Putin e lo Stato autoritario - Le Cronache
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Putin e lo Stato autoritario

Putin e lo Stato autoritario

DI GIUSEPPE GARGANI

 

L’ambasciatore russo in Italia ha presentato querela di un giornale per alcune frasi ritenute offensive contro Putin non rendendosi conto che rappresenta un paese che non conosce, il che è grave, dove vi è libertà di stampa e bene prezioso e al tempo stesso a condannato l’invio di armi al popolo ucraino.

Sulla querela non vale la pena soffermarsi ma l’ambasciatore si è aggiunto ad un piccolo coro che professa un pacifismo di maniera moralistico e ignora la solidarietà a base della convivenza civile.

Questa considerazione ci porta ad evidenziare due questioni che vanno puntualizzate: una di carattere giuridico e una di carattere umano e sociale, che si intrecciano tra di loro.

Una persona e a maggior ragione un popolo, vanno aiutati se aggrediti e la legittima difesa non è solo un principio di carattere penale ma un principio umano di solidarietà. È anche un principio di diritto internazionale riconosciuto fin dai tempi antichi e ancor di più valido in un’epoca moderna perché la solidarietà dei popoli è alla base della civiltà. Perché questo principio non viene riconosciuto universalmente?! Dopo la caduta del muro di Berlino i paesi occidentali hanno ritenuto che alla guerra fredda, seguita alla fine della guerra mondiale, seguisse un periodo di pace sociale e di convivenza civile. La quale si è espressa nella globalizzazione nel mercato e nei rapporti commerciali immaginando che in tal modo si superassero le divisioni, le tipologie diverse e si rendesse impossibile la guerra tra i popoli.

Un errore comune gli intellettuali, ai politici, gli analisti che hanno con meraviglia constatato che il 24 febbraio terminava il lungo periodo di pace.

È chiaro che l’ambasciatore russo, a nome di Putin ma non del popolo russo, non gradisca che l’aggredito, cioè il popolo ucraino sia inerme e arrendevole ma desta molta meraviglia che qualcuno faccia il tifo per chi aggredisce.

L’aggressore dell’Ucraina non può avere attentati anche perché le motivazioni addotte sono infantili e quindi inverosimili per le persone in buona fede.

È quindi doveroso porci la domanda quali ragioni ha l’aggressore per aggredire un popolo che non minacciava né poteva minacciare che amava la sua sovranità e la sua autonomia.

E per avere una risposta basta rileggere le dichiarazioni e i discorsi di Putin che ha pronunziato nel suo lungo periodo da dittatore e le teorizzazioni di filosofi antiliberali come Dugin che suggerisce le strategie alla Russia.

Putin è stato sempre convinto che il crollo dell’URSS nel 1991 è stato provocato dall’Occidente e il suo programma era vendicare quella “grande catastrofe” per rifare la “grande Russia “in odio alla democrazia liberale europea“.

Putin ha sempre contestato il modello liberale occidentale che “non ha il diritto di rivendicare il dominio e di credere che sia l’unico modello corretto al mondo”, e

in una storica intervista al Financial time del 2019, ha sottolineato che: “la cosiddetta idea liberale… è sopravvissuta al suo scopo” – perché – “è diventata obsoleta. È entrata in conflitto con gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione”.

Aggiunge che una grande potenza deve avere la sua sfera di influenza nel maggiore numero possibile di ex repubbliche sovietiche

Putin ritiene la prevalenza dell’autorità dello Stato sulla società.

E il suo filosofo di riferimento Dugin già nel 2008 aveva previsto che le nostre truppe avrebbero occupato la capitale Giorgiana l’intero paese e forse anche l’Ucraina e la penisola di Crimea che comunque storicamente facevano parte della Russia. Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero euro asiatico e l’integrazione euroasiatica deve essere basata sui nuovi valori e su un nuovo fondamento politico economico, valori che si oppongono all’egemonia occidentale”.

Queste citazioni e questi riferimenti ci portano a dire che per la Russia lo scontro è tra democrazia e autocrazia che in occidente si chiama la dittatura; e “l’esempio della democrazia” dell’Ucraina era ed è la sola minaccia che Putin non poteva tollerare come non può tollerare la democrazia europea.

L’Ucraina dunque difende la civiltà che ha assicurato la pace in tutti questi anni perché sanno cosa significa essere assoggettati ai russi come lo furono nel secolo scorso, perché hanno consolidato il valore di essere comunità durante le rivolte di Maidan come dice lo storico Timothy Snyder e per questo deve essere difesa.

La incredibile resistenza si inserisce dunque nella tradizione storica delle rivoluzioni dell’Occidente degli ultimi due secoli per difendere la libertà e l’autonomia dello Stato.

È stato ripetuto tante volte in questi giorni che l’aggressione di Putin ha consentito una forte unità europea e atlantica e una rinascita della Nato.

È un fatto sorprendente che rilancia l’Occidente se riesce a consolidare l’unità politica istituzionale.

A Putin resta il marchio del criminale di guerra che non rispetta il diritto internazionale e annienta i suoi fratelli slavi ritenuti parte integrante della Russia.

La fine della storia non è dell’Occidente ma della stessa Russia.

Giuseppe Gargani