Grandi numeri e alta qualità artistica e tecnica per i tre concerti che la fondazione ha offerto al suo pubblico, ospiti dell’Auditorium Oscar Niemeyer, che vedremmo come centro di produzione audio-visivo della Campania
Di Olga Chieffi
La notte dell’Epifania è straordinaria, segno di rinascita, di luce, di richieste, di giudizi, vi si tirano le somme e si sogna e programma il futuro. L’ultima festa che segna il ritorno al tempo reale è stata salutata in musica, dall’Auditorium Oscar Niemeyer di Ravello, con una serata mozartiana affidata alla bacchetta esperta di Fabio Biondi, il quale, insieme all’Orchestra Filarmonica di Benevento ha incontrato il pianismo di Beatrice Rana, tanto equilibrato nel dosaggio delle sonorità, quanto nella cura della cantabilità del fraseggio. I tre eventi che hanno visto sul palco dell’Auditorium Oscar Niemeyer, Peppe Barra con uno spettacolo in “duo” con Rosalia Porcaro, tratto dalla Cantata dei Pastori, l’Orchestra Filarmonica Giuseppe Verdi di Salerno diretta da Jordi Bernàcer con solisti Rosa Feola e Saimir Pirgu, affiancati da Daniela Cappiello e da Sergio Vitale e l’Orchestra Filarmonica di Benevento diretta da Fabio Biondi e la pianista Beatrice Rana hanno registrato 286.000 visualizzazioni con un numero di impressions che ha raggiunto i 582.000 e i 88.900 visitatori unici. A questi dati della piattaforma Vimeo, già molto significativi vanno aggiunti i numeri registrati dalle pagine social del Ravello Festival: le persone raggiunte sono state circa 100.000 con le immagini trasmesse dal portale cultura.regione.campania.it che hanno raggiunto ogni angolo del mondo. L’innalzamento virtuale di un sipario in ogni casa da un luogo, quale è quello dell’Auditorium Niemeyer, che non ha mai conosciuto “incidenti di percorso”, defaillance di messe in onda e di suono che, purtroppo, abbiamo dovuto registrare in altre dirette dai diversi teatri e sale da concerto, e il gradimento del pubblico che guarda alla Ravello musicale e alla bellezza dei suoi luoghi, e che commentando in diretta, già guarda al festival estivo, ci ha fatto immaginare nuovi scenari. In primo luogo quello di mantenere il doppio binario, ovvero il pubblico in presenza, poiché senza il calore, il confronto, la sfida, non esiste l’agone artistico, sia sul belvedere che in auditorium, ma al contempo di offrire la possibilità, praticamente a tutto il mondo di collegarsi con gli amati luoghi, ritrovandosi magari nell’evento più amato del Festival, quello del Concerto all’alba, ove la musica sposa il sublime della natura e del paesaggio. Musica da “vedere”, ma aggiungiamo noi, da “sentire”, poiché i mezzi tecnici usati per questi tre eventi confermano l’alto valore ed esperienza sul campo di chi ha tenuto in mano le redini della produzione. Esiste un legame stretto tra il pensiero filosofico dell’esistenza e della ragione umane e il sapere del progettare-costruire, entrambe hanno un comune, e fondamentale riferimento, lo spazio. Noi uomini della fine ereditiamo il concetto di spazio come extensio, con esso Cartesio pensava lo spazio quale pienezza e continuità della materia e quindi quale medium del movimento, del tendere avanti a sé, quale sinonimo dell’amplificazione. E’ giusto questa l’essenza dello streaming che ha raggiunto un pubblico veramente eterogeneo e di ogni età che ha virtualmente affollato l’Auditorium Oscar Niemeyer. L’auditorium potrebbe diventare ora, una “casa”, la sua metafora è alla base della filosofia occidentale, quel tòpos, il dove, che, localizzando, determina una cosa come cosa-per-l’uomo, che diventa condizione dell’esistenza, punto di riferimento dell’esperienza che consente la progettualità e l’attuazione, l’esistenza razionale, aprendo all’arte, e, quindi, assumendo la caratteristica comunicativa o sociale di “luogo familiare”, mentre la familiarità del luogo ha già assunto il tratto di condizione necessaria di ogni progettualità, il segno, nel suo divenir parola, suono, teatro, gioco che diventa di-segno, archè, essenziale punto di dipartimento di ogni pensiero. Immaginiamo, allora, l’Auditorium come vero e proprio centro di produzione audio-video, non solo per gli ospiti prestigiosi che impreziosiscono le stagioni del Ravello Festival, ma anche quale sala di registrazione per le eccellenze della musica giovane campana, che ha rappresentanti in carriera in tutti i generi. Una proposta che oggi, noi che seguiamo le diverse produzioni da decenni, ci permettiamo di suggerire da queste colonne, immaginando mondi e scenari sonori futuri, ed una vera ed efficace destagionalizzazione degli eventi e di certo turismo, che facciano diventare realmente Ravello Città della Musica.