Pasquale Punzo, per contrabbasso ed elettronica, chiudendo con la prima esecuzione italiana di Tre nuclei ed echi di Valerio Sannicandro, per flauto, clarinetto, violino e violoncello “in eco”, ci si ritroverà stasera, alle ore 20, negli spazi del Complesso di San Michele, per il secondo appuntamento, dal titolo Specchi. E’ questo un concerto, che si pone in un venerdì ove la nostra città veramente mostra i diversi volti del mondo culturale, tra danza, l’Elisir d’amore al teatro Verdi e tantissimi altri appuntamenti in diverse sale. La serata, dal titolo Specchi, sarà un’occasione per ascoltare due brani selezionati nella prima Call for scores dell’Ensemble Theia, La città muta per flauto e violino, di Danilo Karim Kaddouri e di Paolo Molinari Lux et umbra per violino solo. L’ensemble L’Ensemble Theia composta da Marco Salvio al flauto, Davide De Feo al clarinetto, Annalaura Tortora al violino, Cristiana Tortora al violoncello e Marco Cuciniello al contrabbasso eseguirà, brani di Paul Hindemith (Musikalisches Blumengärtlein und Leyptziger Allerley, per clarinetto e contrabbasso), Kaija Saariaho (Mirrors per flauto e violoncello), Maknongan per contrabbasso solo, la Sonata per violoncello di Hans Abrahamsen, per chiudere con I know where everything is di Nico Muhly. Si inizierà con il Paul Hindemith di Musikalisches Blumengärtlein und Leyptziger Allerley, un brano, scritto nel 1927, una raccolta di dodici miniature musicali che mescolano ironia e giocosità. Il clarinetto e il contrabbasso dialogano in un tono quasi scherzoso, alternando passaggi lirici e altri più dissonanti e sorprendenti, anche grazie alla singolare combinazione di registri e articolazioni che i due strumenti sono in grado di fornire. Si proseguirà con Mirrors, di Kaija Saariaho da cui prende il titolo la serata. È la stessa compositrice a rivelare come Mirrors sia un work in progress: i frammenti musicali che compongono il brano infatti possono essere riassemblati in diverse versioni […] ma dovrebbero in ogni caso seguire l’idea di uno specchio musicale, in una delle seguenti dimensioni, ritmo, intonazione gesto strumentale o timbro: il flauto e il violoncello rispecchiano così i rispettivi gesti musicali in una sorta di danza speculare. Il testo è tratto da frammenti tratti dal Romans de la dame à lycorne, un romanzo cortese anonimo scritto verso il 1350 nel quale emerge una nuova visione della femminilità, quasi una sorta di romanzo di iniziazione. Uno delle figure più rilevanti della musica contemporanea è Giacinto Scelsi, rappresentato da Maknongan. Il titolo del brano ha radici indonesiane e significa “grande unità” o “grande spirito”; il brano non si sviluppa in termini di variazione melodica o armonica, ma piuttosto si concentra sulla persistenza del suono e sulle sue sottili sfumature: qui per Scelsi, ogni nota è una sorta di universo autonomo, un’entità quasi autonoma, vivente, da esplorare in profondità. Si continuerò con Danilo Karim Kaddouri e la sua La città muta, che si presta a una duplice interpretazione (a seconda che la parola muta venga intesa come verbo o come aggettivo) e trae spunto dalle trasformazioni cui vanno incontro gli insediamenti urbani; un modo per scrivere un pezzo di musica ispirandosi a queste tematiche è quello di riflettere su come le trasformazioni di una città sia – come la composizione – un susseguirsi di architetture nel tempo. Il brano è strutturato come una sorta di rondò in cui una figura musicale caratterizzata da una successione di impulsi di grande aggressività ritorna durante il pezzo, conservando sempre una fisionomia ben riconoscibile. Il forte contrasto del refrain con le sezioni alternate genererà uno svuotamento del suono che investirà tutto il tessuto della composizione: alla fine ritroveremo la figura iniziale ridotta a solo impulso senza alcuna vibrazione, metafora di una città che ha smarrito la sua identità o addirittura ha perso i suoi abitanti (e in questo senso è rimasta muta). Il violoncello andrà ad eseguire Storm og stille di Hans Abrahamsen, brano datato 1988. La pagina si nutre di una scrittura estremamente densa di contrasti, con un uso assai raffinato dei suoni armonici. Penultimo brano in programma è Lux et Umbra di Paolo Molinari. Questo brano affronta la tematica della nascita del suono ancor prima della sua creazione legata all’oscurità di una totale non esistenza, sino alla sua venuta alla luce e quindi alla sua reale condizione di essenza fisica nel tempo e nello spazio. In tutto il brano coesiste una forte alternanza tra la descrizione del suono attraverso il parametro della Luce e dell’ombra, come metafora di ciò che caratterizza l’esistenza umana. Finale con I Know Where Everything Is di Nico Muhly che in questa miniatura mostra una sensibilità ritmico- espressiva del tutto personale. Composto nel 2007 su commissione dei Seattle Chamber Players, il brano si sviluppa attraverso una successione ciclica di accordi, ognuno dei quali con una serie di possibili piccole variazioni; il brano inizia con la più semplice di queste, progredisce in variazioni più lente e languide, per poi culminare in un finale energico e vigoroso.