Quando la Dc nel 1943 voleva far arrestare Alfonso Menna - Le Cronache Ultimora
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Quando la Dc nel 1943 voleva far arrestare Alfonso Menna

Quando la Dc nel 1943 voleva far arrestare Alfonso Menna

di Michele Capone

Ottobre 1943. È trascorso un mese da quando le truppe angloamericane hanno messo piede in città. Salerno riprende la propria vita. La città è segnata dai bombardamenti e dalla penuria di beni di prima necessità. Si ricomincia, con fatica. Le immagini ci lasciano un visione “folkloristica” di quale periodo. Tra scugnizzi scalzi con sigarette sulle labbra, a “signorine” gentili con americani, il mercato nero, le sigarette americane”, le storie delicate, come i matrimoni con soldati alleati, unioni che restano nel tempo, testimoniate sulla rete da diversi post di figli di quelle coppie. Salerno ricomincia. Ma cosa accadeva a Palazzo di città. Come riprendeva l’attività politica dopo il ventennio? Una parziale luce su quel mese, come vedremo decisivo per il futuro politico della città, la fornisce una serie di documenti, finora secretati, della Allied Control Commission, digitalizzati e resi pubblici dall’ Archivio Centrale dello Stato sulla propria Teca digitale e consultabile da chiunque. Tra questi documenti si trova “ Fascist, confidential list and correspondence (secret)”. Così veniamo a sapere che il 9 ottobre sul tavolo del Colonnello Robertson arriva un plico inviato dall’ appena costituito Comitato Provinciale di Salerno di concentrazione ed azione antifascista. Il comitato invia al comando alleato il proprio statuto e una lista di fascisti da arrestare e internare, suggerendo la Certosa di Padula come luogo di detenzione. Lo statuto riporta i componenti del Comitato: Partito Liberale, Partito d’Azione, Democrazia Cristiana, Democrazia del Lavoro, Partito socialista e Partito Comunista. Sono nominati tre presidenti: rag. Vincenzo Avagliano, ing. Giovanni Cairone, avv. Nicola Ciriello, sono nominati segretario generale l’avv. Francesco Cacciatore e tesoriere Danilo Manucci. Sono gli allegati a preoccupare gli alleati. Due pagine di nomi di fascisti: 53 nomi. Ad ogni nome corrisponde un’informazione che illustra l’attività svolta sotto il fascismo. Non è solo un elenco di personaggi, alcuni molto noti, da “epurare”, ma si suggeriscono anche i sostituti di coloro che ricoprivano incarichi pubblici. È una lettera che scotta. Il colonnello chiede istruzioni ai suoi superiori. In una lettera inviata al Quartier Generale, riferendosi alla “ most secret letter”, l’ufficiale alleato ritiene che, tranne tre casi (coloro che erano coinvolti nella “Food and Supply administration”), gli altri potrebbero essere arrestati. Però c’è un problema, “ there is not internment camp” , e allora si pensa di internarli nel carcere cittadino. Non sappiamo cosa sia successo in seguito, se siano stati effettuati o meno questi arresti. Nella documentazione accessibile non vi sono altre notizie. Ma chi c’era in quella lista? Personaggi che durante il ventennio erano al centro della vita cittadina, alcuni di loro lavoreranno con gli americani e successivamente manterranno nella società civile salernitana lo stesso posto e spesso la stessa influenza, e agenti dell’OVRA, la famigerata polizia politica fascista. Il lettore interessato potrà prendere visione di quell’elenco semplicemente collegandosi al sito dell’Archivio Centrale dello Stato. C’è un caso però che va approfondito. Il primo nome dell’elenco prodotto dal Comitato provinciale di Salerno del concentramento di azione democratica ed antifascista è quello di Alfonso Menna. Il futuro sindaco di Salerno, svolgeva l’attività di Segretario Generale del Comune, aveva un buon rapporto di collaborazione con gli alleati. Ma se Menna era solo un bravo burocrate, perché si chiedeva il suo arresto ed internamento? Ecco cosa scrive il Comitato “segretario del Ministro Iannelli ed esecutore in provincia di tutti gli ordini e le camorre del predetto ministro”. Tre righe che delineano un ritratto di Menna, molto distante da quello conosciuto di abile ed efficiente burocrate. Iannelli era un potente ras fascista salernitano. Menna, secondo quanto affermato dal Comitato, ne era il braccio esecutivo. Un ruolo, quindi non solo burocratico. Menna era in realtà un efficiente amministratore, la sua attività nell’ amministrazione era ben conosciuta dagli americani. L’accusa del Comitato però era precisa. Come uscirne? Il colonnello della V armata, colonnello Hume, il 16 ottobre del 1943, aveva diramato una nota con la quale indicava i comportamenti da tenere nei confronti dei “Fascist Official”, era previsto l’arresto. Le accuse mosse dal Comitato contro Menna, indussero gli americani a svolgere accertamenti, per verificarne la fondatezza e soprattutto la necessità o meno di un arresto. Il 24 ottobre 1943, il capitano dell’Intelligence Corps invia all’amministrazione alleata una relazione su Menna. Il documento consta di tre pagine dattiloscritte, suddivise in tre paragrafi. Nel primo ricorda le accuse piovute su Menna subito dopo la “battle of Salerno”, (quindi si suppone che le lamentele non siano solo pervenute dal Comitato?). In via precauzionale e per motivi di sicurezza personale, di comune accordo, Menna lasciò la città e si ritirò in provincia, con l’avvertimento che se fosse ricomparso in città, sarebbe stato arrestato. Il clima verso Menna, evidentemente, era molto ostile. Il secondo punto descrive l’attività investigativa svolta e demolisce le accuse, motivate, sostiene il documento da “personal of spite or fear of rigorous methods of administration”. Insomma dispetti personali e timore della corretta attività amministrativa svolta da Menna. Nessuna questione politica legata all’appartenenza al fascismo. L’integrità morale e professionale di Menna, è attestata, prosegue il documento, da due comunicazioni scritte dell’Abate di Cava dei Tirreni e dall’Arcivescovo di Salerno mentre il Prefetto, nella sua comunicazione, decanta la sua “great administrative ability”. Il terzo punto del documento afferma che ora non vi è “no object to return to Salerno “. Menna rientra a Salerno e diventa uno dei principali collaboratori degli occupanti. Il 1° marzo del 1944, Menna assume l’incarico di Direttore dell’Alimentazione, alla diretta dipendenza della Commissione alleata di Controllo. Il 21 agosto del 1944, la Commissione Alleata di Controllo, in vista del passaggio di consegne al governo italiano, invia al Ministero dell’Interno, al Ministero dell’Agricoltura ed al Prefetto di Salerno, una lunga relazione piena di elogi all’attività di Menna, e il successo della sua attività “è dimostrato dal tenore di vita della provincia di Salerno”. In un anno, Menna da candidato all’internamento diviene esempio virtuoso di amministrazione efficiente. Dopo poco più 20 anni, il partito che ne chiese l’arresto, la Democrazia Cristiana, lo eleggerà a leader e sindaco di Salerno, e Menna, dalla sua parte come nel 43, troverà la Curia salernitana. Dai documenti pubblicati, non si riscontrano reazioni del Comitato alla decisione della Commissione Alleata di Controllo di “non epurare” Menna, la decisione venne accettata supinamente o fu il prezzo pagato agli alleati per potere liberamente svolgere attività politica in città, ossia continuità amministrativa in cambio di agibilità politica?