Presentata ieri mattina la settantesima edizione di una rassegna mai interrotta neanche durante la pandemia. Nel cartellone celebrativo che prenderà il via l’8 luglio con la stessa formazione e lo stesso programma di settanta anni fa, l’orchestra del San Carlo, diretta da Juraj Valcuha. Winton Marsalis, Giuseppe Gibboni, Gidon Kremer, Zubin Mehta, Daniel Harding, Myung-Whun Chung, Riccardo Muti, Teodor Currentzis
di Olga Chieffi
C’è un simbolo particolare, iridescente, che apre al dialogo e alla parità, il più democratico, che è alla base di un linguaggio a momenti indecidibile, a volte perentorio, per cui non vi è veramente nulla da contrapporgli, in altri modi disperato o umile o glorioso, universale e sognante, che è quello della musica. “Tra sensazioni contraddittorie, la musica non è tenuta ad optare” scrive Jankelevitch in “La musique et l’ineffable” e il suo simbolo che per natura genera e reca significati molteplici e nuove figure, che da un verso è qualcosa di dato all’uomo e dall’altro è qualcosa che l’uomo si foggia, inscenando magari un rito, ricorda quello di Platone offerto nel Symposio, ovvero che ciascuno di noi è il simbolo di un uomo, la metà che cerca l’altra metà simbolo corrispondente. Sul più forte simbolo di pace, quello della musica e dell’arte tutta andremo ad inaugurare l’8 luglio, alle ore 20, sul palco più bello del mondo la LXX edizione del Ravello Festival, unitamente al ventennale della Fondazione Ravello, con lo stesso programma e la stessa orchestra di quel 18 giugno del 1953, l’orchestra del Teatro San Carlo diretta da Hermann Scherchen, che tra poco più di un mese sarà guidata da Juraj Valcuha, nel concerto wagneriano per eccellenza, con i preludi Die Meistersinger von Nurnberg, il Tristan und Isolde, Parsifal, Incantesimo del Venerdì Santo, Siegfried, Mormorio della Foresta, e Tannhäuser. Se il presidente della fondazione, Dino Falconio, perfetto moderatore della conferenza di presentazione del cartellone, ha attraversato quel 1953 a volo d’uccello, un anno di svolta, in cui da allora sono resistiti, in perfetta forma, la Regina Elisabetta e il nostro festival, il presidente della Provincia di Salerno ha ringraziato il presidente De Luca per il milione e mezzo di sostegno alla manifestazione e quindi ad uno dei più forti attrattori turistici della nostra provincia, mentre il sindaco Paolo Vuillermier ha ricordato la prima realizzazione del palco sospeso e proteso all’infinito, già nel 1932, il 18 maggio, in occasione della “Settimana Salernitana”, unitamente alle persone del festival del 1953, Paolo Caruso, presidente dell’azienda autonoma del turismo di allora, a Pasquale Palumbo, ideatore del Concerto all’alba, e le orchestre dell’ Est che venivano ospitate in paese e i momenti di dialogo, di scambio, nonché anche di asilo politico. Il Festival di Ravello è anche una storia di famiglie, di famiglia. A volerne redigere un percorso, quanti programmi e libretti si troverebbero conservati gelosamente nelle diverse case degli amanti della musica, di quanti trascorrevano le due settimane dedicate al festival wagneriano proprio lì in costiera, in un flou sublime e sinestetico. Sono gli intenti anche del direttore artistico Alessio Vlad, figlio d’arte del padre Roman, figura basilare del festival, depositario di quella altissima tradizione musicale: “Considerare la visita di Wagner a Ravello come lo spunto per rappresentare l’incontro tra culture e mondi lontani che, in nome di un’attrazione estetica, hanno voluto individuare e poi condividere radici comuni. In questi ultimi anni l’Europa non ha mai attraversato un periodo drammaticamente tragico come quello che stiamo vivendo. Allora, mettendo da parte ogni settarismo e qualunque faziosità, la musica, che pone al centro della sua realizzazione la necessità dell’ascolto reciproco, diventa, non solo simbolicamente, il mezzo ideale perché ci si incontri, liberamente e senza pregiudizi”. Inaccettabile per il Presidente Vincenzo De Luca l’uso della cultura per la politica e il festival di Ravello si presenta ancora una volta come luogo dell’incontro, del dialogo e di grande umanità, con il passaggio dei più illustri rappresentanti della musica di tutto il pianeta, dall’America, alla Russia, all’ Ucraina. 19 gli appuntamenti: con 11 concerti sinfonici, 2 concerti jazz 5 concerti di musica da camera e un recital pianistico, firmati da Alessio Vlad. La corposa proposta sinfonica ospiterà nel week end inaugurale, la Slovenian Philharmonic Orchestra il 9 luglio, sotto la guida di Christoph Eschenbach e la partecipazione di Gidon Kremer, con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino il 16 luglio ritornerà idopo 24 anni, Zubin Mehta, insieme al cellista Antonio Meneses, ancora, l’Orchestra dell’ Accademia Nazionale di Santa Cecilia il 23 luglio un altro prestigioso ritorno, quello di Myung-Whun Chung, doppio appuntamento con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini che, sarà diretta da Riccardo Muti, all’Auditorium Oscar Niemeyer il 26 luglio e impegnata per il Concerto all’alba dell’11 agosto con la direzione di Erina Yashima. Giuseppe Gibboni è attesissimo a Ravello. Il nostro Premio Paganini si esibirà con l’Asian Youth orchestra diretta da Joseph Bastian il 31 luglio. Torna anche Daniel Harding, con la National Youth Orchestra of the USA il 7 agosto, cui si unirà il violoncello solista di Alisa Weilerstein. Dopo il successo del 2017 torna al Festival, unica apparizione in Italia per quest’anno, Teodor Currentzis, uno dei direttori più interessanti e discussi della sua generazione, con il suo ensemble musicAeterna il 19 agosto; mentre, altro debutto al Festival quello di Pablo Heras-Casado che dirigerà l’Anima Eterna Brugge il 27 agosto; con il concerto di chiusura affidato all’Orchestra Sinfonica della Radio di Berlino il 3 settembre, diretta da Vladimir Jurowski con Vilde Frang, violino solista. Jazz assoluto nel segno di Winton Marsalis, che ritorna dopo quella notte di luglio del 2011, nella sua formazione d’elezione, il quintetto, con Stefano Di Battista, Dado Moroni, Carlos Henriquez e Francesco Ciniglio, il 24 luglio, mentre il 17 luglio saranno le voci di Dee Dee Bridgewater e Tony Momrelle affiancate da quella di Walter Ricci e dagli strumentisti della Salerno Jazz Orchestra, ad esibirsi a villa Rufolo. A completare il cartellone cinque appuntamenti di musica da camera con gli ensemble dell’Orchestra Cherubini che si terranno, dal 28 al 30 luglio, tra Villa Rufolo e le chiese di San Giovanni del Toro e di Santa Maria a Gradillo e il recital del pianista russo Daniil Trifonov il 24 agosto