di Peppe Rinaldi
In pochi anni avrebbe acquistato 300 immobili, l’80 per
cento dei quali nel territorio della sola città di Agropoli. Sarà di certo un fuori classe dell’imprenditoria il costruttore proveniente dall’hinterland napoletano al centro di una dettagliata relazione della polizia giudiziaria depositata sul tavolo della procura di Salerno da un po’ di tempo. Il problema è ora capire se le ripetute (e onerose) acquisizioni contengano profili slegati dall’universo imprenditoriale in quanto tale oppure, al contrario, sia tutto in regola e al diavolo gli ovvi sospetti di riciclaggio di danaro di provenienza dubbia. Questo potrà stabilirlo soltanto l’autorità giudiziaria, a valle del lavoro che presumibilmente starà svolgendo dinanzi alle informazioni raccolte dagli investigatori.
Vedremo.
Intanto, dalle informazioni acquisite, al centro dell’attenzione vi sarebbe una società con sede legale a Poggiomarino, “celebre” centro non costiero in provincia di Napoli, e con una unità locale situata ad Agropoli. E’ a responsabilità limitata (srl), con un amministratore unico e un capitale sociale di 10mila euro, fino a poco tempo addietro impiegava un solo dipendente. Il volume dei beni rastrellati in Cilento raggiunge oltre tre milioni di euro, secondo quanto scritto nel rapporto. Può una società con un capitale sociale di 10mila euro allargarsi finanziariamente e patrimonialmente in un periodo relativamente breve? Certo che sì, in astratto tutto è possibile, potremmo trovarci dinanzi a un autentico fenomeno del settore costruzioni, senza considerare la fortuna, il fato o la protezione divina.
Contemporaneamente: è lecito farsi qualche domanda
tenuto conto del contesto, della provenienza geografica
dell’impresa, della struttura societaria in sé, dei moduli operativi, del tema della storica infiltrazione di gruppi malavitosi in aree, in un certo senso, vergini come il Cilento e, soprattutto, del fatto che a interessarsene sono già state alcune autorità, seppur ancora senza esito? Anche qui la risposta sarà positiva, è la dinamica delle cose ad attirare la curiosità dell’osservatore. Per ora si sa che le operazioni di acquisto di queste centinaia di immobili sul territorio agropolese sono state monitorate, censite, individuate e
sottoposte al vaglio degli unici organi titolati a valutare e, nel caso, ad intervenire secondo la legge: in pratica, dalla procura della repubblica di Salerno, guidata oggi da un magistrato che di queste cose ne mastica un bel po’ e da anni. In passato, spesso, gli investigatori, conoscitori del territorio, trovavano negli uffici giudiziari un muro di gomma che respingeva, ora contando sulla dilatazione infinita dei procedimenti ora lasciandoli al caldo di qualche polveroso cassetto, anni di analisi, osservazioni, ricerche, pedinamenti, rapporti e informative: non tutto e non sempre oro colato, questo è logico, ma pur sempre una base di partenza per andare a fondo di questioni gravi ed allarmanti quali potrebbero essere le infiltrazioni di capitali di provenienza illecita nel circuito legale dell’economia.
Un fenomeno analogo s’è registrato nella vicina Eboli (e anche qui si attendono gli esiti investigativi) con il caso di un soggetto piombato d’improvviso sulla scena locale che ha acquisito in meno di un biennio circa 20 unità immobiliari: anche in questo caso la provenienza dell’impresa è simile a quella di Agropoli, con l’aggiunta di verificati legami con l’ex amministrazione comunale poi spazzata via dalla scure
giudiziaria nell’ottobre 2020. Per la verità pure ad Agropoli comparirebbero, per ora, contatti tra la società acquirente dei 300 immobili e figure legate al potere politico locale, soggetti peraltro già finiti nelle maglie della giustizia per interventi di contrasto a un noto clan di camorra dal nome altisonante presente ad Agropoli da molti anni: si tratta, tra altri, di 12 persone in tutto, due tecnici, due immobiliaristi, un paio di agenti immobiliari e altri uomini e donne legati a vario titolo alla maxi operazione. Una prima scrematura delle posizioni reddituali fa registrare, in capo all’imprenditore coinvolto e alla relativa moglie, un aumento anomalo delle cifre annuali a partire dal 2011 in avanti, periodo della penetrazione nel territorio del Cilento e, segnatamente, di Agropoli. Si tratta ora di capire se e
quando ci saranno sviluppi dal momento che le premesse legittimerebbero più di un sospetto.
Nulla esclude che si tratti di operazioni perfettamente regolari, non sarebbe il primo caso di abbagli o percorsi sbagliati. Basterebbe, però, saperlo.