Questa sera la chiesa di San Giorgio ospiterà alle ore 19,30, il concerto dedicato a Dante Alighieri promosso dall’Estro Armonico, con la direzione di Silvana Noschese
di Olga Chieffi
“Sì che fortuna od altro tempo rio non ci potesse dare impedimento, anzi, vivendo sempre in un talento, di stare insieme crescesse il disìo.” (Dante Alighieri, “Rime”, LII) Questo per Dante è l’amicizia: non uno strano e vago sentimentalismo, bensì la condivisione di qualcosa di grande. E più grande è quel che abbiamo condiviso, più forte e tenace sarà il sentimento che ci unisce. Nasce tutto da lì: dalla forza di ciò che guardiamo, desideriamo e cerchiamo insieme; dalla potenza di ciò che ci è accaduto, più grande di noi, a volte imprevedibile. È questo lo spirito che ha costruito il Coro Estro Armonico e il Calicanto, così come li vediamo oggi, così come il Trotulae Ensemble o il “Teatrazione” di Cristina Recupito e Igor Canto, dai loro esordi. alla formazione attuale: un “crescendo per aggregazione” fatto di esperienze comuni, con la musica al centro, condivisa in grande umanità e che stasera alle ore 19,30 nella chiesa di San Giorgio, ritroveremo insieme ai direttori Silvana Noschese ed Eleonora Laurito e all’organista Gabriella Iorio, per un viaggio tra i versi della Divina Commedia, le sue figure, la Vergine, Ulisse, Virgilio, Beatrice, per un omaggio al grande amore che il Sommo poeta aveva per la musica, ritrovandoci in un mondo di suoni e canti. Dante, infatti utilizza spesso simboli e metafore musicali per affrontare l’argomento centrale del poema: l’amore di Dio. La musica accompagna Dante tra Inferno, Purgatorio e Paradiso, cambiando ed evolvendosi con lui, con precisa logica e coerenza. Si inizierà dal canto V del Paradiso che sarà accoppiato al balletto a 5 voci di Giovanni Giacomo Gastoldi, L’Innamorato, praticamente una canzonetta a tre voci in stile di danza, da cui il nome di Balletto, composto con una polifonia omoritmica ma vivacizzata qua e là da inaspettate fioriture vocalizzate; nell’intreccio delle parti i piccoli incisi musicali vengono proposti più volte dalle singole voci, giocando sui diversi effetti timbrici, con un potenziale mimico e rappresentativo non diverso da quello delle commedie madrigalesche di Vecchi e di Banchieri. Il canto XXXIII del Paradiso, s’intreccerà con l’Ave regina coelorum dagli hymns del Gloria Patri di Urmas Sisask, che si definisce “astromusicista”, poiché compone ispirandosi alle teorie pitagoriche e osservando il sistema solare e le rotazioni dei pianeti. Si continua sui versi dell’ultimo canto del Paradiso con l’Ave generosa su testo di Hildegarda von Bingen di Ola Gjeilo, un meraviglioso inno ispirato alle melodie tipiche del canto gregoriano e costruendovi sopra un poderoso sistema armonico. In questa versione contemporanea, il canto si sviluppa a episodi: all’inizio viene esposto il tema principale, cui segue una parte dialogica in cui la voce solista “sorvola” gli altri settori che si scambiano le parti tra retto tono e melodia. La lode culmina nel finale, quando il tema iniziale viene riproposto e rielaborato con più forza fino a spegnersi nel canone tra le voci femminili. Si prosegue con il XXVII canto del Paradiso che saluterà l’esecuzione del Magnificat per voci pari tratto dalla Dante Symphony, conclusione in cui Liszt ricupera quel clima di serafica estaticità romantica che spesso surrogava la religiosità, alla sacralità: con quello stile glabro, con quell’armonizzazione arcaizzante e modale che è presente in certe partì di sue Messe. E si passa al canto VII del Purgatorio, dove ritroviamo ancora Sisask con Taevainglid Kiitke Issandat Salve Regina. E ancora, in Purgatorio, ascolteremo il Mottetto Exultate Jubilate di Jenkins, un canto tradizionale degli Indiani d’America. Stacco medievale con Le Trotulae e calata nell’Inferno , con le Stars di Esenvalds. Canto I del Paradiso accoppiato ad “Occhi lucenti” di Ferretti su testo della Gambara e ancora nell’Inferno, Hymne a la Nuit dall’ opera Hippolyte et Aricie di Rameau, prima di riascendere in Paradiso per ascoltare diversi testi di Miskinis e il Plaeni sunt coeli di Gjelo..